L’importanza delle AirPods Pro: piccole ma fenomenali

Qualche settimana fa, nel pieno della pandemia, ho raccontato perché lo strumento che ho usato con maggior profitto è stato l’iPad Pro. Senza di lui, avrei fatto molto meno e molto peggio. Tutto questo a prescindere dal fatto che il sistema operativo iPadOS stia lentamente facendo sempre di più e prima di “scoprire” la convergenza macOS/iOS/iPadOS, di cui però parlerò un’altra volta.

AirPods e AirPods Pro

AirPods e AirPods Pro – Foto Antonio Dini

Rileggendo quell’articolo, però, mi sono reso conto che ho dimenticato un pezzo fondamentale. Le AirPods e soprattutto le AirPods Pro. Ma andiamo in ordine.

Nel 2016, quando erano uscite le prime cuffie senza fili di Apple cioè le AirPods, le avevo prese subito ed ero stato sorpreso dalla resa e dal funzionamento impeccabile. Vanno bene, tengono il segnale alla grande, la facilità con cui si agganciano ai dispositivi è meravigliosa. In pratica, le metti e funzionano, le togli e si spengono, cambi apparecchio e loro ti seguono: un sogno.

In realtà avevo desiderato comprarle da mesi, perché c’erano indiscrezioni che sarebbero arrivate e io non ne potevo più di tirare fuori e sbrogliare le matasse di fili intrecciati delle mie vecchie EarBuds, che sarebbero le cuffie con filo bianche di Apple che hanno creato il classico look dai tempi dell’iPod (era il 2001, ci pensate?) in un mondo all’epoca popolato solo da cuffie di colore scuro (nero, marrone, grigio scuro).

Con quelle cuffie, le AirPods, sono andato praticamente ovunque: sempre nel taschino piccolo dei jeans, perfette per rispondere con calma a una telefonata lunga, per i viaggi in treno, in autobus o in aereo. Non potrei dire niente di male se non che vanno capite: sono cuffie senza fili molto comode ma dalla qualità audio media: servono per un ascolto “normale” in movimento e non da concerto alla Scala. Inoltre, se hanno un difetto, questo è il microfono per le telefonate: non ha una qualità spettacolare (se c’è vento, invece, è un po’ un disastro).

Quando sono cominciate a circolare le indiscrezioni che sarebbero arrivate cuffie senza fili “pro” con anche la riduzione attiva del rumore, ho cominciato a mettere i soldini da parte. E quando finalmente sono uscite le AirPods Pro, a ottobre dell’anno scorso, a dicembre le ho prese. Sono riuscito a fare tre viaggi in aereo – dove si sono rivelate ottime – e innumerevoli spostamenti in città o in giro per l’Italia. Poi a marzo è arrivato il lockdown e, assieme all’iPad Pro, si sono rivelate per me l’arma definitiva.

Il funzionamento delle AirPods Pro è sostanzialmente diverso dalle AirPods di prima e seconda generazione (uscite anch’esse a fine 2019 e all’esterno identiche alla generazione precedente anche se un po’ più potenti e con un filo meno di latenza) così come la loro ergonomia.

Le AirPods Pro sono un po’ più grandi, pesanti, tozze, hanno il gommino che si deve adattare all’orecchio (ne vengono offerte tre misure e si può testare via software se funzionano bene) e la custodia che le ricarica è più grande. A me piacciono molto. Soprattutto, hanno tre modalità di funzionamento: passivo (non c’è riduzione del rumore se non quella meccanica dettata dal fatto che entrano in profondità nell’orecchio e lo “tappano”), attivo (i microfoni esterni registrano i rumori ambientali e generano un rumore in controfase dentro l’orecchio producendo il silenzio pressoché assoluto) e trasparente (come l’attivo ma ribaltato: vengono fatte passare alcune frequenze in maniera tale da sentire chiaramente cosa succede).

Apple Watch 3 / Musica

Insomma, si possono usare come cuffie normali e isolano abbastanza da avere una resa sonora migliore delle AirPods tradizionali (secondo me hanno più gamma dinamica e bassi più presenti, ma sono comunque cuffie “morbide”, non devono essere sparate a mille per sentire bene). Se ci si vuole isolare totalmente si attiva la modalità attiva e, in aereo e in treno, hanno dato il meglio di loro. Per l’aereo specialmente sono state preziose perché sui viaggi medio-lunghi il rumore di fondo, basso e costante, generato dai motori e dall’aerodinamica è molto faticoso. Ci sono ricerche che segnalano che ci sono alcuni motori che hanno frequenze operative (vibrazione e suoni, oltre alle altre cause) peggiori di altri per alcuni, incluso ahimè anche io.

Per la città e i trasferimenti in cui serve attenzione, l’uso della modalità trasparente è ottimo. E serve anche in casa: ad esempio collegandole alla Apple Tv o all’iPad si può guardare la Tv (poi un’altra volta parleremo di Apple TV) senza disturbare il resto della famiglia ma anche senza restare isolati dal contesto e perdere ad esempio lo squillo del telefono o la chiamata dei figli piccoli.

Infine, durante il lockdown, vista la bassa latenza delle cuffie (che per quelle senza fili è un problema percepibile durante videoconferenze o lezioni online) le AirPods Pro si sono rivelate un ottimo strumento di lavoro: ho tenuto due corsi universitari e infinite riunioni utilizzandole assieme all’iPad Pro. Se la sessione è lunghissima o comunque le cuffie non sono molto cariche, se ne può usare una sola mentre l’altra si carica nella custodia, e alternarle. Se sono collegate all’iPad ma suona l’iPhone, si salta dall’uno all’altro in un attimo. Idem per il Mac (e per la Apple Tv).

Soprattutto, le cuffie mi hanno permesso di lavorare in casa durante il lockdown nonostante rumori vari di bambini, gente che parla o fa le pulizie negli altri appartamenti del mio condominio (avete presente quel maledetto fischio penetrante degli aspirapolvere turbo?), creando una bolla di silenzio ragionevole e che mi ha permesso di non andare completamente fuori di testa. Dato che non vivo in un cottage di alta montagna isolato da tutto e da tutti, mi serviva uno strumento piccolo ma fenomenale per poter lavorare in maniera sufficientemente concentrata. Le piccole AirPods Pro si sono rivelate quello strumento: un acquisto strategico che si è ripagato da solo, alla grande.

Antonio Dini

Giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. Scrive di tecnologia e ama volare, se deve anche in economica. Ha un blog dal 2002: Il Posto di Antonio