Il quarto segreto di Fatima

13 maggio – Madonna di Fatima.

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31 anni fa oggi, a Piazza San Pietro Mehmet Ali Ağca sta per sparare il terzo colpo (o il quarto), quando una suora e un addetto alla sicurezza del Vaticano lo atterrano. Stacco. Dieci giorni prima, un monaco trappista dirotta un Boeing 737 in Normandia e minaccia di dar fuoco all’aeroplano se non gli viene rivelato il Terzo Segreto di Fatima. Stacco. Il Papa Buono dietro una scrivania tiene in mano una busta. C’è scritto, in portoghese: per ordine di Nostra Signora aprire nel 1960. La mano trema. Stacco. Una folla radunata in un villaggio: siamo nell’ottobre 1917, quindi le immagini sono in bianco e nero, tranne che all’improvviso il sole esplode in una supernova arcobaleno. Stacco. Karol Wojtyla parla dal balcone, la sua voce fuori campo annuncia: “gli oceani annegheranno intere sezioni della terra… da un momento all’altro milioni di persone periranno… però non abbiate paura”. Dissolvenza incrociata: la statua della Madonna di Fatima, zoom sulla corona, una voce fuori campo: “Perché il Papa non ci volle consegnare la terza pallottola? Oggi magari sapremmo che Ağca non era il solo killer”. Zoom sulla corona dorata, ehi, ma quella… sembra proprio una pallottola! Dissolvenza incrociata. Un uomo in bianco sale su una montagna cosparsa di cadaveri, dispensando benedizioni con fare allucinato. Una voce simile a quella di Joseph Ratzinger, fuori campo, dice: “Chi leggerà con attenzione… resterà presumibilmente deluso o meravigliato”. Titolo: IL QUARTO SEGRETO DI FATIMA. PERCHÉ LA CHIESA NON VUOLE RIVELARLO? Ecco. Io una puntata di Voyager sulla Madonna di Fatima la lancerei così. E voi probabilmente avreste già cambiato canale da un pezzo. Va bene, ricominciamo.

Suor Letizia, quella che ha buttato giù il Lupo Grigio. Alla grande, sorella.

Il terzo segreto di Fatima è stata l’apocalisse Maya della mia generazione – il solo nominarlo causava a preadolescenti di educazione cattolica autentici brividi di terrore. Considerate le coincidenze: Ali Ağca (in seguito noto anche col nome di “Gesù Cristo il Messia”) sceglie per sparare a Papa Wojtyla, di tutti i giorni possibili, il 13 maggio, anniversario della prima apparizione della Madonna ai bambini di Fatima. Un anno dopo (12/5/1982) il Papa, salvo per miracolo, si trova appunto a Fatima, quando il sacerdote spagnolo don Juan María Fernández y Krohn tenta di trafiggerlo con una baionetta. Per don Juan, Wojtyla era un agente di Mosca. Per molti ancora oggi l’uomo di Mosca era Ali Ağca – con o senza intermediazione bulgara. I russi, ma anche la CIA, i Lupi Grigi, i cardinali invidiosi, qualsiasi ente tirato in ballo da Cristo-Ağca nelle settecento versioni che ha fornito. Tutte dotate di qualche grammo di verosimiglianza: i Lupi Grigi erano terroristi laici, senza pregiudiziali, che per soldi potevano far lavoretti per chiunque. Per conto loro avevano messo su un fiorente traffico di stupefacenti che li aveva messi in contatto con tutte le criminalità organizzate d’Europa.

La guerra fredda, nella sua fase finale: il rush della corsa agli armamenti, gli euromissili sepolti sotto le nostre biolche di onesti coltivatori padani, puntati anche verso la Bulgaria. Per chi cresceva negli anni Ottanta, l’apocalisse nucleare era un’opzione. Non dico che ci pensavi tutti i giorni, ma ci pensavi. A scuola ti mostravano The Day After. A catechismo ti parlavano della Madonna di Fatima. Dei meravigliosi doni che aveva fatto ai tre pastorelli portoghesi: per esempio, aveva mostrato loro l’inferno. E consegnato informazioni riservate sulla fine del mondo, con una speciale attenzione per l’Unione Sovietica. Poi li aveva richiamati a sé, due su tre, facendoli morire ancora bambini durante un’epidemia, in modo piuttosto doloroso. La terza viveva semisepolta in qualche convento iberico, e conservava l’immagine specchiata di cose di là da venire.

Lucia dos Santos (dieci anni) tra Jacinta Marto (7) e Francisco Marto (10), al tempo delle apparizioni (1917). Francisco sarebbe morto di spagnola nel 1918, Jacinta due anni dopo.

Ma personalmente la cosa che mi agghiacciava di più era il matto che aveva dirottato il Boeing 737. Si era cosparso di benzina ed era andato a trovare i piloti con un accendino in mano. All’inizio aveva chiesto di farsi scaricare in Iran – era un volo Dublino-Londra, figuratevi, il posto più vicino all’Iran a disposizione era il primo aeroporto di qua dalla Manica. Quando atterra, ai negoziatori chiede che gli sia rivelato il Terzo Segreto, quello che solo pochi alti prelati conoscono. Dieci ore dopo i francesi mandano le teste di cuoio. È facile immaginare che nel frattempo fosse stata consultata la Santa Sede, la quale doveva aver risposto: meglio di no. Cosa c’era di così orribile in quelle quattro paginette scritte a mano, da rischiare piuttosto l’esplosione di un Boeing 737 pieno di passeggeri? È chiaro che un ragazzino di quell’età si fa subito venire in mente cose tremende. Poi crescendo uno all’apocalisse smette di pensarci tutto il tempo – si diventa razionali, direte voi – in realtà no, il contrario, a un certo punto gli ormoni cominciano a pompare e dei dieci anni successivi ho vaghi ricordi, mi sembra di aver pensato al sesso tutto il tempo. Quando hai 16, 17 anni, anche se ti dicono “fine del mondo”, tu non pensi più agli euromissili e al segreto di Fatima, tu pensi Dai, è la volta che si scopa. Cioè, se non stavolta vuol proprio dire che mai.

Questa fase diciamo endocrinosofica della mia esistenza era già in gran parte terminata quando nel 2000 fu finalmente svelato il segreto che mi aveva terrorizzato da bimbo. Come aveva previsto Joseph Ratzinger (allora prefetto della Congregazione per la Difesa della Fede) rimasi deluso. Ma neanche tanto, in fondo è come vedere Belfagor da adulti, o ritrovare lo scivolo altissimo che ti terrorizzava all’asilo, in tutti i suoi due metri di orrido splendore. Tutti i brividi che hai provato ti lasciano giusto una punta di malinconia, come sentire il freddo sotto un’antica otturazione. Ormai sei grande, se ti dicono “fine del mondo” pensi Dai, allora stasera non correggo i compiti… Il terzo segreto di Fatima è il seguente.

Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.

Tutto qui? Tutto qui. Per carità, c’è di che stare in ansia: massacri, martiri, un Papa assassinato, innaffiatoi di sangue. E allora perché non fa più paura? (continua…)

Chissà poi perché tanta paura.

Perché, dopo anni di speculazioni, appena lo abbiamo letto ce lo siamo dimenticato? Forse perché nel frattempo siamo cresciuti. O forse non fa più paura proprio perché adesso lo conosciamo; la cosa veramente terrorizzante era quella busta chiusa, quell’avvertimento: non aprire prima del 1960. Un segreto ben custodito fa paura, una profezia divulgata dopo pochi minuti suona già falsa come l’oroscopo di ieri. Fu Umberto Eco il primo a far notare che il “segreto” era un collage di immagini dall’Apocalisse di San Giovanni: e in fondo, notava lo stesso Eco, Ratzinger con molto tatto aveva scritto la stessa cosa. Sopra Ratzinger però c’era Wojtyla, e Wojtyla aveva fatto incastonare la terza pallottola di Ağca nella corona della Madonna. Un modo per sottrarla alle attenzioni degli inquirenti? Forse, però se davvero avesse voluto occultarla, non avrebbe scelto una posizione così in vista. Prima o poi qualcuno andrà lì con qualche strumento di ultima generazione e riuscirà a capire se la pallottola è uscita o no dalla pistola di Ağca. E se avesse avuto un complice? Cambia qualcosa? C’è un mafioso che a Borsellino ha detto di aver seppellito la sera stessa un terrorista turco in un orto fuori Milano, che due compagni avevano prelevato a Roma per ordine di un mafioso bulgaro per fargli poi fare “la fine dell’asino”, che “si usa fino a che serve, dopo, quando non serve più, si uccide!” Salvo che il cadavere non si è mai trovato. C’è che in cella ci si annoia e allora si leggono i classici, ognuno il suo: San Giovanni per suor Lucia, Mario Puzo per il mafioso, e fuori c’è sempre qualcuno vuole sapere se hai studiato e ogni tanto ti fa interrogare.

La pallottola è nella corona, dicono.

I tre segreti di Fatima sono in realtà un’unica rivelazione che suor Lucia ebbe il 13 luglio 1917, a dieci anni, durante il terzo degli incontri con la Signora di bianco vestita. Quando su invito dei superiori decise di metterli per iscritto ne aveva quasi quaranta. Il sole rotante e tutti i prodigi di quegli anni dovevano essere ormai un ricordo al di là della nostalgia, come lo scivolo dell’asilo o Belfagor, o la paura degli euromissili. È impossibile per me parlare di queste cose senza mescolare i labili ricordi originali con tutto quello che ho letto e ascoltato e visto negli anni successivi – tutta la cultura che ho ammucchiato sopra i miei choc d’infanzia. Belfagor, per dire, non sono nemmeno sicuro di averlo visto. Qualsiasi cosa suor Lucia vide veramente, non è rimasta indenne dal contatto dei libri che ha letto negli anni del convento – del resto era stata la stessa Signora a ordinarle di studiare. Suor Lucia infatti ha studiato, e si vede. Il primo segreto – la visione dell’inferno – è Teresa d’Avila. Il secondo segreto, col quale la Madonna di Fatima si dà alla politica internazionale prevedendo con tre mesi d’anticipo la rivoluzione d’Ottobre e chiedendo la consacrazione della Russia al suo Sacro Cuore – è Santa Margherita Maria Alacoque, roba da intenditori. La veggente francese nel Seicento aveva disperatamente tentato di raggiungere il Re Sole per chiedergli la consacrazione della Francia intera a una cosa che a quel tempo non si capiva ancora bene cosa fosse, una pompa cardiaca raffigurata in modo ormai anatomicamente corretto, sormontata da una croce e aggrovigliata da una corona di spine: il Sacro Cuore di Gesù che sanguina per i peccati dei francesi. Il Re Sole non aveva mai dato udienza e così Gesù dopo un secolo aveva mandato la Rivoluzione Francese. Sostituisci alla Francia la Russia zarista, il cuore di Maria al cuore di Gesù, e il Secondo Segreto si scrive da solo. Comunque:

Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa.

Immaginare una guerra “ancora peggiore” della prima mondiale non doveva essere così difficile, nel 1941. La “notte illuminata da una luce sconosciuta”, lo affermava Lucia stessa, era un riferimento all’eccezionale aurora boreale nella notte tra il 25 e il 26 gennaio 1938. Tuttavia la veggente, con tutto che s’impegna, non è un’esperta di geopolitica e commette un errore imbarazzante, che in seguito cercherà di emendare. Dal suo convento del profondo Portogallo salazarista probabilmente la guerra in corso le sembra davvero un’iniziativa della Russia demoniaca contro il mondo: la Storia però la scrivono i vincitori, e noi oggi abbiamo di quella guerra un’opinione ben diversa, che vorremmo condivisa anche dalla Madonna di Fatima. E infatti più tardi, molto più tardi, suor Lucia scriverà che il secondo segreto riguardava

lo scoppio di una guerra atea, contro la fede, contro Dio, contro il popolo di Dio. Una guerra che voleva sterminare il giudaismo da dove provenivano Gesù Cristo, la Madonna e gli Apostoli che ci hanno trasmesso la parola di Dio ed il dono della fede, della speranza e della carità, popolo eletto da Dio, scelto fin dal principio: “la salvezza viene dai giudei”.

Ah, c’è anche chi dice che suor Lucia 2000 non è la suor Lucia di sessant’anni prima.

Sono parole commoventi, soprattutto nei confronti dei giudei, salutati come il popolo eletto. Magari se le avesse messe per iscritto nel 1941 – e non in un documento pubblicato postumo nel 2005 – Pio XII avrebbe avuto qualche motivazione in più per contrastare il genocidio in atto. Invece, purtroppo, il secondo segreto di Fatima racconta di una seconda guerra mondiale scatenata dalla Russia e non fa nessun cenno al genocidio degli ebrei. Il fatto è che con le profezie bisogna andarci piano, anche quando sono divulgate post rem, e la Congregazione della Fede lo sa. Suor Lucia aveva già toppato col secondo segreto, quante possibilità c’erano che ci azzeccasse col terzo? Probabilmente la busta chiusa “da aprire solo dopo il 1960” se ne sarebbe rimasta in un archivio per sempre, e a parte qualche ufologo flippato tutti ce ne saremmo dimenticati presto – se Ali Ağca, di tutti i giorni del calendario, non avesse scelto proprio quel 13 maggio. Wojtyla era già devotissimo alla Madonna prima, dal 14 in poi fu Tutto Suo. Nel corso di pochi anni i due veggenti morti bambini furono canonizzati, la Russia fu consacrata al Sacro Cuore di Maria secondo le indicazioni di Suor Lucia; la corona della Madonna di Fatima si adornò di una pallottola; e Wojtyla divenne il papa più famoso di tutti i tempi, con uno slogan (“non abbiate paura”) che a me a dire la verità ha sempre fatto un po’ paura.

Non metto in discussione la trovata geniale: quando Wojtyla si mise a dire che bisognava Varcare la Soglia della Speranza, molta gente in giro per il mondo non si ricordava neanche più cosa fosse quel peso sullo stomaco, quella morsa alle tempie: ecco cos’era, finalmente qualcuno non aveva paura di ricordarcelo: avevamo paura. Vivevamo nella paura, e ci era così familiare che ormai la davamo per scontata come una tabe ereditaria, io da bambino guardavo il cielo e ogni scia chimica per me era un potenziale SS20 con testata innescata. Wojtyla non mi ha mai veramente convinto, però posso capire quanta forza potesse avere un messaggio del genere: non abbiate paura. Ma perché non dovevamo averne? Su questo il Santo Padre non era mica tanto chiaro, al punto da farmi pensare al genere di persone che gridano “niente panico” alla folla. Per esempio, il personale di volo durante un disastro. Forse il “non abbiate paura” di Wojtyla era esattamente questo, un professionale “niente panico” rivolto ai passeggeri di un mondo che stava precipitando nelle fiamme della terza guerra mondiale: non abbiate paura, tanto andrà così e non c’è nulla che possiate fare. A volte Wojtyla si comportava veramente come se avesse la sensazione di essere l’ultimo Papa prima del Giudizio Universale. Una fretta di predicare il Vangelo dappertutto, a costo di stringer la mano a qualche dittatore. Moltiplicare i santi nel calendario, e largo ai giovani, in qualsiasi modo, anche un concertone andrà bene, abbiamo fretta. Nessuna vera preoccupazione per la sovrappopolazione e le emergenze ambientali, tanto siamo qui solo di passaggio. E la voglia di vedere la fine, di arrivarci coi propri occhi: se ci ha creduto, Wojtyla lo ha fatto fin quasi all’ultimo.

Ho scritto sopra che coi suoi reiterati inviti a non avere troppa paura, Wojtyla mi è parso spesso uno steward professionale – ecco, non è sempre stato così professionale.

Il quadro raffigurante il Terzo Segreto approvato da suor Lucia.

C’è un’intervista tedesca, pubblicata nell’ottobre del 1981 (dopo l’attentato) ma che sarebbe stata rilasciata nel 1980 (prima dell’attentato): il perché ci sia voluto un anno a pubblicarla non lo so. Comunque in quest’intervista un Giovanni Paolo di fresca nomina commette un’imprudenza che in seguito non ripeterà più: richiesto di parlare del Terzo Segreto, spiega:  “Se c’è un messaggio in cui si dice che gli oceani annegheranno intere sezioni della terra, e che da un momento all’altro milioni di persone periranno… non c’è veramente nessun motivo di voler pubblicare questo messaggio. Molti vogliono conoscerlo per pura curiosità, o per il gusto del sensazionalismo, ma dimenticano che “sapere” implica anche per loro una responsabilità. È pericoloso soddisfare una curiosità se sei convinto che non possiamo fare nulla per una catastrofe che è stata predetta”. La traduzione dall’inglese è mia, miei i corsivi: sono veramente contento di non aver mai letto a 12 anni questa intervista in cui il mio Papa, miracolosamente sopravvissuto a un attentato, diceva papale papale che se sei convinto che l’aereo è spacciato e non puoi farci nulla, è inutile mettersi a soddisfare le morbose curiosità dei passeggeri. Negli anni successivi anche il più prudente Ratzinger confermò il carattere apocalittico della rivelazione. Però quando nel 2000 Wojtyla decise di divulgarlo, Ratzinger lo scrisse: molti si sentiranno delusi. “Nessun grande mistero viene svelato; il velo del futuro non viene squarciato”.

Alla fine è la stessa delusione che ti assale alla fine di un film horror: la locandina ti terrorizzava, pensavi che non avresti retto la visione… poi a un certo punto le luci si accendono, ti guardi intorno, hai perso un’ora e mezza per vedere cinque fotogrammi imbrattati di sangue finto e qualche maschera di gomma, e in tasca hai diecimila lire in meno. La delusione di vedere Belfagor da grandi: ma come faceva a far paura? E lo scivolo dell’asilo, eccetera. Molti non ci stanno. Non è vero. Questo non è il vero scivolo, è stato sostituito. Questo non è il vero film di paura che mi avevano detto gli amici, l’avrà censurato qualcuno, maledetta censura. Questo non è il vero Belfagor, andate a cercare negli archivi Rai perché quello vero mi faceva venire gli incubi. C’è un complotto, un’organizzazione segreta che modifica l’arredamento degli asili e censura i film e sostituisce gli sceneggiati francesi nelle teche Rai. E il terzo segreto di Fatima non è il vero terzo segreto. È stato censurato, sostituito. Quello vero fa ancora paura. Quello vero è davvero indicibile. Questo tipo di voci comincia a girare già nel 2000, facendo sdegnare un giornalista di provata fede come Antonio Socci. Però col tempo il dubbio di insinua in lui come un tarlo. Possibile che sia tutto qui, il terrore della mia infanzia? E come si spiega quella vecchia intervista a Wojtyla? E quella frase al termine del Secondo Segreto, “In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc.”, che non è ripresa all’inizio del Terzo? E il foglietto originale, non era in quattro facciate? Perché quello pubblicato sembra un foglio solo. Eccetera. Tutto sembra portare verso una sola conclusione: Ratzinger e Wojtyla hanno truccato le carte. Esasperati dal dover sempre rispondere alle stesse domande sul Terzo Segreto, a un certo punto ne hanno “divulgato” una parte, ma non quella fondamentale. Così, insomma, il segreto della nostra infanzia è salvo! E possiamo anche cominciare a terrorizzare i nostri figli, se ne abbiamo.

“Io sono Gesù Cristo” (oppure: “Di tanto così l’ho mancato”)

Peraltro io sono abbastanza d’accordo – non su terrorizzare i nostri figli, no, ma sul fatto che il testo del terzo segreto abbia subito un robusto lavoro di editing. La frase con cui probabilmente iniziava, “in Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede”, è lessicalmente infelice: la fede non è propriamente “un” dogma, e di “dogmi di fede” ne esistono tanti. Insomma, suor Lucia faceva quel che poteva, ma era una veggente, non una teologa omologata. Che gusto c’è a dirigere la Chiesa cattolica se non puoi rieditare le profezie dei tuoi fedeli? E c’è un’altra possibilità, alla quale Socci e i gli altri fatimiti complottardi non hanno pensato – probabilmente perché non sono programmati per farlo. Forse il terzo segreto autentico rimane indicibile per il semplice motivo che non si è realizzato – così come non si era realizzato il secondo. Mettiamo che fosse una profezia di fine di mondo, come ai veggenti piace fare. Mettiamo che Wojtyla, dopo tre pallottole e un attacco alla baionetta, fosse incline a crederci, mentre invece Ratzinger no. A me viene già in mente la data perfetta: il 13 maggio dell’anno che più di tutti da bambino mi terrorizzava: il 2000. Quei due a un certo punto si saran detti: se il mondo deve proprio finire nei termini verbalizzati da suor Lucia, non diciamolo a nessuno, tanto è inutile. Ma se quel giorno non succede niente, prepariamoci un piano B. Il 13/5/2000 il mondo non è effettivamente finito: lo stesso giorno però Wojtyla ha beatificato Francisco e Jacinta Marto, e ha divulgato il terzo segreto cattolicamente corretto.

Nella sua versione del 2000, il Segreto è inattaccabile: parla di una futura persecuzione del clero cattolico, forse in parte già iniziata. Nessuno pensa più alla terza guerra mondiale, ormai, tutti hanno in mente l’offensiva laica mondiale contro il diritto alla vita, la sana famiglia eterosessuale eccetera. Ratzinger stesso lascia intendere che la Chiesa potrebbe essere punita per i propri peccati, per la “sporcizia” che il pontefice ha esplicitamente stigmatizzato, alla terza o quarantesima accusa di coprire i preti pedofili. In sostanza il terzo segreto può significare qualsiasi cosa, come una quartina ben tornita di Nostradamus, o l’oroscopo di domani. E anche questa idea che non tutto sia stato detto, che da qualche parte ci sia un quarto segreto… a suo modo torna utile. Pensate quando saremo a gennaio 2013, e nessuno potrà più rivendersi la profezia Maya: l’industria della fine del mondo avrà bisogno di qualche nuovo spunto. Magari Giacobbo ci sta già lavorando. Ecco, magari tra sei mesi fateci caso, se su Voyager o Mistero non passa un filmato simile a quello che vi ho raccontato io all’inizio. E se lo vedete – se la mia profezia si avvera – voi non cambiate canale, ma ditelo subito ai vostri bambini, che il terzo o il quarto segreto di Fatima non vogliono dire nulla, che è solo una favola riciclata in mancanza di meglio da gente che vuole venderti un libro o un altro film sulla fine del mondo. Diteglielo subito, non aspettate che siano i bambini a chiedervelo, perché i bambini a volte si vergognano, non vi dicono niente, hanno degli incubi per anni, se li tengono per sé. Lo scivolo dell’asilo ci mette decenni a rimpicciolire, Belfagor è ancora da qualche parte nell’ombra dietro un comodino, e sotto le nostre case di onesti coltivatori, dormono pazienti gli euromissili, per svegliarli basterebbe premere un pulsante. Ma va tutto bene, non c’è nulla di cui aver paura. Accendete la luce, diteglielo, dategli un bacio.

Leonardo Tondelli

Da Modena. Nel 1984 entra alla scuola media, non ne è più uscito. Da 15 anni scrive su uno dei più verbosi blog italiani, leonardo.blogspot.com. Ha scritto sull'Unità e su altri siti. Sul Post scrive di Dylan e di altri santi del calendario.