Lo scandalo Fioroni

La tempesta che s’è abbattuta sulla testa di Giuseppe Fioroni per le interviste nelle quali dichiarava contrarietà ai matrimoni gay e all’eutanasia dovrebbe essere placata. E il compito spetterebbe al gruppo dirigente del Pd, che ha davanti a sé su questi temi discussioni da fare e decisioni da prendere ma non ha interesse a farsi scuotere dalle folate polemiche che ieri percorrevano soprattutto la rete. Proprio ieri del resto scrivevamo che la riapertura del fronte dei diritti civili da parte di Bersani avrebbe smosso le acque. Lui stesso non lo poteva ignorare anzi probabilmente l’ha voluto: e se intendeva lanciare segnali, in funzione primarie, alla sinistra laica e radicale, Fioroni potrebbe perfino avergli fatto un favore. Il problema è che a tutti è richiesto su questi temi usare le parole giuste, dare alle cose il loro vero nome.

Quando per esempio Fioroni si dice ostile all’eutanasia, va chiaramente fuori tema perché nessuno nel Pd l’ha mai evocata e il testamento biologico citato da Bersani è tutt’altra cosa. D’altro canto, Obama a un certo punto ha dovuto pronunciare un’altra espressione precisa: ha detto di non avere nulla contro il gay marriage. Parlava di matrimonio, non genericamente di unioni civili: un istituto che in Italia non viene rivendicato dall’intera comunità Lgbt, ma che potrebbe diventare la vera frontiera della discussione.

Senza per questo poter essere accusati di omofobia, Fioroni (e altri nel Pd) sono contrari: è cosa nota, anche se è improbabile che per questo motivo si arrivi a candidature contrapposte nelle primarie. Ma forse Bersani è favorevole? C’è una maggioranza nel Pd su questo specifico punto? Si pensa di farne una battaglia (tra l’altro prima di proporre patti di governo all’Udc)?

Non sembrerebbe che le cose siano a questo punto, né dal messaggio del segretario del Pd al Gay Pride né dal lavoro di mediazione in corso nel partito sul tema delle unioni civili. Si scopre allora che, non appena le cose vengono nominate per ciò che sono, gran parte dello scandalo rientra. E la caccia al mostro omofobo deve trasformarsi in un confronto civile e normale.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.