Nessuno ha mai giocato a snooker come Ronnie O’Sullivan
Compie cinquant'anni il più famoso giocatore del biliardo con le palle colorate, noto per il suo gioco spettacolare e il suo carattere esuberante

Nella storia dello snooker, la variante del biliardo giocata soprattutto nel Regno Unito o nei paesi del Commonwealth, non ci sono giocatori tanto famosi, talentuosi e di successo come l’inglese Ronald Antonio O’Sullivan, più noto come Ronnie, che oggi compie 50 anni.
O’Sullivan è apprezzato in particolare per lo stile di gioco molto spettacolare. Quasi tutti i giocatori di snooker si prendono molto tempo prima di colpire, soprattutto per studiare il posizionamento successivo della bilia bianca (la battente, cioè quella che si deve colpire con la stecca). Lui è velocissimo, al punto che spesso gli arbitri faticano a stargli dietro nel riposizionare le bilie colorate sul tavolo. Sin dalla sua prima stagione da professionista, nel 1992-93 (cominciata peraltro vincendo 74 delle prime 76 partite), è stato soprannominato The Rocket (il razzo) proprio per questa sua caratteristica.
È un modo di giocare che si è dimostrato molto efficace per lui, visto che ha il record di vittorie nell’era moderna in tutti e tre i tornei della cosiddetta Tripla Corona, paragonabili per importanza al Grande Slam nel tennis. Ha vinto 8 UK Championship, 7 Masters e 7 campionati del mondo; in tutto, finora ha vinto 41 tornei. L’ultima vittoria in un torneo della Tripla Corona è quella del 2023 all’UK Championship, quando è diventato il più anziano a vincerlo, trent’anni dopo il primo successo (nel 1993, quando a 17 fu anche il più giovane a farlo).

Ronnie O’Sullivan con la coppa dell’ultimo UK Championship vinto, nel 2023 (George Wood/Getty Images)
Lo snooker si gioca con 15 bilie rosse, 6 di altri colori e una bianca, la battente, su un tavolo molto grande (3,66 per 1,83 metri) con sei buche. I giocatori devono imbucare una bilia rossa e una colorata qualsiasi, in sequenza. Una volta imbucate, le bilie rosse vengono tolte dal gioco. Le colorate, invece, vengono rimesse in gioco in punti del tavolo prestabiliti (quello che gli arbitri faticano a fare, con la velocità di O’Sullivan) fino a che tutte le rosse non sono state imbucate. A quel punto il giocatore deve ripulire il tavolo, imbucando cioè le colorate in ordine di valore: gialla, verde, marrone, blu, rosa e nera.
Per vincere un match di snooker bisogna vincere un certo numero di partite, dette frame, che varia a seconda sia del torneo e della fase del torneo: per esempio il primo turno dei Mondiali viene giocato al meglio dei 19 frame (quindi vince chi arriva per primo a dieci), mentre la finale della stessa competizione si gioca al meglio dei 35 frame (vince chi arriva per primo a 18). Non c’è un punteggio massimo nel singolo frame, essendoci le penalità (quando si manca la pallina o se ne colpisce una che non va colpita in quel momento si danno punti all’avversario), ma esiste la serie perfetta da 147 punti, ottenibili imbucando sempre la bilia nera dopo ciascuna delle quindici rosse.
Nel 1997 O’Sullivan completò una serie perfetta in appena 5 minuti e 8 secondi, un tempo tutt’oggi imbattuto. Nessuno ha fatto tante serie perfette come O’Sullivan (17), che ha totalizzato anche 1.313 centoni, cioè frame in cui si superano i 100 punti. Ad agosto, nella semifinale del Saudi Arabia Masters (sì, pure lo snooker è arrivato da quelle parti), O’Sullivan ha fatto una cosa riuscita solo un’altra volta nella storia di questo sport: due serie perfette nella stessa partita, guadagnando pure un bonus da 167mila euro. Dopo quella partita il suo avversario, Chris Wakelin, lo ha definito «il miglior giocatore di sempre», e lo stesso O’Sullivan ha detto di non aver mai giocato tanto bene.
O’Sullivan gioca quasi sempre all’attacco (nello snooker ci si può difendere cercando di rendere complicato il tiro all’avversario, posizionando la bianca in punti difficili del tavolo) ed è praticamente ambidestro, una caratteristica che lo avvantaggia in diverse situazioni altrimenti scomode. Il suo impatto sullo snooker è accostabile a quello di altre leggende sportive: lui stesso, qualche anno fa, aveva citato come termini di paragone per la sua carriera il golfista Tiger Woods e il tennista Roger Federer.
In questo momento O’Sullivan è quinto nel ranking mondiale, dopo essere stato per anni il numero 1. Agli UK Championship che si stanno giocando in questi giorni (la finale sarà domenica) è stato però eliminato al primo turno dal cinese Yuelong Zhou.
Le ultime buche della seconda serie perfetta fatta contro Wakelin
O’Sullivan è conosciuto anche per la sua personalità esuberante e la sua difficile storia personale. È figlio di un imprenditore londinese proprietario di vari sexy shop e condannato per l’uccisione di un uomo in una rissa, e di una donna siciliana anche lei finita in carcere, per reati fiscali. In passato ha sofferto di depressione e ha abusato di alcol e droghe illegali. Dal 2011 è stato seguito per alcuni anni dallo psichiatra Steve Peters, una figura molto autorevole nella psicologia sportiva britannica. I problemi di salute mentale che hanno accompagnato O’Sullivan in molti momenti della sua carriera sono al centro di Ronnie O’Sullivan: The Edge of Everything, un documentario prodotto da Prime Video e uscito al cinema nel novembre del 2023 nel Regno Unito.
Le sue vicissitudini extra sportive e la sua esuberanza al tavolo da gioco lo hanno reso un’icona pop ben oltre lo snooker. Al campionato del mondo 1996 giocò (e vinse) tre frame consecutivi usando solo la mano sinistra (non la sua migliore, seppur ambidestro) contro il canadese Alain Robidoux, che alla fine della partita non gli strinse la mano, accusandolo di essere antisportivo.
In un mondo pacato e fondamentalmente conservatore come quello dello snooker e del biliardo in generale, O’Sullivan è stato un personaggio anticonformista sin da quando, a dieci anni, mise a segno il suo primo centone. Moltissime persone, anche in Italia (dove lo snooker viene trasmesso da Eurosport), si sono appassionate allo snooker grazie a lui e ancora oggi, a 50 anni, le sue partite sono quasi sempre spettacolari.
Un documentario su un giocatore di biliardo, o su una rockstar?
Alla fine della partita contro Ding Junhui con cui ottenne l’ottavo UK Championship, due anni fa, lasciò intendere di aver iniziato a considerare l’eventualità del ritiro: «Vincere è sempre fantastico, ma non provo la stessa eccitazione di anni fa, quando vincevo i miei primi titoli. Mi dà più energia andare a correre la mattina o fare colazione al bar, e non ho quasi mai voglia di giocare. Anche oggi, durante questa partita, non ero molto in vena e avrei preferito restare a letto e guardare un po’ di Netflix».
In un’intervista data a TNT Sports prima degli UK Championship di quest’anno ha detto di aver ritrovato la passione per lo snooker. Ci sono stati del resto altri momenti in cui la sua carriera sembrava in fase calante, ma poi O’Sullivan ha sempre stupito tutti con fragorosi ritorni. Dopo la sconfitta contro Yuelong Zhou ha detto che ancora non sa se il prossimo gennaio giocherà il Masters, il torneo a cui partecipano i primi sedici giocatori del ranking mondiale. Anche lì, è stato sia il più giovane che il più anziano vincitore.
10 minuti di “momenti O’Sullivan”



