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  • Mercoledì 10 dicembre 2025

Un video e altre novità sul caso Luigi Mangione

Sono uscite dalle prime udienze del processo contro il 27enne accusato di aver ucciso il CEO di United Healthcare un anno fa

Luigi Mangione in tribunale a Manhattan, New York (Curtis Means /Pool Photo via AP)
Luigi Mangione in tribunale a Manhattan, New York (Curtis Means /Pool Photo via AP)

Il primo dicembre è iniziata una fase preliminare del processo contro Luigi Mangione, il ventisettenne statunitense accusato di aver ucciso Brian Thompson – amministratore delegato della società assicurativa UnitedHealthcare – il 4 dicembre del 2024 per le strade di Manhattan. Mangione è accusato di omicidio volontario e di possesso illecito di armi. Nelle udienze di questi giorni il giudice dovrà decidere quali prove potranno essere usate nel processo: alcune di queste erano inedite e sono state diffuse dai giornali per la prima volta.

Il 4 dicembre e poi nei giorni successivi, quando Mangione era stato arrestato, il caso aveva ricevuto molta attenzione in tutto il mondo. Sia perché la sua biografia era diversa da quella che la polizia e i media si aspettavano dal ricercato, sia perché sui social diversi utenti avevano espresso sostegno nei suoi confronti, interpretando il suo gesto come una forma di protesta contro il capitalismo e contro il sistema sanitario statunitense.

– Leggi anche: I CEO sono sempre più protetti

Mangione era stato arrestato il 9 dicembre 2024 in un McDonald’s di Altoona, in Pennsylvania, a più di 400 chilometri dal luogo dell’omicidio. Durante le udienze di questi giorni è stato mostrato e diffuso il filmato della bodycam dei poliziotti che lo hanno arrestato: nel video si vedono due agenti entrare nel McDonald’s, guardarsi intorno e individuare Mangione seduto a un tavolo. Si vedono e si sentono i due agenti chiedergli il nome, Mangione rispondere con un nome falso, e loro chiedergli i documenti.

È stata diffusa anche la registrazione della telefonata fatta da una manager del McDonald’s al 911, dopo che alcuni clienti avevano segnalato la presenza di un uomo dall’aspetto sospetto che somigliava al presunto responsabile dell’uccisione di Thompson. La manager aveva detto che quello che sospettava fosse Mangione era entrato nel locale con il cappello in testa e la mascherina, il volto era poco visibile, ma era comunque riuscita a notare le sue sopracciglia, l’unico dettaglio distinguibile.

Nel corso dell’udienza sono stati mostrati anche altri elementi che potrebbero costituire delle prove, tra cui il contenuto dello zaino che Mangione aveva con sé al momento dell’arresto. All’interno c’erano un quaderno, un’arma da fuoco e un silenziatore. Secondo i suoi avvocati, però, lo zaino non dovrebbe essere ammesso come prova perché la polizia lo avrebbe perquisito prima di ottenere un mandato. Nello zaino erano state trovate anche una falsa carta d’identità, un biglietto dell’autobus e diverse migliaia di dollari in contanti.

È stata resa pubblica anche una “lista di cose da fare” trovata sempre nello zaino, in cui Mangione aveva annotato varie indicazioni su come rendersi meno riconoscibile e su come muoversi dopo la fuga: «sfoltire le sopracciglia», «comprare scarpe meno appariscenti», «prendere un autobus o un treno verso ovest, in direzione di Cincinnati e St. Louis», «muoversi di notte», «stare lontano dalle telecamere di sorveglianza».

Secondo l’accusa, Mangione portava inoltre con sé altri appunti scritti a mano: tra questi c’erano una mappa con possibili vie di fuga da Pittsburgh (città della Pennsylvania dove evidentemente era diretto) e una lista di oggetti considerati utili per spostarsi e nascondersi, in cui comparivano un kit di sopravvivenza, una fotocamera digitale, una chiavetta USB, lenzuola, batterie, bottiglie d’acqua, sacchi della spazzatura, mascherine e un pasto caldo.

Mangione è sotto processo nello stato di New York, dove rischia dai 15 ai 25 anni per omicidio doloso o volontario, pena che potrebbe aumentare se fosse condannato anche per altri undici capi d’accusa minori, tra cui possesso di un’arma clandestina e falsificazione di documenti. Parallelamente è imputato in un procedimento federale, sempre per l’omicidio di Thompson, dove il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha fatto sapere che chiederà la pena di morte.

– Leggi anche: Cosa fece Luigi Mangione nei mesi precedenti all’omicidio di Brian Thompson