Cos’è questa storia del presunto complotto di Mattarella contro Meloni

Ne ha scritto La Verità con un'enfasi ingiustificata, ma un esponente di Fratelli d'Italia gli ha dato credito, e un po' tutti si sono arrabbiati

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente Sergio Mattarella a Roma, 25 aprile 2025 (ANSA/Filippo Attili/Palazzo Chigi)
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente Sergio Mattarella a Roma, 25 aprile 2025 (ANSA/Filippo Attili/Palazzo Chigi)
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La richiesta di Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, di smentire due articoli usciti sul giornale La Verità martedì è diventata un caso politico. Negli articoli, un editoriale del direttore Maurizio Belpietro e un pezzo di cronaca firmato da Ignazio Mangrano, alcuni collaboratori del presidente Sergio Mattarella vengono accusati di voler ostacolare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. In realtà Ignazio Mangrano è uno pseudonimo, e l’articolo di cronaca è quasi uguale a quello contenuto in una mail firmata da un certo “Mario Rossi” e inviata a varie redazioni domenica. La Verità è l’unico giornale che ha scelto poi di pubblicarla martedì.

Nel suo editoriale, Belpietro scrive che alcuni consiglieri di Mattarella vorrebbero «fare lo sgambetto» a Meloni, impedendole di finire il mandato e di vincere di nuovo le prossime elezioni, nel 2027. A questo scopo, i consiglieri avrebbero immaginato di contrapporre al centrodestra una lista civica di centro con dentro tutti gli altri partiti: «L’operazione, a prescindere da chi la debba guidare, passerebbe però dalla rottura della coalizione di centrodestra […], per portare una parte centrista in braccio ai compagni [cioè al centrosinistra, ndr]. Obiettivo, impedire non solo una vittoria di Giorgia Meloni, ma che una maggioranza non di sinistra nella prossima legislatura possa decidere il sostituto di Sergio Mattarella».

Belpietro cita in particolare un consigliere, l’ex parlamentare del Partito Democratico Francesco Saverio Garofani, che oggi è segretario del Consiglio Supremo di Difesa (l’organismo presieduto dal capo dello Stato e nel quale, insieme ai più importanti ministri e ai dirigenti militari, si discutono le questioni di sicurezza nazionale). Dice che Garofani avrebbe auspicato «un grosso scossone» per interrompere il governo Meloni.

Ma le parole attribuite a Garofani non sono state dette direttamente alla Verità, sono contenute nella mail anonima e ripubblicata, in cui l’autore dice di avere ascoltato una conversazione di Garofani in un locale pubblico. Secondo questa mail Garofani auspicherebbe un «nuovo Ulivo» (coalizione di centrosinistra costituita da Romano Prodi nel 1995), in cui potrebbero avere un ruolo Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, e lo stesso Prodi. Garofani avrebbe anche detto che, se non fosse morto, il premier ideale oggi sarebbe David Sassoli, ex presidente del Parlamento Europeo.

Al Corriere della Sera Garofani non ha smentito per intero questa versione, pur dicendosi molto amareggiato per la vicenda. Ha negato tuttavia in modo deciso l’esistenza di un complotto per rovesciare il governo Meloni, assicurando di «non aver mai fatto dichiarazioni fuori posto, mai esibizioni di protagonismo». Garofani è da tempo molto vicino a Mattarella: dopo un primo impegno politico nella Democrazia Cristiana, fu eletto per la prima volta alla Camera nel 2006 con la coalizione dell’Ulivo per poi entrare nel Partito Democratico l’anno successivo. È stato deputato fino al 2018, e in seguito consigliere di Mattarella per le questioni istituzionali, e dal 2022 per il Consiglio Supremo di Difesa.

Galeazzo Bignami alla Camera, 23 settembre 2025 (ANSA/FABIO FRUSTACI)

Il caso politico non è nato tuttavia dopo la pubblicazione degli articoli della Verità ma solo quando, verso la tarda mattinata di martedì, Bignami ha chiesto una smentita, non specificando bene a chi fosse rivolto, se a Garofani o al Quirinale. Ha anche detto che in mancanza di una smentita ufficiale sarebbe stato legittimo dedurre che le accuse fossero fondate.

La presidenza della Repubblica ha quindi diffuso un comunicato insolitamente duro (e che in verità è un po’ una smentita) in cui si dice che «al Quirinale si registra stupore per la dichiarazione del capogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo». Dopo il comunicato della presidenza Bignami ha specificato che la richiesta di rettifica non era rivolta al Quirinale o a Mattarella ma al consigliere Garofani.

Anche Belpietro ha commentato la vicenda martedì parlando con la radio RTL 102.5: anche lui si aspettava una smentita da Garofani, e ha accusato la presidenza della Repubblica di voler mettere un «silenziatore» alla storia. In realtà, anche se secondo Bignami l’articolo della Verità sarebbe circostanziato, molte cose non si capiscono. Lo stesso «scossone» che Garofani avrebbe auspicato non si sa cosa sia, come scrive lo stesso Belpietro, che tra l’altro nel suo editoriale fa riferimento a una fonte anonima «più che autorevole». Non si sa però se lui o altri giornalisti della Verità abbiano verificato da chi sia arrivata questa mail firmata “Mario Rossi”.

Quella di Garofani insomma ha tutta l’aria di un’opinione personale detta con un po’ di avventatezza in un luogo in cui poteva essere ascoltato da altre persone.

Inoltre la conversazione da cui sarebbero state estrapolate le dichiarazioni di Garofani sarebbe avvenuta a una cena informale durante la visita di Mattarella in Germania, alcuni giorni fa. Gli articoli sono però usciti solo martedì: il giorno prima si era tenuto il Consiglio Supremo di Difesa, da cui era uscito un comunicato molto netto sulla necessità di continuare a sostenere l’Ucraina nella guerra contro la Russia. La Verità è un giornale molto critico nei confronti dell’Ucraina: negli ambienti politici il tempismo dell’articolo è stato interpretato come non casuale.

Non è la prima volta comunque che Bignami crea situazioni di conflitto che imbarazzano il suo partito e quelli alleati nella maggioranza di governo. Il deputato infatti è noto per le sue intemperanze, tanto che alcuni ministri e la stessa Meloni gli hanno raccomandato maggiore cautela. Bignami, che in passato aveva militato nel Fronte della Gioventù (l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano), è stato al centro di una polemica nel 2022 quando era molto circolata una vecchia foto in cui è vestito con una divisa da nazista, con una fascia con la svastica al braccio. All’epoca era appena stato nominato dal governo Meloni viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti.

Mercoledì mattina Fratelli d’Italia ha diffuso sui suoi profili social questa immagine per esprimere sostegno a Belpietro «sotto attacco dalla sinistra», quando la sua unica colpa, a dire del partito di Giorgia Meloni, «è aver svolto il suo mestiere: fare informazione». Di fatto, è un modo per appoggiare la tesi sostenuta dalla Verità

Sulla vicenda sono intervenuti alcuni importanti esponenti di Fratelli d’Italia per smorzare un po’ i toni, tra cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. Non ne ha invece parlato direttamente Giorgia Meloni, che però mercoledì ha incontrato Mattarella al Quirinale e poi ha fatto uscire una nota da parte della presidenza del Consiglio: nella nota si dice che «non esiste alcuno scontro istituzionale», ma viene anche precisato che Meloni ha espresso a Mattarella «il suo rammarico per le parole istituzionalmente e politicamente inopportune pronunciate in un contesto pubblico dal Consigliere Francesco Saverio Garofani». È una presa di posizione in cui Meloni tiene il punto, pur cercando una conciliazione.

Molti politici dei partiti delle opposizioni hanno criticato duramente la richiesta di Bignami. Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera hanno chiesto un’informativa urgente a Meloni sulla vicenda, cosa che Bignami nel suo intervento in aula martedì ha definito «del tutto superflua».

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