Quelli che se ne sono andati da Limes perché troppo filorussa
«Non potevo restare un minuto di più accanto a tutti quei filoputiniani sfegatati» ha detto il generale in pensione Vincenzo Camporini parlando della rivista di geopolitica

Nell’ultimo mese quattro autori della rivista di politica internazionale Limes hanno chiesto al direttore e fondatore Lucio Caracciolo di essere rimossi dal Consiglio scientifico del mensile. Hanno motivato la decisione dicendosi a vario titolo in disaccordo con la copertura della rivista della guerra in Ucraina, ritenuta troppo favorevole alla Russia.
«Non potevo restare un minuto di più accanto a tutti quei filoputiniani sfegatati» ha detto mercoledì al Corriere della Sera Vincenzo Camporini, generale in pensione ed ex capo di stato maggiore della Difesa, uno dei quattro che ha chiesto che il proprio nome fosse eliminato dal Consiglio. Un organo che, ha detto Camporini, in realtà non si è mai davvero riunito (comprende fra l’altro anche tre persone morte): l’annuncio insomma è più che altro una presa di distanze simbolica dalla rivista.
Gli altri che hanno preso la stessa decisione sono stati Federigo Argentieri, professore di Scienze politiche e direttore del Guarini Institute for Public Affairs della John Cabot University di Roma, l’analista geopolitico Franz Gustincich e l’economista Giorgio Arfaras.
Limes, “Rivista italiana di geopolitica”, esiste dal 1993 e storicamente descrive e interpreta guerre e tensioni tra stati considerando i loro rapporti di forza per il controllo di spazi e risorse. È l’approccio tradizionale della “geopolitica”, molto popolare e adottato soprattutto dopo la guerra in Ucraina, e che però non è l’unica chiave di lettura per analizzare le guerre e la politica internazionale. Ma non è su questo che si è sviluppata la dialettica interna a Limes, quanto sulle posizioni della rivista sull’invasione russa in Ucraina e in particolare su quelle di Caracciolo, che è uno degli studiosi di politica internazionale più conosciuti in Italia, e spessissimo ospite dei talk show televisivi.
Camporini definisce le posizioni sue e di Limes «inconciliabili» e parlando di Caracciolo ha detto che è «troppo filorusso e antieuropeista (…), riguardo all’Europa la pensa ormai come Donald Trump».
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Il generale Vincenzo Camporini con il generale statunitense David Petreus a Tel Aviv nel 2010 (ANSA/US STATO MAGGIORE DIFESA)
Argentieri ha espresso posizioni simili a quelle di Camporini all’agenzia Adnkronos, definendo in generale la copertura mediatica in Italia della guerra in Ucraina «una nube tossica che avvelena il pubblico e finisce per influenzare la politica» e ritenendo Limes colpevole di un danno più grave in quanto «fonte autorevole».
Argentieri ha citato come esempio la decisione di pubblicare mappe in cui la Crimea e talvolta il Donbas venivano rappresentati non come territori contesi, ma come parte della Russia. La Crimea è stata occupata nel 2014 e annessa con un referendum ritenuto non valido dalla comunità internazionale, il Donbas è al centro della guerra cominciata con l’invasione russa del 2022.

Il Direttore della rivista Limes Lucio Caracciolo a Roma il 23 maggio 2025 (ANSA/FABIO CIMAGLIA)
Caracciolo ha commentato sempre al Corriere la decisione dei quattro dicendo che la rivista pubblica sia articoli filorussi che filoucraini perché per «fare analisi devi ascoltare tutte le voci».
Limes in latino significa “confine”, la rivista esce ogni mese e dal 2021 è affiancata anche da una scuola che organizza corsi che dice destinati «alla formazione della classe dirigente di oggi e di domani». Limes fa parte del gruppo GEDI, di proprietà di Exor, la società della famiglia Agnelli-Elkann. Non è al momento chiaro se la rivista sia fra le testate di cui GEDI sta trattando la cessione al gruppo Antenna, un conglomerato editoriale internazionale di proprietà dei Kyriakou, nota famiglia greca di imprenditori con affari nel settore dei media, delle navi, della finanza e degli immobili.
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