Cosa fare della Torre dei Conti dopo il crollo
A Roma è tutto sospeso per le indagini, poi è probabile che verrà puntellata per sostenerla, e che lo resterà a lungo

La Torre dei Conti, l’edificio medievale a metà strada tra piazza Venezia e il Colosseo parzialmente crollato la mattina del 3 novembre, molto probabilmente sarà puntellata per evitare nuovi cedimenti e imbragata con fasciature esterne per evitare che le lesioni si allarghino. È l’ipotesi più accreditata dai tecnici della Sovrintendenza capitolina, l’ufficio comunale che si occupa della tutela dei luoghi di interesse archeologico e artistico, e della Soprintendenza archeologica del Colosseo.
Prima di cominciare i lavori, però, hanno chiesto un’ulteriore perizia ai vigili del fuoco per valutare il rischio di nuovi crolli, soprattutto dei muri e dei solai aggiunti nell’ultimo secolo. Nel caso di un parere negativo, potrebbe essere decisa una demolizione parziale della struttura, che è molto pericolante. Finora nessuno ha potuto avvicinarsi. I sopralluoghi sono stati fatti con i droni e, per puntellarla, gli operai dovrebbero lavorare solo all’esterno, in cestelli manovrati da gru.
Anche se la torre sarà messa in sicurezza, il comune di Roma (proprietario) e il ministero della Cultura (che ha la tutela del bene) dovranno poi decidere se restaurarla o demolirla. Il suo futuro è molto incerto, bisogna valutare i tempi e i costi di un eventuale restauro, che dovrà essere pagata con fondi ordinari. Prima del crollo, invece, i lavori che erano in corso per recuperarla erano finanziati con 6,9 milioni di euro del PNRR, soldi che però andavano spesi entro giugno 2026, e verranno perciò dirottati su altre opere.
Inoltre, bisogna attendere l’esito dell’indagine per disastro e omicidio colposo aperta dalla procura, che potrebbe portare al sequestro dell’area impedendo così di fatto i lavori. I magistrati stanno incrociando tutte le relazioni tecniche della Sovrintendenza capitolina per capire se ci siano stati errori in fase di progettazione, o se la ditta incaricata abbia commesso negligenze nell’area di cantiere. «Prima dell’avvio delle opere sono state effettuate indagini strutturali, prove di carico e carotaggi per verificare l’idoneità statica della struttura, che avevano attestato le condizioni di sicurezza necessarie per procedere agli interventi sui solai», ha scritto in una nota la Sovrintendenza capitolina.
Tra le ipotesi prese in considerazione dai magistrati per il crollo c’è anche quella che gli scavi archeologici per il Tempio della Pace, lì accanto, o i lavori per la linea C della metropolitana possano aver compromesso la stabilità della Torre.

Gli scavi archeologici per il Templum Pacis, tra i possibili responsabili del crollo, accanto alla Torre dei Conti, Roma, 3 novembre (REUTERS/Remo Casilli)
La Torre dei Conti fu costruita nel IX secolo in un’area di edifici pubblici e religiosi. Oggi è alta poco meno di 30 metri. La struttura rimasta costituisce in realtà solo il basamento dell’antica torre, che era alta circa 50 metri: ebbe dei crolli in seguito ad alcune scosse di terremoto, nel XIV e nel XVII secolo. In seguito venne abbandonata e usata perlopiù come deposito o fienile, mentre nel periodo fascista Benito Mussolini la donò alla Federazione Nazionale Arditi d’Italia (gli Arditi erano un reparto di forze speciali dell’esercito), che nel 1938 ne utilizzò una parte per fare il mausoleo del generale Alessandro Parisi, ancora seppellito lì.
Nei decenni successivi dentro la torre vennero ricavati alcuni spazi residenziali, che poi furono in parte trasformati in uffici comunali. Nel 2006 venne abbandonata e da allora non venne più fatta manutenzione. Il comune stesso aveva certificato che l’edificio era fatiscente, e che alcune porzioni interne erano crollate.
Per recuperarlo e farci un museo dei Fori Imperiali, una sala conferenze e percorsi turistici, il comune di Roma voleva usare i fondi europei del PNRR. I lavori preliminari sono cominciati a giugno del 2025, con la bonifica dell’amianto, ed erano quasi conclusi. Secondo la ricostruzione fatta dagli ispettori del lavoro arrivati sul posto subito dopo l’incidente, la mattina del 3 novembre gli operai stavano lavorando alla rimozione dell’intonaco interno, soprattutto al quinto e al sesto piano. Alcuni stavano utilizzando anche i picconi, ma sul lato opposto rispetto a quello crollato. Alle 11:20 ha ceduto il contrafforte centrale del lato meridionale, provocando il collasso di una parte del basamento, avvenuto meno di un minuto dopo. Alle 12:50 sono crollati invece i solai interni dell’edificio. Tre operai delle società appaltatrici dei lavori, le ditte romane Edilerica e Picalarga, sono rimasti feriti, mentre un altro, Octay Stroici, che si trovava nel vano scala, è rimasto per 11 ore sotto le macerie del secondo crollo ed è morto al Policlinico Umberto I per le ferite riportate. Qualcuno ha messo una sua foto su una transenna lungo via dei Fori Imperiali, proprio davanti alla Torre.

La Torre dei Conti vista da via dei Fori Imperiali e, su una transenna, un ricordo di Octay Stroici (Il Post)
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Nei giorni scorsi, 25 esperti e studiosi dell’Accademia dei Lincei, tra cui l’ex Soprintendente ai beni archeologici di Roma Adriano La Regina, hanno scritto una lettera in cui si dicono perplessi sui tempi molto ristretti dei lavori, condizionati dalle scadenze del PNRR. Hanno contestato anche il progetto finale, che prevedeva la realizzazione nella torre di un museo, di una sala conferenze, di un punto di informazione turistica, di una caffetteria e di una terrazza panoramica, che secondo loro avrebbero appesantito la struttura. Al comune di Roma sostengono che i lavori siano cominciati in ritardo perché, a causa della caduta del governo di Mario Draghi e in attesa della nomina del successivo governo di Giorgia Meloni, il decreto è arrivato con un anno di ritardo e che, in ogni caso, i crolli sono avvenuti durante i lavori preliminari.

Turisti ai Fori Imperiali, sullo sfondo la Torre dei Conti (Il Post)
Gli scienziati dell’Accademia dei Lincei si sono detti contrari all’abbattimento della torre perché è tutelata in quanto «importante monumento della Roma medievale». «La legge ne contempla la conservazione, in nessun caso la demolizione, esistendo le conoscenze e i mezzi per provvedere nei modi più corretti e sicuri».
Francesco Scoppola, ex direttore generale del ministero della Cultura, ha scritto che «la legge non ne consente la demolizione, ma ne impone il restauro», e che secondo la legge «il monumento è tutelato tre volte» perché è di proprietà pubblica, per «il decreto di interesse culturale specifico» e per via della «tutela d’insieme della via dei Fori Imperiali». Secondo Scoppola l’edificio andrebbe puntellato e messo in sicurezza immediatamente, se non lo fa il comune dovrà farlo lo Stato attraverso il ministero.
Umberto Croppi, ex assessore alla Cultura durante la giunta di destra guidata da Gianni Alemanno e presidente dell’Accademia di Belle Arti, ha chiesto invece una «demolizione programmata», perché ci sarebbe il rischio di nuovi crolli se non si riesce a intervenire subito.

Largo Corrado Ricci, all’incrocio tra via dei Fori Imperiali e via Cavour, chiuso al traffico (Il Post)
Intanto, tutta la zona attorno all’edificio crollato è stata chiusa al traffico e recintata per alcune centinaia di metri con transenne e jersey di cemento. È stato lasciato solo un corridoio pedonale per andare da via Cavour ai Fori Imperiali. Sono stati chiusi due ristoranti ed è stato sgomberato il palazzo che confina con la Torre. Gli abitanti, in totale una ventina di persone che vivevano in dieci appartamenti, sono stati sistemati dal comune all’Infernetto, un quartiere residenziale all’estrema periferia meridionale della città. Per avere un’idea delle distanze di Roma, che spesso raggiungono dimensioni imparagonabili a qualsiasi città italiana: largo Corrado Ricci, dove si trova la torre, e l’Infernetto sono separate da quasi 25 chilometri. Non si sa quanto dovranno rimanerci.



