C’è un altro promettente farmaco contro la calvizie
Il clascoterone ha dato risultati positivi nei test clinici e potrebbe diventare il primo trattamento autorizzato contro l'alopecia androgenetica in decenni

Alla fine della scorsa settimana, l’azienda farmaceutica irlandese Cosmo Pharmaceuticals ha visto aumentare del 24 per cento le proprie azioni in Borsa, il suo miglior risultato negli ultimi 17 anni. Il grande interesse degli investitori era dovuto ai capelli: la società aveva da poco annunciato i risultati promettenti nei test clinici di un proprio farmaco per trattare la calvizie, e che potrebbe essere il primo a essere approvato in circa trent’anni per questa condizione.
La richiesta di nuove soluzioni è del resto molto alta, considerato che le forme più diffuse di calvizie interessano oltre un miliardo di persone. Pochi mesi fa un altro farmaco sperimentale aveva suscitato grande interesse, a dimostrazione delle opportunità in un settore che potrebbe fruttare enormi incassi ai produttori di nuovi trattamenti efficaci.
Il principio attivo che ha sperimentato Cosmo si chiama clascoterone ed è una molecola che la stessa società aveva sviluppato alcuni anni fa per trattare l’acne. Nei test clinici di fase 3, quindi quelli più avanzati, il farmaco ha mostrato un miglioramento relativo del 539 per cento nel conteggio dei capelli in specifiche aree dello scalpo rispetto a chi aveva applicato un placebo (cioè una sostanza che non fa nulla), mentre in un altro test il risultato è stato del 168 per cento. In entrambi i casi la sicurezza del farmaco era paragonabile a quella del placebo. I risultati devono essere presi con cautela: per ora sono stati annunciati con un comunicato, e gli esperti sono in attesa della pubblicazione dei dati.
Visti il successo del farmaco contro l’acne e la sicurezza dimostrata nel suo uso sulla pelle (topico), i ricercatori dell’azienda si erano chiesti se il medesimo principio attivo non potesse tornare utile anche nel trattamento dell’alopecia androgenetica (AGA), la forma più comune di perdita di capelli che interessa gli uomini e in misura minore le donne.
L’AGA causa un restringimento e una miniaturizzazione dei follicoli piliferi, che col passare del tempo trascorrono sempre meno tempo nella fase attiva ed entrano prematuramente in quella di riposo. Questo sbilanciamento è dovuto a fattori genetici e all’azione degli ormoni androgeni, in particolare all’accumulo di un derivato del testosterone nei follicoli (diidrotestosterone, DHT). I capelli diventano sempre più sottili, cadono e smettono di ricrescere, portando a un progressivo diradamento di solito a cominciare dai 30-40 anni (possono esserci casi precoci).
I trattamenti standard più utilizzati sono finasteride e minoxidil: il primo si assume per via orale e riduce l’accumulo del DHT nei follicoli, mentre il secondo favorisce soprattutto una migliore circolazione sanguigna locale in modo da spingere i follicoli a lavorare di più. Entrambi i trattamenti non rigenerano i follicoli delle aree calve, ma preservano quelli ancora attivi favorendo un inspessimento dei capelli. Non funzionano sempre per tutti e possono avere qualche effetto collaterale, compresa la disfunzione erettile.
Il clascoterone interviene sempre sul DHT come la finasteride, ma lo fa localmente, quindi senza necessità di assumere pillole che possono avere effetti su altre parti del corpo. Mentre la finasteride abbassa la presenza del DHT nel sangue, il clascoterone impedisce al DHT di avere un effetto sul follicolo, che in questo modo può continuare a funzionare normalmente. L’effetto è temporaneo e quindi il clascoterone deve essere applicato periodicamente per rinnovare la protezione dei follicoli.
I due studi hanno coinvolto 1.465 uomini con diagnosi di alopecia androgenetica e l’efficacia del trattamento è stata valutata con un conteggio del numero dei capelli – in un’area di un centimetro quadrato del cuoio capelluto – a distanza di sei mesi dall’inizio della terapia. In un test è stato osservato un aumento dei capelli del 539 per cento rispetto ai partecipanti che avevano applicato il placebo, mentre in un altro l’aumento è stato del 168 per cento.
L’azienda dice che la quantità assoluta di capelli ricresciuti è stata simile tra i due test, ma non ha fornito dati completi o diversi rispetto a quelli della variazione percentuale e non è quindi possibile farsi un’idea completa sulla differenza. Alcuni esperti hanno definito perlomeno insolita la scelta dell’azienda, visto che sarebbe proprio il conteggio in termini assoluti a dimostrare l’efficacia del trattamento. Cosmo ha comunque confermato che i dati completi saranno forniti nei prossimi mesi, anche perché dovranno far parte della richiesta di autorizzazione per introdurre il farmaco sul mercato negli Stati Uniti e nell’Unione Europea.
Salvo imprevisti nello studio di sicurezza di 12 mesi ancora in corso, e che terminerà nella primavera del prossimo anno, i tempi per la richiesta di autorizzazione potrebbero essere rapidi, con l’avvio della pratica già nel 2026. Cosmo ha del resto fretta: il brevetto per il clascoterone scadrà nel 2036 (salvo rinnovi) e ha quindi l’esigenza di mettere quanto prima in vendita il farmaco, in modo che si possa fare un nome e che sia poi commercialmente più in vista rispetto ai farmaci generici che alla scadenza del brevetto potranno usare il medesimo principio attivo.
Cosmo è alla ricerca di una società con cui collaborare per la commercializzazione del proprio trattamento, se dovesse essere approvato. L’azienda è inoltre al lavoro per lo sviluppo di un’applicazione per smartphone per chi userà il suo trattamento, con le istruzioni per applicare correttamente il farmaco sul cuoio capelluto e tenere traccia dei progressi. I trattamenti topici per la calvizie non fanno raggiungere spesso i risultati sperati perché sono poco pratici e gli effetti non sono da subito apprezzabili. Tutto questo porta a un alto tasso di abbandono delle terapie o a favorire alternative per via orale, che possono però comportare più effetti collaterali.



