Perché Salvini è l’unico ministro indagato?

Devo essermi distratto. Ma temo che abbiamo approvato una legge composta da un solo articolo: “Il codice penale e di procedura penale non si applicano più”. D’altra parte è ciò che sta succedendo dopo che il Tribunale di Catania ha chiesto l’autorizzazione a procedere per il ministro Salvini. Norme penali chiarissime, che però vengono puntualmente disapplicate.

Mi spiego con un esempio. Mettiamo che una persona (ministro o no) sia indagata per furto e ipotizziamo che, dopo poco, si scopra che altre persone abbiano ammesso di aver concorso in quello stesso reato. È evidente che in un caso del genere anche queste altre persone verranno indagate. Un’evidenza dettata non dalla logica, ma dalla legge. Legge che impone alla procura competente l’obbligo di iscrivere nel registro degli indagati tutte le persone che hanno concorso in quel furto. Quindi nessuna discrezionalità. Ma un atto dovuto, un obbligo stabilito dalla legge.

Un obbligo che però non sembra essere stato rispettato nel procedimento penale che coinvolge il ministro Salvini e che riguarda l’ipotesi di sequestro di persona per il caso della nave Diciotti. Infatti, dopo che il Tribunale di Catania ha chiesto l’autorizzazione a procedere per Salvini, il presidente Conte, insieme ai ministri Di Maio e Toninelli, hanno di fatto ammesso di essere stati concorrenti nello stesso sequestro di persona contestato a Salvini. Un’ammissione, ripetuta a voce e messa anche nero su bianco, che avrebbe dovuto portare la Procura di Catania a iscrivere immediatamente anche loro nel registro degli indagati. Procura che poi avrebbe dovuto trasmettere, come per Salvini, gli atti al Tribunale dei Ministri. Almeno questo dice la legge. Legge penale che forse è stata sospesa, visto che oggi su quattro ministri che hanno ammesso la stessa ipotesi di reato, abbiamo un solo indagato. Salvini appunto. Ma domanderete, mica si può indagare un intero governo?

E sì che puoi. Anzi, lo devi fare, se ci sono le premesse giuridiche per farlo. Si chiama: Stato di Diritto. Ma non solo. Infatti, ora che la Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato ha trasmesso le memorie-confessioni di Conte, Di Maio e Toninelli, lo scenario si fa assai più stringente. L’obbligo di iscrivere nel registro degli indagati anche Conte, Di Maio e Toninelli è palese, palmare. E violare quell’obbligo significa incorrere in una omissione di atti d’ufficio. Un altro reato.

Morale, due sono le alternative. Avere un governo di indagati o violare la legge (sempre che valga ancora).

 

Riccardo Arena

Riccardo Arena cura la rubrica Radiocarcere in onda il martedì e il giovedì alle 21 su Radio Radicale.