Quest’anno l’influenza è in anticipo

La cosiddetta "variante K" sta favorendo una rapida diffusione della malattia, ma non sintomi più gravi

A(H3N2) al microscopio elettronico (Wikimedia)
A(H3N2) al microscopio elettronico (Wikimedia)
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Quest’anno la stagione influenzale in Italia e in buona parte dell’Europa è in anticipo rispetto agli ultimi anni, soprattutto a causa di “K”, una variante (o per meglio dire “sottoclade”) virale che ha dimostrato di essere più contagiosa del solito, ma che non comporta un aumento della gravità dei sintomi tipici della malattia. La sua capacità di diffondersi velocemente è osservata con attenzione, soprattutto per gli effetti che l’alta circolazione del virus potrebbe avere sulle persone anziane e con altri problemi di salute, a cui è quindi a maggior ragione raccomandata la vaccinazione.

Secondo i dati diffusi dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), l’agenzia indipendente dell’Unione Europea che controlla la comparsa e la diffusione di malattie infettive, c’è stato un aumento dei contagi precoce, da tre a quattro settimane prima rispetto alle due ultime stagioni influenzali. L’incremento è dovuto quasi interamente alla variante K di A(H3N2), uno dei principali sottotipi dei virus influenzali con cui dobbiamo fare periodicamente i conti.

(Rapporto RespiVirNet n. 8 del 19 dicembre 2025 – Istituto Superiore di Sanità)

Tra l’8 e il 14 dicembre (l’ultima settimana per cui ci sono dati disponibili) in Italia l’incidenza totale delle infezioni respiratorie acute (ARI) è stata di 14,7 casi ogni mille persone, con un aumento importante nella fascia di età fino ai quattro anni, per la quale sono stati calcolati 42 casi per 1000 persone. Tra le persone con ARI, il 36 per cento delle persone andato dal medico con tosse e febbre aveva l’influenza, mentre in ospedale si è raggiunto il 40 per cento circa. I dati confermano che la stagione è partita in sensibile anticipo, considerato che percentuali simili si registrano di solito a gennaio.

(Rapporto RespiVirNet n. 8 del 19 dicembre 2025 – Istituto Superiore di Sanità)

Le analisi svolte in queste settimane hanno mostrato che la variante K ha caratteristiche diverse rispetto ai tipi di virus A(H3N2) contro i quali erano stati preparati i vaccini per l’emisfero settentrionale per questa stagione influenzale. La variante ha un maggior numero di mutazioni legate all’emoagglutinina (HA), la proteina che il virus sfrutta per legarsi alle cellule per poi replicarsi. C’è quindi una scarsa corrispondenza tra il vaccino che hanno fatto milioni di persone e la variante, ma questo non significa che la vaccinazione sia inutile o non protegga dalle forme gravi della malattia.

Secondo gli studi condotti finora, il vaccino antinfluenzale 2025-2026 ha un’efficacia per ora stimata al 52-57 per cento nel prevenire l’infezione da A(H3N2): significa che dimezza la probabilità di ammalarsi rispetto a chi non è vaccinato. Il vaccino offre inoltre un’alta protezione contro la malattia grave, quindi se l’infezione riesce ugualmente a diffondersi è più improbabile che si abbiano sintomi importanti e che potrebbero avere serie conseguenze sulla salute soprattutto delle persone anziane e di quelle fragili.

(Rapporto RespiVirNet n. 8 del 19 dicembre 2025 – Istituto Superiore di Sanità)

Non è insolito che ci sia una ridotta corrispondenza tra il vaccino e le varianti in circolazione in una stagione influenzale. Produrre centinaia di milioni di dosi di vaccini richiede un grande sforzo produttivo e logistico, per questo la preparazione inizia con circa sei mesi di anticipo rispetto a quando si entra nella stagione influenzale. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) si era riunita a febbraio del 2025 per decidere contro quali varianti produrre i vaccini. All’epoca la variante K non era ancora diffusa e ci si era orientati su altri indicatori, derivanti anche da come stava per manifestarsi la stagione influenzale nell’emisfero meridionale. L’affermazione di quella variante era avvenuta tra la primavera e l’estate, quando il vaccino era ormai già in fase di produzione e non sarebbe stato possibile rivederne la formulazione.

L’aumento anticipato dei casi d’influenza in queste settimane è stato ricondotto anche a una minore presenza di A(H3N2) negli ultimi anni. I virus influenzali di tipo A competono spesso tra loro e per diverso tempo si era affermato il sottotipo A(H1N1)pdm09, che era diventato dominante lasciando poco spazio agli altri. Al tempo stesso durante gli anni della pandemia da coronavirus le mascherine e il distanziamento fisico avevano ridotto fortemente la circolazione dell’influenza, favorendo un ritorno inusuale dei vari ceppi che la causano negli ultimi tempi. A(H3N2) non aveva circolato molto e la popolazione europea era stata quindi meno esposta ai suoi effetti, riducendo le possibilità di rinnovare la propria immunità. Questa sorta di vuoto è stato colmato quest’anno dalla variante K, che si è potuta diffondere più facilmente.

A(H3N2) è inoltre noto per mutare più velocemente rispetto a A(H1N1) o ai virus influenzali del tipo B. La variante K contiene una quantità importante di mutazioni, che hanno favorito una rapida diffusione e l’aumento di casi di influenza che si sta registrando in questi giorni in Europa e che inizia a essere rilevato anche negli Stati Uniti.