Negli Stati Uniti è stato liberato un giornalista filopalestinese britannico, arrestato dall’agenzia per l’immigrazione a ottobre

Dal profilo Instagram di Sami Hamdi
Dal profilo Instagram di Sami Hamdi

Negli Stati Uniti è stato liberato Sami Hamdi, giornalista e commentatore britannico che da 18 giorni era detenuto dall’ICE, l’agenzia federale che si occupa del controllo delle frontiere e dell’immigrazione. Secondo il giornalista e i suoi avvocati era stato arrestato a causa delle sue critiche verso il governo israeliano e per le sue posizioni filopalestinesi. Le uniche accuse presentate formalmente contro Hamdi riguardavano una violazione dei termini del visto, ma sono state definite senza fondamento dal Consiglio per le relazioni islamico-statunitensi (CAIR), un gruppo per cui Hamdi aveva tenuto una conferenza poco prima dell’arresto. Il dipartimento della Sicurezza nazionale parlando del suo caso aveva detto che l’amministrazione del presidente Donald Trump intende impedire l’ingresso nel paese a «chi appoggia il terrorismo».

Hamdi si trovava negli Stati Uniti per un ciclo di conferenze, ed era stato arrestato dall’ICE all’aeroporto di San Francisco perché il suo visto era stato revocato: secondo il CAIR lui non era stato informato della revoca. L’ICE è la principale agenzia che negli ultimi mesi ha messo in pratica le severe politiche di Trump per contrastare l’immigrazione illegale: è diventata molto nota e discussa perché ha arrestato moltissime persone sulla base di sospetti anche minimi di violazioni delle leggi sull’immigrazione (per esempio perché parlavano con un accento spagnolo), agendo spesso a volto coperto e in maniera per nulla trasparente e in maniera a volte grossolana.