La procura ha fatto ricorso contro la mancata attribuzione delle aggravanti nella condanna di Filippo Turetta

Filippo Turetta durante il processo (ANSA/ANDREA MEROLA)
Filippo Turetta durante il processo (ANSA/ANDREA MEROLA)

La procura, che nei processi penali rappresenta l’accusa, ha fatto ricorso contro la mancata attribuzione delle aggravanti della crudeltà e degli atti persecutori nella condanna all’ergastolo di Filippo Turetta per il femminicidio di Giulia Cecchettin. Ci sarà quindi un ulteriore grado di giudizio. Turetta aveva ucciso e nascosto il corpo di Cecchettin a novembre del 2023 e poi era scappato. Era stato arrestato pochi giorni dopo ed era stato condannato in primo grado il 3 dicembre 2024, con la sola aggravante della premeditazione.

Le aggravanti erano state al centro del processo, e l’esclusione degli atti persecutori e della crudeltà era stata molto discussa dopo la sentenza. Nelle motivazioni della sentenza si legge che i giudici della Corte d’assise di Venezia avevano escluso la prima (il reato comunemente detto stalking) perché nella loro valutazione Cecchettin, prima della sua uccisione, non era in stato di ansia per i comportamenti di Turetta; e la seconda perché non avevano potuto stabilire con certezza e al di là di ogni ragionevole dubbio che Turetta volesse infliggere a Cecchettin sofferenze aggiuntive, oltre a ucciderla.

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