Almeno 36mila persone sono scappate dalla zona di Al Fashir, in Sudan, dopo l’occupazione da parte dei miliziani delle RSF

Nell’ultima settimana almeno 36mila persone sono scappate dalla città di Al Fashir, in Sudan, e dalla vicina regione di Kordofan, dopo che la città è stata occupata dal gruppo paramilitare Rapid Support Forces (RSF) nell’ambito della guerra civile in corso nel paese. È una stima dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), l’agenzia dell’ONU che si occupa di persone migranti.
Secondo quanto riferito dall’OIM, la maggior parte delle persone si è diretta a Tawila, una città a ovest di Al Fashir che ospita già oltre 652mila sfollati di guerra.
Le RSF stanno combattendo una brutale guerra civile contro l’esercito sudanese, e il 27 ottobre hanno conquistato Al Fashir dopo un assedio durato oltre un anno. Da allora in città ci sono stati omicidi, violenze ed esecuzioni di massa: secondo le Joint Forces, un gruppo alleato con l’esercito regolare, le RSF hanno ucciso 2mila civili soltanto in questi pochi giorni, ma è comunque molto difficile conoscerne il numero preciso.
Nei giorni scorsi gli stessi miliziani delle RSF avevano pubblicato decine di video in cui mostravano le esecuzioni arbitrarie che stanno facendo tra i civili di Al Fashir. Sono massacri motivati principalmente dal disprezzo etnico e dall’odio razziale: le RSF sono una milizia di etnia araba, discendente dal gruppo armato che tra il 2003 e il 2005 nella zona del Sudan di al Fashir, cioè il cosiddetto Darfur, uccise centinaia di migliaia di persone di etnia africana con l’assenso dell’allora dittatore sudanese Omar al Bashir.
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