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  • Martedì 11 novembre 2025

Un laghetto trasparente diventato famoso sui social e la disputa per gestirlo

In Umbria il comune di Narni e una famiglia del posto litigano per questa pozza d'acqua, molto visitata e molto remunerativa

Le Mole di Narni, in provincia di Terni, in Umbria, il 23 gennaio 2023 (2Anewsroom'22 via Wikimedia Commons)
Le Mole di Narni, in provincia di Terni, in Umbria, il 23 gennaio 2023 (2Anewsroom'22 via Wikimedia Commons)
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A Narni, in Umbria, la riva di un fiume con acque cristalline è diventata motivo di scontro tra il comune, che la gestisce da una decina di anni, e una famiglia del posto, che ne ha rivendicato la proprietà, arrivando a installare reti e transenne per bloccare l’accesso ai visitatori. L’area è contesa non solo per la sua bellezza, ma anche per le possibilità di guadagno che offre: l’accesso è a pagamento, anche se contingentato, e negli ultimi anni i turisti sono aumentati, dopo che la zona ha acquisito una certa notorietà sui social e dopo che la scorsa estate è stato tolto il divieto di fare il bagno.

La località in questione è quella delle Mole di Narni, una pozza d’acqua turchese creata da un’ansa artificiale del fiume Nera, affluente del Tevere. Si trova nel comune di Narni, in provincia di Terni, non lontano dalla cascata delle Marmore, famosa per essere una delle più alte d’Europa. Insieme a Cala del Mulino e alla Sorgente della Morica, altre piscine naturali che si trovano più a monte, vicino al piccolo borgo di Stifone (frazione di Narni), le Mole sono conosciute e visitate per il colore dell’acqua e per la bellezza della natura che le circonda.

A partire dal 2013, quando ancora non erano così famose, le Mole e le altre piscine naturali sono gestite dal comune di Narni, che ha fatto diversi investimenti per riqualificarle e renderle più accessibili. I miglioramenti più importanti sono stati fatti grazie a “Greenway del Nera”, un progetto finanziato dall’Unione Europea con il quale fu creato un percorso ciclopedonale lungo il fiume Nera. Il comune ha poi finanziato una serie di servizi: un parcheggio, un punto informazioni e un’attività di noleggio di lettini vicino alle rive del fiume. Alle Mole ha anche installato un solarium di legno costruito sulla sponda artificiale di cemento.

Il primo grande flusso di turisti, racconta il sindaco di Narni Lorenzo Lucarelli, è arrivato dopo la pandemia, quando molti italiani hanno preferito non allontanarsi da casa per le vacanze, scoprendo o riscoprendo piccoli borghi e mete vicine. Tra i visitatori c’erano anche tanti influencer e content creator che, soprattutto su TikTok e Instagram, hanno dato alle piscine naturali molta visibilità.

In poco tempo anche le piscine naturali, come è successo in molti altri luoghi, hanno subito gli effetti del sovraffollamento turistico, che spesso danneggia l’ambiente e i suoi abitanti. In questo caso causava accumuli di rifiuti e difficoltà nella viabilità per i residenti di Stifone per le tante automobili. Per questo il comune ha deciso di contingentare gli accessi alle piscine naturali con un sistema di prenotazioni, e di chiedere ai visitatori il pagamento di un biglietto d’ingresso, che oggi è di otto euro (per i residenti invece è gratuito).

A giugno la gestione delle piscine e del percorso ciclopedonale è stata affidata per un anno in via sperimentale al Parco Gole del Nera, una cooperativa sociale formata dai residenti di Stifone, che ha tra i suoi obiettivi l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. Oltre a gestire gli ingressi, la cooperativa offre anche trekking guidati, tour in bici, visite archeologiche e laboratori per le scuole, reinvestendo i guadagni nel mantenimento del parco stesso.

La scorsa estate si è aggiunto un motivo di attrazione in più per i turisti: la possibilità di fare il bagno alle Mole, dove da diversi anni era in vigore un divieto di balneazione. La pozza, infatti, si trova vicino a una centrale idroelettrica di Enel Green Power (società del gruppo Enel che si occupa di energia rinnovabile), che in alcuni casi rilasciava improvvisamente grosse masse d’acqua che aumentavano la portata del fiume. Nonostante i divieti e la presenza di sirene che suonavano per segnalare l’arrivo delle piene, in passato ci sono state situazioni di pericolo: nel 2020 per esempio alcuni ragazzi rischiarono di essere trascinati dall’acqua mentre facevano il bagno.

Dopo un dialogo con il comune durato alcuni anni, Enel ha investito circa 3 milioni di euro per realizzare un sistema alternativo di scarico delle acque. I lavori sono iniziati a maggio del 2025 e finiranno a giugno del 2026, ma le Mole sono tornate balneabili già tra giugno e agosto 2025, grazie ad alcune prime modifiche della centrale e a una serie di misure di sicurezza.

Tutto, insomma, sembrava andare sempre meglio nella gestione delle Mole, almeno fino a qualche giorno fa: quando i Caponi, famiglia di Narni proprietaria di un parco archeologico e naturalistico vicino alle Mole, hanno rivendicato la proprietà anche dell’area gestita dal comune, dove c’è il solarium. Effettivamente la zona delle Mole appartiene alla famiglia Caponi (mentre l’alveo dove scorre il fiume appartiene al demanio): ci sono però alcune controversie sui diritti di utilizzo del terreno, su cui la famiglia e il comune hanno versioni contrastanti.

La disputa è cominciata a fine ottobre, quando Le Mole Srl, la società dei Caponi, ha diffuso un comunicato in cui diceva di voler assumere 20 persone per un progetto di sviluppo del suo parco. Tra i lavori previsti, come si legge nella nota, c’era anche la «messa in sicurezza del bacino delle Mole», area «appartenente alla famiglia Caponi». L’azienda scriveva di avere intenzione di «regolamentare l’accesso al pubblico al bacino e all’area del solarium in legno», quella che dal 2013 è gestita dal comune. Il consulente della famiglia, Francesco Bartoli, ha detto al Corriere dell’Umbria che i Caponi si sono accorti di essere proprietari dell’area del solarium mentre controllavano le piantine catastali per presentare il progetto.

A quel punto è intervenuto il sindaco di Narni: in un comunicato ha detto che è vero che il solarium delle Mole è stato costruito su un terreno di proprietà della famiglia, ma che questa l’avrebbe concessa in gestione al comune nel dicembre del 2013 con un’autorizzazione ventennale (quindi valida fino al 2033) firmata da Alvaro Caponi, nonno dell’attuale amministratore di Le Mole Srl, Francesco Bussotti Caponi. Oltre all’autorizzazione di Caponi, dice il sindaco, nel febbraio del 2016 il comune di Narni avrebbe ottenuto anche una concessione dalla regione Umbria per gestire la parte del demanio.

I Caponi dicono di aver fatto, più di un mese fa, una richiesta di accesso agli atti per vedere questi documenti, ma di non aver ancora ricevuto risposte dal comune. La famiglia dice di voler verificare che l’autorizzazione sia stata chiesta correttamente e sostiene che, in ogni caso, Alvaro Caponi avrebbe autorizzato il comune a usare il suo terreno solo per costruire il solarium. Secondo i Caponi, qualsiasi altro uso, quindi anche l’ingresso dei visitatori con il pagamento del biglietto, doveva essere concordato con il proprietario.

Comune e famiglia discutono anche su un altro documento. Nel 2021 i Caponi avevano firmato un comodato d’uso per concedere al comune l’utilizzo di una piccola zona confinante con le Mole (diversa da quella dove c’è il solarium), poi assegnata al proprietario di un camioncino che vendeva panini e bibite. Lo scorso ottobre la famiglia ha intimato al comune di lasciare libero quel pezzo di terreno di loro proprietà e l’amministrazione ha acconsentito.

Secondo i Caponi all’interno di quest’area sarebbe compreso anche il punto di ingresso alle Mole, che nelle ultime settimane è stato transennato a causa dei lavori in corso alla centrale. Al momento della restituzione del terreno, dice il consulente Bartoli, il comune avrebbe rimosso (su richiesta della famiglia) le reti di protezione, invitando i Caponi a metterne di nuove per questioni di sicurezza. La famiglia ha quindi posizionato nuove transenne con il cartello “proprietà privata”. Il sindaco, però, sostiene che le reti siano state messe in modo illegittimo, interrompendo l’accesso alle Mole, che secondo lui resterebbero comunque in gestione al comune grazie all’autorizzazione del 2013.

Per questo, Lucarelli ha pubblicato un’ordinanza con cui ha chiesto ai Caponi di rimuovere le reti, e ha mandato loro una diffida con cui chiede il risarcimento di un milione di euro per danni di immagine nei confronti del comune, accusato di aver utilizzato il terreno senza autorizzazioni.