Qualcuno paghi le multe al ministro Lupi

Questa storia del non fare le multe a chi paga solo una quota del parcheggio a pagamento, non è palesemente assurda? Voglio dire, se uno si astrae dal suo immedesimarsi – per la gran parte di noialtri – più con l’automobilista multato che con l’ausiliario della sosta multante, non basta un minimo di logica elementare per capire che la violazione di una regola va sanzionata? È chiaro – vale per mille altri casi della storia normativa, da quando abbiamo deciso di darci delle regole – che se il messaggio è “occupatevene voi di pagare, e se non ve ne occupate al massimo ve lo ricordiamo cortesemente se ce ne accorgiamo”, da domani in parecchi (eufemismo) pagheranno sempre il minimo. Ed è chiaro cosa succederebbe se si adottasse lo stesso principio per altri casi simili: il mio abbonamento del tram è scaduto il mese scorso ma se il controllore mi scopre domani sul 19 mi limito a pagare il prezzo del biglietto, o il rinnovo dell’abbonamento; la mia cartella di Equitalia con scadenza otto anni fa posso pagarla oggi senza nessun aggravio ulteriore; se esco dall’Esselunga portandomi via dieci pacchi di pasta insieme all’unico che ho pagato, la guardia giurata che dovesse beccarmi potrà solo chiedermi gentilmente di tornare indietro e pagarli. Se evado le tasse pagandone la metà, quando mi scoprono basterà saldare la parte evasa. E se non mi scoprono tanto meglio.

Gli americani chiamano “honor system” un’idea di rispetto delle regole affidata alla responsabilità degli utenti di un servizio o dei partecipanti a un’iniziativa: è una cosa bella, e nobile, nei principi e a volte sensata nell’applicazione. Ma la si applica nei casi in cui si dimostra che i risultati la premiano (non nel caso del versamento delle tasse, per esempio). Se il ministro Lupi pensa che uno “honor system” debba gestire il sistema dei parcheggi a pagamento, faccia un’indagine che dimostra che i casi di inadempienza sono limitatissimi, sotto il 10%, e spieghi poi qual è la sanzione sociale a cui vanno incontro: una censura o un deterrente di qualche tipo lo “honor system” ce lo deve avere.
Al momento, il suo approccio sembra quello di uno che ha molte multe arretrate da pagare, non di un Ministro dei Trasporti.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).