Cliccami in Parlamento

Fanno i sorrisini di compatimento i giornali italiani in questi giorni. Sulla faccenda delle elezioni su Internet dei candidati al Parlamento del Movimento 5 Stelle, le cosiddette Parlamentarie (Grillo deve avere un copy ubriaco nascosto in un armadio che genera simili nomi), i media nostrani ammiccano come non mai. Hai visto Grillo – caro lettore? – 95mila voti diviso 3 fa qualcosa come 32mila votanti. Pochini no? Specie se impegnati nell’elezione di ben 1400 candidati.
Magari è vero, forse sono effettivamente pochi, magari Grillo e Casaleggio ne aspettavano di più, non lo so. Ma non posso non pensare, mentre leggo di simili questioni, ai candidati del PD prodotti da Walter Veltroni e Goffredo Bettini nelle loro segrete stanze in un tempo che vorrei aver dimenticato. Erano meglio quelli? Era più democratico e intelligente mettere assieme pezzi di società civile con i misurini per le torte, un pizzico di studentessa figa, una spruzzata di figlio di imprenditore, un quartino di senatore decotto?
I candidati di Veltroni, della Lega, del PDL o dell’IDV approdati poi in Parlamento nell’ultima legislatura erano molto spesso peggio dell’immaginabile. Gente come Calearo o Scilipoti, elettrauti leghisti in pensione ignari della consecutio e showgirl scollacciate, non usciranno – se dio vuole – dalle consultazioni del Movimento Cinque Stelle.

Nonostante questa premessa necessaria, basta guardare 5 minuti i video su Youtube che i grillini sono stati invitati a postare (altra idea balzana di apologia a prescindere del filtro comunicativo) per capire che nemmeno questo metodo funziona. In un partito senza programma (o meglio con un programma politico vago e centralizzato non meno delle liste di Veltroni) quali variabili portano all’elezione di un candidato piuttosto che un altro? La competenza nell’uso del mezzo elettronico? L’esperienza pregressa dentro movimenti locali a bassa responsabilità decisionale? Forse. Di sicuro non le posizioni politiche, che sono simili per tutti ed aderenti in maniera vigorosa e scolastica alla linea dettata dal capo. Magari un po’ conta l’aspetto fisico, molte delle prime elette sono belle ragazza capaci di bucare il video. Una versione internet e democratica, più fresca e meno morbosa, dei listini bloccati di Silvio Berlusconi.

Beppe Grillo afferma che “Il M5S è il primo movimento o partito politico nel mondo a eleggere i suoi rappresentanti in Parlamento attraverso Internet“. Nemmeno lo sfiora la domanda ferale sulle ragioni di questo primato? È perché sono i migliori? Quelli più avanti? Quelli che prima di tutti, in tutto il mondo, hanno compreso e messo in pratica le meraviglie offerte da Internet?

Si può essere tanto pivelli da crederci?

La contraddizione fra il centralismo autoritario di Grillo e la base inebriata da speranze di democrazia digitale è talmente evidente da non meritare più nemmeno un cenno. Nel caso specifico, dove hanno votato gli iscritti? Chi ha controllato i voti? Dove sono finite “le schede”? Come mai tanta oscurità in un luogo nel quale la trasparenza è alla portata di un click? Il Movimento 5 Stelle richiede spesso ampie professioni di fede, moltissimi sembrano risultarne soddisfatti. Del resto nel caso specifico anche l’ipotesi di brogli è del tutto improbabile: “uno vale uno”, dicono dalle parti del Movimento, e mentre lo dicono forse intuiscono che significa “uno vale l’altro”.

Eppure, nonostante tutta questa eccessiva attenzione alle relazioni fiduciarie, molti elettori, fra una Marianna Madia scelta per il Parlamento fra i figli degli amici di Veltroni, nonché ex fidanzatina del figlio del Giorgio Napolitano (voce wikipedia), ed una infermiera di Busto Arsizio iscritta al Movimento dal 2007, domani sceglieranno quest’ultima. E davvero non vedo molte ragioni per dargli torto.
Dovrebbe però essere chiaro a tutti che, a queste condizioni, il Paese precipita comunque, sia che a guidarlo siano boccolosi-figli-di utilizzati come altarini da vecchi squali del compromesso storico, sia che al volante sieda, per uno scherzo del destino e di Internet, un cittadino come tanti, con un’autentica passione per la politica ed il diploma di perito chimico, aderente alla linea dettata da un comico.

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020