La Banca centrale giapponese ha aumentato i tassi di interesse allo 0,75 per cento, il valore più alto dal 1995

La Banca del Giappone ha aumentato i tassi d’interesse dallo 0,5 allo 0,75 per cento: è un aumento piccolo ma rilevante per il paese, storicamente abituato ad avere tassi d’interesse vicini allo zero, ed è il maggior valore dal 1995. È comunque molto inferiore ai tassi d’interesse delle maggiori economie mondiali (a settembre, per esempio, la Banca Centrale Europea li aveva fissati tra il 2 e il 2,4 per cento): la grande differenza tra i tassi giapponesi e quelli delle altre economie è tra i fattori che in questi anni hanno contribuito al deprezzamento dello yen e all’inflazione, che da più di 3 anni supera l’obiettivo del 2 per cento fissato dalla Banca centrale.
L’aumento dei tassi d’interesse serve a intervenire sull’andamento dei prezzi e contenere l’inflazione, un fenomeno relativamente insolito per il paese. Per anni infatti il Giappone ha avuto lunghi periodi di stagnazione e deflazione (che è il contrario dell’inflazione, ossia una riduzione dei prezzi, ed è una condizione di preoccupante debolezza dell’economia). Per contrastare la deflazione e contenere il costo del debito pubblico, tra i più alti al mondo, la Banca del Giappone ha per anni tenuto invariati i tassi d’interesse, fino al marzo del 2024.
Per stimolare l’economia e aumentare i consumi, il governo del Giappone ha anche stanziato circa 100 miliardi di euro in investimenti nel settore della difesa, dei semiconduttori e della costruzione di navi, tra le altre cose. Il governo ha detto che più della metà di questi investimenti saranno finanziati con la vendita di titoli di stato.
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