Il governo permetterà di lavorare in Italia ai cittadini di 7 paesi stranieri con origini italiane

Lunedì il governo italiano ha emesso un decreto secondo cui i cittadini di sette paesi stranieri (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Stati Uniti, Uruguay e Venezuela) discendenti da cittadini italiani possono entrare in Italia per lavorare come dipendenti. È di fatto un allargamento del “decreto flussi”, cioè quella misura con cui annualmente il governo in carica decide quanti lavoratori stranieri far arrivare in Italia, che era stato approvato dal governo a giugno e convertito definitivamente in legge dal Senato oggi. I sette paesi selezionati sono quelli in cui le persone iscritte al registro dei cittadini italiani residenti all’estero (AIRE) sono più di 100mila. L’obiettivo del governo è di «favorire l’immigrazione di ritorno» dei discendenti di cittadini italiani emigrati.
Il “decreto flussi” stabilisce quante persone straniere possono essere regolarizzate per venire a lavorare in Italia, divise per i mestieri in cui c’è più carenza (come badanti, professionisti sanitari, operai, eccetera). Quello approvato quest’anno prevede l’ingresso di poco meno di 500mila nuove persone entro il 2028, a cui con il decreto di martedì si aggiungeranno le persone che discendono da cittadini italiani, e che potranno quindi essere assunte in Italia e trasferircisi legalmente. È difficile dire se la deroga introdotta dal decreto favorirà effettivamente il ritorno di un numero significativo di discendenti di italiani che vivono all’estero.
Il “decreto flussi” è stato molte volte definito dall’attuale governo come il modo migliore per far arrivare regolarmente nuovi lavoratori stranieri in Italia, ma è noto che molto spesso, attraverso il decreto, vengano regolarizzati lavoratori stranieri già presenti in Italia e che finora avevano lavorato da irregolari. Il “decreto flussi” ha inoltre diversi altri problemi: fra questi c’è il fatto che funziona tramite i cosiddetti click day, giornate in cui sono aperte le richieste dei datori di lavoro per lavoratori stranieri, che vengono evase in ordine di presentazione delle domande. In pratica arriva prima chi fa il click più veloce, secondo una logica ritenuta iniqua dalle imprese. Uno dei modi proposti dal governo per superare questa criticità è l’aumento delle categorie di lavoratori che possono entrare al di fuori delle quote: è il caso del decreto di lunedì.
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