La Danimarca ha accusato due gruppi legati al governo russo di aver compiuto due attacchi informatici

Il ministro della Difesa Troels Lund Poulsen (a destra) e il capo dei servizi segreti militari danesi Thomas Ahrenkiel durante una conferenza stampa a Copenhagen, Danimarca, 18 dicembre 2025 (Nils Meilvang/Ritzau Scanpix via AP)
Il ministro della Difesa Troels Lund Poulsen (a destra) e il capo dei servizi segreti militari danesi Thomas Ahrenkiel durante una conferenza stampa a Copenhagen, Danimarca, 18 dicembre 2025 (Nils Meilvang/Ritzau Scanpix via AP)

La Danimarca ha accusato la Russia di essere responsabile di due attacchi informatici: il primo è avvenuto alla fine del 2024 a Koge, nel sud della capitale, era diretto contro un impianto di depurazione delle acque e aveva avuto conseguenze sull’approvvigionamento domestico della zona. Il secondo era avvenuto nel novembre del 2025 durante le elezioni comunali e regionali quando i siti di vari partiti politici, comuni, istituzioni pubbliche e di un’azienda della difesa erano diventati inaccessibili.

La notizia dell’attribuzione degli attacchi è stata data durante una conferenza stampa dal ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen, che ha anche detto che il governo convocherà presto l’ambasciatore russo. Il primo attacco è stato attribuito a NoName057(16), un gruppo di criminali informatici filorussi nato nel 2022, il secondo al gruppo Z-Pentest. Il capo dei servizi segreti militari danesi Thomas Ahrenkiel ha confermato dicendo: «Siamo molto sicuri che si tratti di gruppi filorussi legati allo Stato russo».

Il governo danese ha anticipato di voler rafforzare le misure di prevenzione, con la creazione di un nuovo centro di cyber-sorveglianza e un’unità operativa in grado di rispondere rapidamente a eventuali attacchi, e ha parlato di una situazione particolarmente grave. Torsten Schack Pedersen, il ministro danese responsabile della sicurezza civile e della sicurezza informatica, ha detto: «Non siamo in una situazione di guerra e non siamo in una situazione di pace: siamo in una guerra ibrida».