L’esercito del Sudan ha rifiutato la proposta di tregua mediata dagli Stati Uniti per porre fine alla guerra civile

Soldati sudanesi a marzo del 2025 (AP Photo, File)
Soldati sudanesi a marzo del 2025 (AP Photo, File)

Lunedì Abdel Fattah al-Burhan, il capo dell’esercito regolare del Sudan, dove è in corso da oltre due anni una sanguinosissima guerra civile, ha detto che non accetta la tregua per motivi umanitari proposta e mediata dagli Stati Uniti insieme ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto. La proposta di tregua era stata accettata a inizio novembre dalle Rapid Support Forces (RSF), il gruppo paramilitare che sta combattendo con l’esercito la guerra civile, ma per una sua eventuale entrata in vigore mancava proprio l’approvazione dell’esercito: secondo Abdel Fattah al-Burhan la proposta è troppo sbilanciata a favore delle RSF.

La guerra civile in Sudan è iniziata nell’aprile del 2023, e da allora i combattimenti e gli attacchi hanno provocato 12 milioni di sfollati (su circa 50 milioni di abitanti), almeno 150mila morti e una delle peggiori crisi umanitarie di questo secolo. La guerra era iniziata proprio con alcuni violenti scontri tra l’esercito regolare guidato da Fattah al-Burhan, che ambisce a diventare il leader supremo del paese, e le RSF, che di fatto sono un esercito parallelo e sono comandate dal vicepresidente Mohamed Hamdan Dagalo, noto anche come Hemedti, ugualmente interessato a comandare il paese.

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