• Italia
  • Domenica 7 dicembre 2025

Una delle opere più complicate delle Olimpiadi del 2026

A Cortina si sta costruendo una cabinovia in una zona franosa e tra molti intoppi, ma il governo dice che sarà finita per tempo

Una veduta di Cortina d'Ampezzo, 23 novembre 2025 (Li Jing/Xinhua via ZUMA Press/ANSA)
Una veduta di Cortina d'Ampezzo, 23 novembre 2025 (Li Jing/Xinhua via ZUMA Press/ANSA)
Caricamento player

Tra le molte opere che si stanno costruendo per le Olimpiadi invernali del 2026 ce n’è una a Cortina d’Ampezzo di cui in questi mesi si sta discutendo molto, perché il cantiere si trova in un’area notoriamente franosa e ci sono stati diversi intoppi, tra autorizzazioni e ricorsi. È la cabinovia Apollonio-Socrepes, dal nome della località dove è in corso la costruzione, e serve a collegare Cortina con la pista delle Tofane, dove si terranno le gare di sci alpino femminile.

Nei giorni scorsi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli e il commissario straordinario per le opere delle Olimpiadi Fabio Massimo Saldini hanno detto di essere fiduciosi sul fatto che la cabinovia possa essere completata entro l’inizio dei Giochi. Non ci si aspettava tutto questo ottimismo: i piloni dell’impianto devono ancora essere montati, a settembre c’era stata una piccola frana e alla fine di novembre l’Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza dei trasporti, aveva segnalato alcune criticità del progetto.

La cabinovia Apollonio-Socrepes è una delle infrastrutture più importanti in Veneto per queste Olimpiadi molto diffuse (nel senso che hanno molte sedi in cui si svolgono le gare), ma è anche una di quelle più contestate. Morelli ha specificato che non era prevista la sua realizzazione entro l’inizio dei Giochi, perché non era tra le opere considerate indifferibili (e in effetti nel piano delle opere la fine dei lavori è ancora indicata per il 31 luglio 2026: sembrerà strano, ma non tutte le opere per le Olimpiadi si fanno effettivamente per le Olimpiadi). Saldini però ha detto che si punta a finire l’impianto entro la fine di dicembre, così da poterlo collaudare nelle successive tre settimane, quindi in tempo per l’inizio delle Olimpiadi il 6 febbraio.

Morelli e Saldini sostengono che l’Ansfisa abbia dato il “nulla osta tecnico” (cioè un’autorizzazione) all’intero impianto. Solo la scorsa settimana però l’Ansfisa aveva detto di aver dovuto sollecitare l’invio di tutti i documenti, e che ancora mancavano alcune certificazioni relative alla sicurezza degli impianti, previste dalle norme europee e necessarie per ottenere l’autorizzazione definitiva. Non è chiaro se in questi pochi giorni i problemi siano stati risolti.

L’Ansfisa faceva poi notare che il progetto della cabinovia non è ancora definitivo: ci sono varianti in corso d’opera e manca ancora un «parere di compatibilità rispetto a frane e valanghe da parte della Regione Veneto».

La regione conferma che non ha ancora valutato il progetto, né quindi rilasciato la dichiarazione di immunità da frane: in sostanza è una certificazione in cui si dice che l’area non è soggetta al rischio di frane o che, se lo è, sono stati adottati tutti gli accorgimenti per evitare pericoli. Il motivo è che gli uffici non hanno ancora ricevuto il progetto esecutivo definitivo. Il Post ha chiesto all’Ansfisa a che punto siano le autorizzazioni, ma al momento non ha avuto una risposta.

Il progetto della cabinovia di Socrepes prevede l’installazione di dieci piloni e la costruzione di tre stazioni, quella di valle, quella di monte e una terza intermedia. Le cabine saranno 50, da 10 persone al massimo, e l’impianto potrà trasportare 2.400 persone all’ora: l’obiettivo è consentire a quanti più visitatori di assistere alle gare di sci alpino femminile. Il cantiere è stato aperto alla fine di luglio dopo una vicenda complicata che ha riguardato l’appalto, e i lavori sono in corso. Saldini ha detto che sono state completate le stazioni di valle e di monte, e anche le strutture per i piloni: in questi giorni dovrebbe iniziare la loro posa, con trasporto via elicottero.

L’avvio del cantiere era stato travagliato perché nessuna azienda si era presentata alla gara d’appalto organizzata per assegnare i lavori, che scadeva lo scorso giugno. Una delle principali società del settore, l’altoatesina Leitner, aveva detto al giornale online Salto che per via delle «incertezze sul versante geologico» l’impianto sarebbe stato «irrealizzabile nei tempi richiesti».

Dopo una serie di vicende legate alle autorizzazioni ambientali, Saldini aveva sfruttato la possibilità della “procedura negoziata”, aveva cioè contattato direttamente delle aziende costruttrici per proporre loro il cantiere, con la possibilità di aumentare i fondi per finanziarlo. In questo modo, un mese dopo la chiusura del bando, i lavori sono stati assegnati a tre aziende che si sono associate a questo scopo: Graffer, una piccola società bresciana che si occupa di impianti a fune, che generalmente effettua solo revisioni e il cui titolare è a processo per un altro impianto (molto più piccolo, in provincia di Verona), Dolomiti Strade ed Ecoedile. Da allora sono stati aumentati i fondi previsti per la realizzazione dell’impianto, che ora ammontano a circa 35 milioni di euro.

Per accelerare i lavori, nelle scorse settimane Simico, la società che si occupa della costruzione degli impianti per le Olimpiadi del 2026, ha nominato un nuovo direttore dei lavori: Michele Titton, amministratore delegato di ITS Engineering, l’azienda che ha diretto i lavori anche per la costruzione della pista da bob di Cortina, di cui in questi anni si è discusso molto. In una recente intervista Titton ha detto che la cabinovia si può realizzare nei tempi annunciati e ha spiegato come tecnicamente intende farlo. Nel frattempo il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio ha respinto il ricorso di un gruppo di residenti delle località di Lacedel e Mortisa, che volevano fermare la realizzazione della cabinovia.

– Leggi anche: Come cambierà l’Arena di Verona con le Olimpiadi invernali