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  • Venerdì 14 novembre 2025

Che storia ha la Casa del Jazz a Roma

È in una villa appartenuta alla banda della Magliana, poi confiscata; ora nei sotterranei si cercano i resti di un giudice scomparso da trent'anni

L’ingresso principale della Casa del Jazz durante gli scavi, 13 novembre 2025 (Francesco Benvenuti/LaPresse)
L’ingresso principale della Casa del Jazz durante gli scavi, 13 novembre 2025 (Francesco Benvenuti/LaPresse)
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La Casa del Jazz è una grande villa che si trova tra la Garbatella e le terme di Caracalla, lungo le Mura Aureliane che racchiudono il centro di Roma. Oggi è uno spazio culturale pubblico dove vengono organizzati concerti ed eventi dedicati alla musica jazz, ma prima che venisse confiscata dallo Stato apparteneva a Enrico Nicoletti, ritenuto il tesoriere della banda della Magliana, il noto gruppo criminale romano attivo tra gli anni Settanta e Novanta. Da giovedì mattina nei sotterranei della villa si cercano i resti di un magistrato scomparso da oltre trent’anni, Paolo Adinolfi, e gli investigatori ritengono che ci possano essere anche resti legati alle attività della banda, come armi o refurtiva.

La villa fu costruita negli anni Trenta su commissione dell’avvocato Arturo Osio, fondatore e primo presidente della Banca nazionale del lavoro (BNL): da lui ha preso il nome di Villa Osio. Fu realizzata con un design piuttosto semplice e lineare, e con l’accortezza di utilizzare materiali e colori tipici della Roma antica per i mosaici e i dipinti con cui fu decorata. Anche il grosso giardino all’esterno rispecchia la sobrietà della villa, così come i materiali con cui è rivestito l’edificio, cioè mattoni che richiamano quelli delle Mura Aureliane e delle Terme di Caracalla, poco distanti.

Negli anni Ottanta Villa Osio fu acquistata da Nicoletti, che ne fece una residenza lussuosa e modificò pesantemente le caratteristiche interne ed esterne dell’immobile, aggiungendo marmi, stucchi e arredi lontani dal gusto raffinato con cui era stata costruita. Dopo che negli anni Novanta Nicoletti fu condannato per usura, estorsione e associazione a delinquere, nel 2001 lo Stato confiscò la villa e la assegnò al comune di Roma. L’allora sindaco, Walter Veltroni, decise di trasformarla in un centro polifunzionale dedicato alla musica. Dopo un lungo restauro che la riportò alle sue caratteristiche originali, nel 2005 fu inaugurata come Casa del Jazz e affidata alla Fondazione Musica per Roma, che è controllata da comune e Regione Lazio e organizza e promuove eventi musicali (gestisce anche l’Auditorium Parco della Musica).

Attorno alla villa ci sono un grande parco pubblico, un auditorium, studi di registrazione e un memoriale con i nomi di alcune vittime della mafia. Le ricerche iniziate giovedì si stanno concentrando però nei sotterranei, in una galleria mai esplorata prima. La richiesta di riprendere le ricerche è stata fatta dalla prefettura su indicazione di Guglielmo Muntoni, ex giudice e attuale presidente dell’Osservatorio sulle politiche per il contrasto alla criminalità economica, costituito alla Camera di commercio di Roma. Muntoni ha parlato della presenza di un tunnel sotto alla villa che è stato chiuso circa 30 anni fa.

L’ipotesi di Muntoni è che la galleria sia stata chiusa dalla banda della Magliana per nascondere qualcosa. Secondo lui potrebbero esserci anche i resti di Adinolfi, ma non è chiaro sulla base di cosa si pensi che il corpo del giudice possa trovarsi lì, lo stesso Muntoni l’ha definita «un’ipotesi astratta». La polizia scientifica aveva cercato il corpo di Adinolfi nei sotterranei della villa già nel 1997. Trovarono anche la galleria tombata, ma l’alto costo degli scavi e la mancanza di fondi impedì di svolgere accertamenti approfonditi.