Ostaggi del capo

Io non lo se il capo sia Beppe Grillo o se sia Casaleggio: chi scrive sul blog di Beppe Grillo è così squinternato che si fa fatica ad associarlo ai momenti di sensatezza che Grillo mostra ogni tanto, e immaginare che sia un altro è rassicurante.
Ma parliamone comunque: a parte i toni da ubriaco – ma questa non è una novità – ora quel blog portavoce annuncia non solo che non è disponibile a partecipare a un governo col PD e quindi a produrre alcune delle cose che è andato promettendo finora. Ma aggiunge che il M5S “voterà in aula le leggi che”, “se Bersani vorrà proporre”, “se metterà in calendario” eccetera. Il che ha due spiegazioni: o il capo che scrive sul blog non sa che le leggi le fanno un governo e una maggioranza, e non un partito di minoranza, e che senza il M5S Bersani non può proporre un bel niente. Ma è difficile da credere. Oppure il capo fa il matto e dice le cose a caso – vincere e dire cose a caso possono convivere: guardate Berlusconi – per fare circo e per sfuggire alla responsabilità che adesso il M5S avrebbe e che Bersani gli ha ricordato.

Il M5S non darà alcun voto di fiducia al Pd (nè ad altri). Voterà in aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle. Se Bersani vorrà proporre l’abolizione dei contributi pubblici ai partiti sin dalle ultime elezioni lo voteremo di slancio (il M5S ha rinunciato ai 100 milioni di euro che gli spettano), se metterà in calendario il reddito di cittadinanza lo voteremo con passione.

Qualunque sia la diagnosi sull’autore del blog, gli eletti del M5S ora si trovano nelle stesse condizioni dei deputati del PdL nell’ultima fase delle follie impresentabili del loro leader: essere responsabili e pensare al loro ruolo e ai loro elettori, o rimanere ostaggi del capo, per fedeltà di casta e riconoscenza umana, e dire in privato quel che non diranno mai in pubblico. I deputati del PdL scelsero la seconda, e dal loro punto di vista gli è andata bene. Ma speriamo che i deputati grillini non coltivino quel modello.

p.s. in diversi luoghi della rete e nei commenti a questo post si è sviluppato un gran dibattito sull’inedita condizione parlamentare in cui potremmo finire. In cui in teoria il parlamento potrebbe legiferare in assenza di un governo, ma di fatto senza un governo un nuovo presidente scioglierebbe le camere. Ne leggeremo di tutte, in questi giorni.

p.p.s. ho chiesto pareri competenti. Non si legifera senza un governo o con un governo dimissionario: la produzione legislativa ha una serie di passaggi che implicano la partecipazione del governo, e non di un governo dimissionario intitolato solo agli affari correnti.


Altre cose:

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).