La “guerra culturale” ai soffiatori di foglie
Sono rumorosi e inquinanti, spostano lo sporco anziché rimuoverlo, e tra i loro detrattori più agguerriti c'è Cate Blanchett

Un attrezzo a motore apparentemente innocuo sembra essere progettato apposta per fare accapigliare le persone nel 2025. I soffiatori di foglie sono assordanti, inquinano e servono a spostare foglie secche e sporcizia da una parte a un’altra, non a rimuoverle. Non sorprende quindi che in diversi paesi siano da tempo materia di una disputa accanita e, in molti casi, di ordinanze comunali che ne limitano o vietano del tutto l’utilizzo.
A Zurigo, la città più popolosa della Svizzera, si è tenuto a fine settembre un referendum specifico. Il 61,7 per cento dei votanti ha approvato un regolamento che vieta l’uso dei soffiatori di foglie a motore tradizionale e ammette l’uso dei modelli a motore elettrico, ma solo da ottobre a dicembre. Per i sostenitori della proposta i soffiatori causano inquinamento atmosferico e acustico, e devastano la fauna riducendo la popolazione di diverse specie di insetti. Secondo gli oppositori il divieto è «l’espressione di una cultura proibizionista assurda e antisociale», e rende la vita inutilmente difficile a molte persone.
Varie forme di restrizione all’uso dei soffiatori sono discusse o in vigore anche in altre città europee, tra cui Monaco di Baviera, e soprattutto negli Stati Uniti, dove l’uso di attrezzi da giardino a motore tradizionale è vietato in oltre 150 città. È un argomento molto dibattuto e divisivo, di cui parlano non soltanto politici locali ma anche personaggi pubblici famosi.
Tra questi, l’attrice Cate Blanchett è probabilmente la più agguerrita e tenace oppositrice dei soffiatori di foglie. «Devono essere eliminati dalla faccia della Terra», ha detto di recente al conduttore del programma online SubwayTakes, che intervista ospiti famosi nella metropolitana di New York. Ma è una battaglia che Blanchett combatte da molti anni, da prima che diventasse argomento di una “guerra culturale” negli Stati Uniti. Li considera «una metafora di ciò che non va in noi come specie», perché servono a «soffiare via la roba da un lato all’altro del nostro prato, mentre il vento la riporta indietro».
Le ragioni dell’odio comune per i soffiatori di fogliame sono comprensibili o facilmente immaginabili. Secondo uno studio, il rumore che producono può danneggiare le cellule ciliate dell’orecchio interno e attraversare le pareti degli edifici anche a grandi distanze. Come altri attrezzi da giardino a motore tradizionale, altrettanto contestati, rilasciano inoltre sostanze inquinanti nell’ambiente. Per alcune di queste (non l’anidride carbonica), utilizzare un soffiatore di foglie per un’ora è come guidare una vecchia berlina per 160 chilometri. E in generale le auto moderne devono rispettare standard antinquinamento molto più rigidi, ha detto all’Economist Kirsten Schatz di CoPIRG, un’associazione di consumatori in Colorado.

Tre addetti alla manutenzione di un campo da golf utilizzano i soffiatori per asciugarlo durante il torneo Houston Open, a Houston, l’11 novembre 2021 (AP Photo/Michael Wyke)
In una certa misura è anche il modo stesso in cui funzionano i soffiatori a suscitare critiche e a renderli, secondo molte persone, uno strumento di espressione perfetta di pigrizia e menefreghismo. Chi li utilizza riduce molto o annulla del tutto il lavoro di rastrello – lavoro suo o retribuito ad altre persone – e spesso si limita a soffiare via le foglie dalla sua proprietà verso le proprietà altrui. Questo spiega anche perché i soffiatori siano così centrali nell’industria degli attrezzi da giardinaggio, che negli Stati Uniti vale 44 miliardi di dollari l’anno.
Di conseguenza i soffiatori hanno anche molti difensori: le aziende di attrezzi da giardino, per esempio. Alcune, scrive Bloomberg, sostengono che i soffiatori a motore elettrico non siano potenti ed efficienti quanto quelli tradizionali, e che questo implichi maggiori costi di manutenzione – sia pubblici, sia privati – di giardini, viali e altri spazi. Non è nemmeno detto che l’uso dei soffiatori debba per forza essere egoistico e irresponsabile. In alcuni casi possono servire a soffiare via foglie, sfalci d’erba o detriti che è difficile rimuovere diversamente, e che vengono poi raccolti e smaltiti in modo appropriato.
A proposito dei soffiatori utilizzati per ripulire le strade, per esempio, il Comune di Padova rispose ad agosto a un cittadino che attraverso il quotidiano il mattino si lamentava della quantità di polvere dispersa nell’aria da quei mezzi, e chiedeva l’uso di «sistemi di aspirazione silenziosi ed ecocompatibili». Il Comune rispose di avere introdotto soffiatori elettrici, dove possibile, e che i soffiatori sono utilizzati sempre in combinazione con mezzi meccanici aspiranti, «dotati di sistemi di abbattimento polveri e filtri ad alta efficienza».
Negli Stati Uniti il dibattito ha assunto da tempo connotazioni politiche e faziose. Le città che hanno emanato ordinanze che vietano o limitano l’uso dei soffiatori di foglie sono tendenzialmente amministrate dai Democratici, o sono formate in gran parte da cittadini che hanno votato per i Democratici alle elezioni politiche più recenti. I governi del Texas e della Georgia, che sono invece in mano ai Repubblicani, hanno approvato leggi che vietano alle amministrazioni locali di emanare ordinanze che considerino in modo diverso i soffiatori a motore tradizionali e quelli a motore elettrico.
Infine c’è anche una questione estetica. Spesso i giardinieri abituati alla potenza e all’efficienza dei soffiatori tradizionali sostengono che non ci siano modi alternativi per avere il giardino perfettamente pulito come richiesto dai clienti. Ma questa «estetica innaturale», come scrive Bloomberg, esiste esattamente perché è stata introdotta dall’industria dei soffiatori, che ha normalizzato la rimozione delle foglie «da un paesaggio che non avrebbe mai dovuto essere lasciato così spettacolarmente senza».



