Il pattinaggio di figura oggi è una questione soprattutto di salti
Un tempo quasi non esistevano, oggi i vari Axel, Lutz e Salchow sono il fulcro delle prove e vengono fatti con sempre più rotazioni

I salti sono una parte fondamentale del pattinaggio di figura moderno. Detto anche pattinaggio artistico, è la disciplina che praticava Carolina Kostner e prevede l’esecuzione di una coreografia con i pattini sul ghiaccio, accompagnati dalla musica, da soli o in coppia. Tra tutti gli esercizi e gli elementi coreografici, sono appunto i salti che atleti e atlete compiono a determinare più di tutto il livello della loro prestazione: più sono difficili da eseguire, più valgono punti se fatti bene. I migliori pattinatori contemporanei, come Ilia Malinin, riescono a completare salti quadrupli, ovvero con quattro rotazioni in aria.
Alcuni salti sono diventati famosi, come l’Axel, mentre altri sono perlopiù sconosciuti e irriconoscibili. Secondo alcuni commentatori e addetti ai lavori, tuttavia, stanno diventando fin troppo importanti nell’esito di una gara, e di conseguenza anche più estremi. Un esteso dibattito è in corso: riguarda i sistemi di punteggio e l’interpretazione delle regole che normano i salti.
Nelle ultime stagioni si sta assistendo a sempre più esibizioni con «un salto dopo l’altro, senza nulla in mezzo», dice il pattinatore italiano Nikolaj Memola. Il tentativo di fare un salto quadruplo a tutti i costi, secondo Memola, non fa che «snaturare l’essenza» della disciplina.

Il portentoso ventenne statunitense Ilia Malinin (Tim Clayton/Corbis via Getty Images)
Le specialità del pattinaggio di figura sono quattro: individuale maschile, individuale femminile, pattinaggio a coppie e danza su ghiaccio (in quest’ultima si fanno molti meno salti e manovre acrobatiche). Per la prima volta alle Olimpiadi di Sochi 2014 ha debuttato la prova a squadre, che sarà anche a Milano Cortina 2026.
In ogni gara i pattinatori si esibiscono prima nel “programma corto”, che dura 2 minuti e 40 secondi, e nel “programma libero” (o lungo), che dura 4 minuti. Ogni programma deve contenere alcuni elementi obbligatori, da fare in un ordine facoltativo, e altre cose che invece possono decidere gli atleti. Il sistema di punteggio è abbastanza cervellotico: il livello di esecuzione degli elementi tecnici e delle componenti artistiche sono valutati separatamente dai giudici. Per la parte tecnica, a ogni elemento viene assegnato un punteggio da +5 a -5, in base alla qualità dell’esecuzione. Per la parte artistica invece i giudici valutano con un punteggio da 1 a 10 cose come l’interpretazione o la composizione del programma.
Affinché un salto venga valutato positivamente dai giudici, dev’essere alto e lungo, con uno stacco e un atterraggio impeccabili. E il tutto dev’essere fatto a tempo di musica, tra le altre cose.
C’è chi riesce a farla sembrare una cosa semplice
I pattinatori in gara fanno sei tipi di salti, il cui nome è spesso un tributo al loro ideatore, o a chi li ha eseguiti per primo. I sei salti si dividono in due categorie, a seconda di come avviene la fase di stacco. Aumentano di valore in base al numero di rotazioni che vengono effettuate e, se eseguiti nella seconda metà del programma, ricevono punti extra.
Si chiamano Axel, Salchow e Rittberger i tre salti che partono dal filo destro o sinistro della lama del pattino (se destro o sinistro dipende da qual è la gamba forte dell’atleta). Facendo attrito sul ghiaccio col dentello anteriore, invece, si eseguono i salti puntati: Toe Loop, Flip e Lutz. La lama del pattino da pattinaggio di figura è concava e ha spigoli taglienti: i fili, o edges. Ciascun pattino ha dunque un doppio contatto col ghiaccio. Nella parte anteriore è presente una superficie dentellata con la quale fare attrito sul ghiaccio.
Il più riconoscibile è l’Axel: è l’unico che si effettua guardando avanti, deve il suo nome al norvegese Axel Paulsen che lo inventò a fine Ottocento ed è celebre al punto da essere diventato una mossa del franchise Pokémon. Ilia Malinin finora è l’unico ad aver eseguito un quadruplo Axel. Ulrich Salchow invece, che dà il nome a un altro salto, fu il primo vincitore della prima medaglia d’oro olimpica nel pattinaggio di figura, alle Olimpiadi estive (!) di Londra 1908.
Fino a pochi decenni prima di quelle Olimpiadi, il pattinaggio era poco più che un modo per spostarsi. Lev Tolstoj, che a sua volta pattinava, in una celebre scena del romanzo Anna Karenina descrive una sequenza di movimenti compiuti sul ghiaccio da Kitty, senza mai accennare a salti. Per gran parte dell’Ottocento non sono stati considerati virtuosismi e venivano usati soprattutto per schivare ostacoli come pezzi di legno o cappelli.
Solo negli anni Trenta del Novecento, sostiene James R. Hines nell’Historical Dictionary of Figure Skating, i salti sono arrivati nelle gare di pattinaggio di figura. All’inizio erano considerati «inappropriati» soprattutto per le donne, le cui gonne sarebbero potute svolazzare sopra il ginocchio. Anche grazie a pioniere come Janet Lynn ed Elaine Zayak, le cose cominciarono a cambiare, e i salti a essere sempre più presenti.
«Ora come ora l’equilibrio è sbilanciato e il potere è nelle mani di chi fa i salti tripli» diceva già nel 1968 Peggy Fleming, medaglia d’oro olimpica nel singolare femminile. Nel pattinaggio di figura di oggi è in corso un dibattito simile, riguardo i salti quadrupli anziché i tripli.
Aggiungere una rotazione a un salto non è facile. Il doppio Axel venne chiuso con successo per la prima volta nel 1948. Il triplo Axel solo trent’anni dopo. Ilia Malinin ha completato il primo quadruplo Axel di sempre nel settembre del 2022. Da qualche anno una più estesa capacità di chiudere salti sempre più complessi ha dato il via alla «rivoluzione dei quadrupli» anche nel pattinaggio di figura femminile.
Di recente la biomeccanica è riuscita a dare un grande aiuto ai pattinatori. Cambiare la posizione di un braccio di pochi gradi durante una rotazione, è stato scoperto, può fare una grande differenza. Ormai si pensa, tuttavia, che sia stato raggiunto il limite: è impossibile arrivare ai quintupli con le attuali regole ed equipaggiamenti.
Il commentatore tecnico di Eurosport Massimiliano Ambesi concorda con Nikolaj Memola quando dice che i salti hanno preso troppo spazio nello sport. Nel descrivere la prestazione con cui Malinin è diventato campione del mondo ai recenti Mondiali di Boston, Ambesi ha riassunto il programma dello statunitense come un susseguirsi di salto quadruplo e tirare il fiato, salto quadruplo e tirare il fiato, e così via. A volte, dice ancora Ambesi, i punteggi «non rispecchiano quanto si vede sul ghiaccio», perché favoriscono atleti eccezionali piuttosto che pattinatori-artisti completi.
Nel giugno del 2024 l’International Skating Union, la federazione che gestisce lo sport, ha riammesso l’uso in gara del backflip, o salto mortale all’indietro, vietato nel 1977 perché considerato troppo pericoloso. Certamente affascinante da un lato, il backflip è ritenuto solo l’ultimo dei tentativi di rendere più televisiva possibile una disciplina attorno alla quale l’interesse va calando.



