Non ci sarà un processo d’appello per Filippo Turetta: la condanna all’ergastolo diventerà definitiva

Filippo Turetta, durante un'udienza dell'ottobre del 2024 a Venezia
Filippo Turetta, durante un'udienza dell'ottobre del 2024 a Venezia (ANSA/ANDREA MEROLA)

La procura generale ha rinunciato al ricorso presentato dalla procura di Venezia contro la mancata attribuzione delle aggravanti della crudeltà e degli atti persecutori nella condanna all’ergastolo di Filippo Turetta per il femminicidio di Giulia Cecchettin. Concretamente significa che l’ergastolo a Turetta dovrebbe diventare effettivo il 14 novembre, quand’era prevista la prima udienza del processo d’appello: in quell’occasione, invece, verrà formalizzata la rinuncia e la sentenza di primo grado diventerà definitiva. Anche Turetta aveva già rinunciato a fare ricorso.

Turetta aveva ucciso Cecchettin l’11 novembre del 2023, ne aveva nascosto il corpo e poi era scappato. Era stato arrestato pochi giorni dopo ed era stato condannato in primo grado per omicidio volontario con la sola aggravante della premeditazione. Le aggravanti erano state al centro del processo di primo grado: era poi stata molto contestata la decisione dei giudici di escludere le aggravanti di atti persecutori e di crudeltà. Nelle motivazioni della sentenza avevano spiegato di avere escluso la prima (lo stalking) perché nella loro valutazione Cecchettin, prima della sua uccisione, non era in stato di ansia per i comportamenti di Turetta; e la seconda perché non avevano potuto stabilire con certezza e al di là di ogni ragionevole dubbio che Turetta volesse infliggere a Cecchettin sofferenze aggiuntive, oltre a ucciderla.