Il presidente del CNEL Renato Brunetta ha revocato l’aumento di stipendio che si era dato, dopo le proteste del governo

Renato Brunetta in una foto del novembre del 2024
Renato Brunetta a novembre del 2024 (Enrico Pretto/LaPresse)

Il presidente del CNEL, l’ex ministro di Forza Italia Renato Brunetta, ha detto che revocherà l’aumento di stipendio che si era dato, dopo che il governo aveva contestato la sua decisione. L’aumento, reso noto per primo dal quotidiano Domani, era stato criticato sia dall’opposizione che dal centrodestra, che l’aveva ritenuto inopportuno. Brunetta ha sostenuto di essersi limitato ad applicare la sentenza della Corte costituzionale che a luglio aveva dichiarato illegittimo il limite di 240mila euro all’anno per gli stipendi dei dirigenti pubblici, ripristinando quello precedente di 311mila euro (la cifra che aveva stabilito per sé).

Brunetta ha detto che non vuole «in alcun modo che dall’applicazione legittima di una giusta sentenza della Corte costituzionale derivino strumentalizzazioni in grado di danneggiare la credibilità dell’istituzione che presiedo». Il CNEL (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) è un ente a cui la Costituzione assegna un ruolo di consulenza a supporto delle camere e del governo sulle materie economiche e sociali. Nel 2024 il governo aveva reintrodotto la facoltà di pagare regolarmente lo stipendio al presidente e ai dirigenti del CNEL anche se pensionati, come Brunetta, che fino ad allora lo aveva presieduto a titolo gratuito, e la cosa era stata oggetto di polemiche.