Il Sudan ha accusato il gruppo paramilitare delle RSF di aver ucciso quasi 80 persone in un massiccio attacco contro un asilo

Il ministero degli Esteri sudanese ha accusato le Rapid Support Forces (RSF) di aver attaccato un asilo nella zona di Kaloqi, nello stato del Kordofan Meridionale, nel sud del Sudan, uccidendo almeno 79 persone, tra cui 43 bambini. Le RSF sono un potente gruppo paramilitare che da oltre due anni sta combattendo una sanguinosa guerra civile contro l’esercito regolare del paese. Il ministero ha detto che l’asilo è stato bombardato giovedì con missili lanciati da alcuni droni, e che in seguito sono stati attaccati anche i medici e i civili intervenuti per i soccorsi. Sabato Emergency Lawyers, un gruppo che si occupa di diritti umani e che documenta le violenze contro i civili, ha detto che c’è stato un nuovo attacco sempre nella stessa zona.

Per ora le RSF non hanno commentato. A loro volta hanno accusato l’esercito sudanese di essere responsabile di un attacco compiuto venerdì a un mercato nella regione del Darfur, nella parte sudoccidentale del Sudan.

La guerra civile in Sudan è iniziata nell’aprile del 2023, dopo una lunga fase di tensioni politiche, e da allora ha provocato almeno 150mila morti, assieme a una delle peggiori crisi umanitarie di questo secolo. I combattimenti stanno coinvolgendo buona parte del territorio del paese, il terzo più grande del continente africano e uno dei più poveri al mondo. A fine ottobre le RSF hanno conquistato Al Fashir, l’ultima città della regione del Darfur che ancora non controllavano, e dopo l’occupazione hanno compiuto uccisioni sommarie di civili, tra cui centinaia di persone che si trovavano nell’ultimo ospedale funzionante della città.

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