In Sudan i paramilitari delle RSF hanno accettato una proposta di tregua mediata dagli Stati Uniti, a cui l’esercito non ha ancora risposto

Le Rapid Support Forces (RSF), il gruppo paramilitare che in Sudan sta combattendo una sanguinosa guerra civile contro l’esercito, hanno detto di aver accettato una tregua per motivi umanitari proposta e mediata dagli Stati Uniti insieme ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto. Negli anni sia le RSF che l’esercito hanno accettato varie proposte per il cessate il fuoco (propedeutico a una fine dei combattimenti, mentre una tregua è temporanea) che però non sono state rispettate. L’esercito sudanese inoltre non ha ancora risposto all’ultima, diversi comandanti sono contrari, e un funzionario militare ha detto all’agenzia di stampa Associated Press che acconsentirà soltanto in cambio del ritiro delle RSF.
La comunicazione delle RSF è arrivata a meno di due settimane da quando, dopo un lungo assedio, hanno conquistato Al Fashir, l’ultima città della regione del Darfur che ancora non controllavano. Dopo l’occupazione i paramilitari hanno compiuto uccisioni sommarie di civili, tra cui più di 460 persone tra pazienti e loro familiari nell’ultimo ospedale funzionante della città. A settembre il gruppo di paesi mediatori di cui fanno parte gli Stati Uniti aveva proposto una tregua di tre mesi a cui, in teoria, dovrebbe seguire un cessate il fuoco permanente. In questi mesi il presidente Donald Trump si è attribuito la fine di più guerre, a volte esagerando: far finire quella in Sudan è uno degli obiettivi della sua amministrazione.
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