Il mondo capovolto di Apple e Microsoft

Ci sono state due importanti presentazione di prodotti tecnologici negli ultimi giorni. Ieri Apple a Cupertino ha presentato i suoi nuovi computer portatili professionali, qualche giorno fa a New York Microsoft ha organizzato un evento incentrato su nuovi prodotti tecnologici legati alla creatività.

Quello di Apple è stato uno dei classici keynote ai quali Tim Cook ci ha abituato negli ultimi anni: un evento tutto sommato piccolo, pieno di parole ma avaro di vere novità. Nel caso specifico incentrato quasi solo sulla presentazione dei nuovi Macbook Pro, macchine affascinanti che si differenziamo dalla generazione precedente, in sostanza, solo per la presenza di una innovativa touch bar che aumenta le potenzialità della tastiera. L’evento Microsoft ha presentato invece una serie di novità in buona parte legate all’hardware: una scelta che – come hanno notato in molti – avvicina il nuovo corso della casa di Redmond a quello che Apple fa da sempre: integrazione stretta fra hardware e software.

L’ultimo vero aggiornamento dei computer fissi iMac di Apple risale al 2012. Mac Pro è stato aggiornato l’ultima volta nel 2013. L’ultimo monitor Apple è stato prodotto nel 2011 ed è poi uscito di produzione qualche mese fa senza lasciare eredi. Mentre Microsoft presenta Surface Studio, uno strano e innovativo all-in-one molto affascinante ma ancora non del tutto pronto (ne verrà venduto un piccolo quantitativo entro la fine dell’anno e sarà commercializzato solo nel 2017) ed una serie di progetti limitrofi del tutto inediti, compresi quelli software legati a HoloLens, a Cupertino viaggiano col vento in poppa da qualche anno, aggiornando vecchi preziosi progetti come iPhone ed iPad con garbo e buon gusto ma fuori da ogni anche minimo impazzimento creativo.

Da un certo punto di vista è come se il mondo si fosse capovolto ed il grande gigante immobile dell’informatica pre Internet, dopo la fine dell’era Ballmer e l’arrivo di Nadella, avesse deciso di investire energie e denaro in tutto ciò che assomiglia ad una qualsiasi next thing, mentre Apple contemporaneamente avesse optato per la conservazione moderata ed elegante come nuova rappresentazione di sé.

Certo, attaccarsi con le unghie all’agiografia di Steve Jobs è qualcosa che, quando si parla di Apple, si dovrebbe evitare assolutamente, ma i tempi in cui il co-fondatore saliva sul palco estraendo da una busta postale gialla il suo nuovo prodotto tanto sottile e leggero (per quei tempi) da suscitare l’incredulità (vera) del pubblico, sembrano essere definitivamente tramontati.

Riecheggiano in lontananza, e per paradosso, quando qualcuno appoggia Surface Dial sullo schermo touch del nuovo computer di MS ma restano poi in concreto ancora difficili da replicare per chiunque. Perché una cosa è investire con convinzione nell’innovazione, come Microsoft sta facendo da qualche anno, un’altra è ottenere che simili sforzi generino fenomeni di adozione numericamente importanti. E questo, che è il passaggio più arduo, in casa Microsoft è ancora di là da venire: molta dell’innovazione che Redmond racconta è ancora ferma all’affascinante fase preadozione di certi filmati promozionali su Kickstarter.

Il tesoro su cui è seduta Apple oggi è in ogni caso un tesoro precedente, fino ad ora abilmente gestito ma pochissimo affiancato da nuove idee (l’unico prodotto veramente nuovo dell’era post Jobs, morto 5 anni fa, è Apple Watch). Il tesoro che Microsoft sembra cercare oggi è ancora in gran parte potenziale: deve ancora essere vidimato dall’adozione della sua clientela che nel frattempo non ha gradito granché né i telefoni né i tablet prodotti fino ad oggi. È comunque una strada difficile, lontanissima dalle precedenti rendite di posizione del software MS ma è una scelta che fa onore a Nadella e va sottolineata.

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020