Fumetti per amiken e nemiken
Trent'anni fa moriva Bonvi, uno dei fumettisti italiani più influenti del Novecento, famoso soprattutto per i suoi ridicoli soldati nazisti

Nel 1968 un fumettista modenese di 27 anni vinse un concorso organizzato dalla redazione di Paese Sera, il quotidiano pomeridiano più diffuso del tempo, durante la quarta edizione del Salone del fumetto di Lucca. Presentò un soggetto rischioso: Sturmtruppen, una striscia a fumetti che raccontava le scorribande di un gruppo di scalognati, servili e goffi soldati nazisti. Si chiamava Bonvi (Franco Fortunato Gilberto Augusto Bonvicini), e negli anni successivi sarebbe diventato uno dei principali protagonisti della controcultura italiana.
Tra gli anni Settanta e Ottanta Bonvi ottenne una popolarità enorme e diventò uno dei fumettisti italiani più importanti in circolazione, apprezzato per il suo umorismo sofisticato, per la sua sensibilità politica e sociale e per la sua apertura nei confronti di generi che ai tempi erano ancora una novità, come per esempio la fantascienza. Morì il 10 dicembre del 1995, trent’anni fa.
I suoi fumetti non funzionarono soltanto in Italia, ma ottennero estesi apprezzamenti anche all’estero: furono tradotti in 11 lingue e in Europa arrivarono un po’ ovunque, persino nelle edicole sovietiche. Verso la fine degli anni Sessanta Bonvi fondò lo studio PlayComics, diventando il maestro di colleghi come Silver (Guido Silvestri, il creatore di Lupo Alberto) e Clod (Claudio Onesti), uno dei più prolifici illustratori italiani di quegli anni. Ma la fama di Bonvi non fu circoscritta soltanto al fumetto: si dedicò all’animazione, al cinema e all’editoria, e sviluppò un noto rapporto di complicità artistica con Francesco Guccini, suo amico d’infanzia.
Quando vinse il concorso indetto da Paese Sera, l’Italia era una repubblica da poco più di vent’anni, e le opere che parodiavano apertamente il nazismo erano ancora poche. Per realizzare Sturmtruppen, Bonvi partì da un’idea semplice, ma molto adatta al formato delle strisce quotidiane.
Storpiò i nomi italiani dei gradi e delle funzioni militari, “germanizzandoli” con l’aggiunta del suffisso “-en”: entrarono fin da subito nell’immaginario collettivo come Sergenten, Cuoken, Capitanen e Tenente novellinen. I soldati si muovevano goffamente, interagivano tra loro in modi molto stupidi, erano magrissimi o molto in sovrappeso e tendevano a “ennizzare” ogni parola italiana (loro erano “amiken”, gli americani “nemiken” e così via).
Tra loro c’era anche un italiano, il “fiero alleaten Galeazzo Musolesi”, un riferimento neppure troppo velato a Benito Mussolini e al suo genero, Galeazzo Ciano. Era il personaggio più codardo e approfittatore del gruppo, e inventava spesso curiosi stratagemmi per mantenersi il più lontano possibile dalla linea del fronte. L’altra sua specialità era approfittarsi dell’ingenuità dei commilitoni per farsi gli affari propri. Quando comunicava ad alta voce una delle sue trovate, spesso gli altri soldati gli dicevano: «Ach! Diafolo di un Musolesi!».

Bonvi continuò a pubblicare Sturmtruppen fino alla sua morte, nel 1995. Dal fumetto furono tratti due film e una serie animata. Nel mezzo Bonvi fece tante altre cose: creò per esempio il personaggio di Cattivik, una malefica e dispettosa macchia d’inchiostro personificata, la cui gestione fu poi affidata al collega Silver. E insieme a Guccini, con cui aveva iniziato ad abbozzare le prime tavole durante l’infanzia, scrisse Storie dello spazio profondo (1969), un’apprezzata antologia di storie di fantascienza.
Bonvi nacque a Modena il 31 marzo 1941, ma la madre lo registrò anche all’anagrafe di Parma per ottenere una doppia tessera annonaria, un documento che consentiva di acquistare generi alimentari durante i razionamenti dovuti alla guerra. Crebbe a Modena e, dopo il servizio militare, lavorò con la pubblicità nella società di produzione di cinema d’animazione di Guido De Maria, la Vimder Film, grazie alla mediazione dell’amico Guccini. Nel 1966 partecipò alla realizzazione di una réclame animata di grande successo, Salomone pirata pacioccone, che pubblicizzava gli sciroppi Fabbri al Carosello.
Negli anni Ottanta, tra le altre cose, collaborò come giornalista con il quotidiano Il Resto del Carlino, fondò Bebopalula, un periodico di musica e fumetti, e fu eletto in consiglio comunale a Bologna con una lista apparentata al PCI. Nel 1987, al termine di una lunga seduta consiliare, si dimise in modo polemico e plateale: «Non voglio offendere nessuno, ma in vita mia non ho mai trascorso tanto tempo insieme ad una tal congrega di imbecilli». Poi uscì dall’aula canticchiando i Righeira: «L’estate sta finendo, e Bonvi se ne va!».
Bonvi visse per un periodo anche in Francia, collaborando con il quotidiano di sinistra L’Humanité, e recitò come attore in due film ispirati a Sturmtruppen e diretti da Salvatore Samperi tra il 1976 e il 1982, interpretati da Cochi e Renato, Teo Teocoli, Massimo Boldi e altri. Dopo la morte, Guccini gli dedicò la canzone Lettera.
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