Scrivi a Matteo

Matteo Renzi ha un istinto naturale nei confronti della rete. L’ha sempre avuto e forse fa parte di un talento più generale che gli consente di impostare le proprie relazioni comunicative in maniera utile alla sua attività politica. Le rare volte in cui l’ho visto di persona ho avuto la medesima sensazione di grande impatto comunicativo che ho quando lo leggo su Internet: tu sei lì e Matteo tira un filo verso di te. Zac, preso all’amo.

Ma se la comunicazione faccia a faccia è tutto sommato sempre uguale e nei suoi confronti i trucchi da adottare sono sempre gli stessi, ed in definitiva o la sai gestire oppure no, la comunicazione elettronica ha un numero molto più ampio di variabili, vasti trabocchetti, aspetti di ambiguità e tempismi che non è facile prevedere. Puoi essere un bravo comunicatore in pubblico, ma esserlo da soli, in rete, velocemente, è forse più complicato.

Paradossalmente Renzi è più bravo in rete che non dal vivo. Dal vivo all’osservatore più attento non sfuggirà il suo sguardo pubblico ormai distratto, che già fruga verso l’orizzonte: sta stringendo la mano ad un passante, la sua bocca ripete per la decima volta la frase “Piacere, Matteo” ma si capisce che lui è già da un’altra parte. In certi momenti di comprensibile stanchezza stringe mani e parla guardando altrove, non un bello spettacolo. Online, dove le variabili diventano moltissime, la sensibilità richiesta al comunicatore è assai più fine e Renzi, che gestisce da solo la sua presenza on line, se la gioca come nessun altro.

Vedendolo digitare alla tastiera Enrico Mentana fu colto dal dubbio malevolo che Renzi stesse recitando: tale era la velocità con cui le dita si muovevano sulla tastiera che per un tardivo digitale come Mentana non poteva non trattarsi di una finzione ad uso del pubblico. Lo pensò, lo disse pubblicamente e ci fece una sonora brutta figura (oltre che sollevare qualche vaga speculazione sulla sua possibile consuetudine ad ingannare il pubblico). Meglio in ogni caso non ironizzare sulle altrui capacità quando non si è sicuri delle proprie.

Comunque sia la presenza online di Renzi sembra quasi perfetta: ora che è diventato Presidente del Consiglio twitta al sorgere del sole, risponde a qualche messaggio con leggerezza e partecipazione e poi necessariamente scompare. Risponde a tutti, giornalisti, politici e semplici cittadini, con l’ampio spazio di vaghezza che Twitter consente. I messaggi più lunghi vanno su Facebook o sul suo sito, riducendo in maniera sensibile la mediazione giornalistica a cui eravamo abituati. Niente virgolettati dubbi su siti web prestigiosi o imbarazzanti, il testo è online, il messaggio finisce con espressioni da boyscout tipo “un sorriso”, che per ora va bene ma che se le tensioni dovessero diventare maggiori (in genere in Italia succede) suonerà un po’ impegnativo.

Ogni tanto esagera, sopravvaluta il mezzo, affida alla comunicazione elettronica un valore che in certe condizioni di grande visibilità non può avere: suggerisce a scolaresche e cittadini di scrivere a Matteo ben sapendo che non potrà rispondere né tantomeno leggere la valanga di mail in arrivo. Sapendo anche che nel momento in cui al posto suo qualcun altro leggerà e risponderà alle mail non sarà la stessa cosa. Perché se tu sei Matteo e chiedi ai cittadini di scrivere a Matteo poi i cittadini si aspettano attenzione e risposte da Matteo. Un contratto difficile da onorare.

È questo il principale limite oggettivo alla comunicazione politica personale in rete: oltre un certo ordine di grandezza tende a falsificare sé stessa. Quello che prima era un valore diventa un limite. Così ora il Matteo Renzi grande comunicatore personale dovrebbe accettare di lasciare qualcosa sul tavolo della propria umanità in rete (che tanto piace a lui come a noi) e rendere il proprio ombrello di relazioni digitali maggiormente istituzionale. Suonerà peggio scrivere una mail a governo@governo.it piuttosto che a matteo@governo.it ma l’utilità, che è quello che ci interessa, sarà la stessa (e servirà comunque molto talento per gestirla bene).

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020