Le radio che trasmettono ancora in AM
È una tecnologia più economica dell'FM e oggi quasi in disuso, ma ancora sfruttata da piccole emittenti locali

Lo studio di Radio King Italia si trova a Cerveteri, un comune del litorale laziale a circa 40 chilometri da Roma. Il fondatore, Fabrizio Di Giammarino, l’ha aperta nel 2017 con l’obiettivo di creare un’emittente che potesse intercettare i gusti musicali dei biker, gli appassionati della cultura motociclistica americana. È una delle poche radio italiane che trasmettono ancora in onde medie in modulazione di ampiezza (AM), cioè un sistema di trasmissione che utilizza le onde medie per diffondere il segnale, oggi quasi del tutto abbandonato.
L’emittente omaggia fin dal nome Elvis Presley (che veniva soprannominato “the king”, per l’appunto), e trasmette soprattutto classici della musica rock degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Di Giammarino dice che trasmettere in AM è stata una scelta «identitaria», perché da ragazzo, quando ascoltava alla radio i Led Zeppelin, i Deep Purple o i Black Sabbath, riceveva il segnale su onde medie: «la resa era più ruvida e sporca, ma proprio per questo motivo era speciale», racconta. Con la sua emittente, Di Giammarino ha voluto insomma ricreare la sensazione d’ascolto che ricordava da adolescente, che considera più «romantica e autentica».

Dalla pagina Facebook di Radio King Italia
Le radio funzionano trasmettendo onde radio, cioè radiazioni elettromagnetiche con frequenze inferiori a 300 GHz e lunghezze d’onda superiori a 1 millimetro. In parole semplici, si tratta di segnali invisibili che quando vengono emessi trasportano la voce o la musica da un’antenna all’altra.
Queste onde possono essere usate in modi diversi: i due più comuni sono la modulazione di ampiezza (AM) e la modulazione di frequenza (FM). Nell’AM la frequenza dell’onda resta fissa, mentre cambia l’ampiezza, cioè l’entità dell’oscillazione, che diventa maggiore o minore seguendo l’intensità del suono. Nell’FM, invece, avviene il contrario: l’ampiezza rimane stabile, ma varia la frequenza, cioè il numero di oscillazioni che si ripetono in un certo tempo.
Entrambi i sistemi presentano punti di forza e svantaggi: l’FM garantisce un suono più pulito e stabile, perché le variazioni di frequenza sono meno sensibili ai disturbi elettrici o atmosferici, ma il segnale copre distanze più limitate. L’AM invece consente di coprire aree molto più ampie, anche dove l’FM non arriva, ma è più vulnerabile alle interferenze e offre una qualità audio inferiore.
Con il passare degli anni, le trasmissioni in FM si sono progressivamente affermate grazie alla migliore qualità del suono e alla maggiore stabilità del segnale, diventando lo standard principale della radiofonia a partire dagli anni Ottanta. Ma le radio e le autoradio hanno continuato ad avere sempre entrambe le funzioni, per passare da una modalità all’altra premendo un solo tasto.
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In Italia la storia dell’AM è legata soprattutto alla Rai, che cominciò a trasmettere in onde medie nel 1924, quando ancora si chiamava URI (Unione Radiofonica Italiana). Lo ha fatto fino al 2022, quando spense tutti i trasmettitori in modulazione di ampiezza usati da Rai Radio 1, che era l’ultima rete a diffondere ancora su quelle frequenze.
Fino a dieci anni fa in Italia le frequenze in onde medie (AM) erano riservate per legge quasi esclusivamente alla Rai, che era di fatto l’unico grande operatore autorizzato a usarle, insieme a poche altre emittenti private. Le cose sono cambiate nel 2015, quando una legge ha riconosciuto al ministero dello Sviluppo economico (oggi delle Imprese e del Made in Italy) il diritto di assegnare le frequenze in onde medie anche a emittenti private, secondo criteri stabiliti dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Emanuele Scatarzi, presidente di OMItaliane, l’associazione che rappresenta gli interessi delle emittenti in onde medie attive in Italia, dice che oggi le emittenti regolarmente autorizzate che trasmettono sono circa una trentina. Oltre che un’associazione di categoria, OMItaliane è anche un network che produce programmi propri nei suoi studi e poi li distribuisce alle emittenti aderenti, tra cui Viva La Radio!, Radio Garda, This Is Radio, Radio Pantelleria, Radio Lago Trasimeno e la stessa Radio King Italia.

La postazione di Viva la Radio
In quasi tutti i casi, queste radio hanno sede in piccoli comuni. Radio Kolbe per esempio ha sede a Schio, in provincia di Vicenza, ed è una radio cattolica che si è sviluppata attorno al culto mariano. Media Radio Castellana ha sede a Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna, e si è sviluppata a partire da un gruppo di appassionati di Fiat 500 d’epoca. Radio Calcio FVG invece è dedicata specificamente ai campionati dilettanti di calcio del Friuli Venezia Giulia. Viva La Radio! Emozioni Italiane trasmette dal Veneto, copre anche le regioni adiacenti, e dedica molto spazio alle notizie del territorio.
Scelgono questa modalità di trasmissione per vari motivi. C’è anzitutto un «aspetto tecnico», perché l’AM permette di raggiungere facilmente aree lontane o isolate, dove altri sistemi non arrivano. C’è poi una «ragione più strettamente economica», perché trasmettere in onde medie costa relativamente poco: gli impianti richiedono meno manutenzione rispetto a quelli FM o digitali e, grazie all’ampio raggio del segnale, basta un solo trasmettitore per coprire vaste aree.
Infine c’è anche un aspetto affettivo e culturale. Questo perché, in un certo senso, le radio AM danno continuità a una tradizione che ha segnato per decenni la storia italiana dell’informazione e dell’intrattenimento. Una storia legata soprattutto a programmi Rai di grande successo, come La Corrida, Alto Gradimento, Tutto il calcio minuto per minuto, Gran Varietà e Stereonotte, che molti ascoltatori ricordano ancora con grande nostalgia.
Oggi l’offerta di queste emittenti è incentrata soprattutto su contenuti «locali e di nicchia» che difficilmente si trovano sulle frequenze FM o sulle piattaforme digitali, dice Scatarzi.

La postazione di This is Radio
Alcune si concentrano soprattutto sull’informazione locale, con notiziari che raccontano la vita dei territori e danno spazio a notizie che le grandi emittenti solitamente ignorano. Altre dedicano il palinsesto ad approfondimenti culturali o tematici molto specifici, spesso curati da appassionati. Altre ancora scelgono di trasmettere un genere musicale specifico, come il jazz, il rock, il blues o la musica da ballo. In molte di queste radio la selezione musicale è curata direttamente da DJ locali, che scelgono le canzoni secondo i propri gusti e parlano a un pubblico che spesso conoscono di persona.
È il caso di Radio Studio X, con sede in provincia di Pistoia. È l’unica emittente italiana che trasmette in stereofonia AM (cioè in onde medie ma con il suono in stereo, non in mono), per chi può riceverla in questa modalità. La sua programmazione è focalizzata sulla musica da discoteca anni Settanta, Ottanta e Novanta.
Di Giammarino racconta che, anche se trasmette 24 ore su 24, i programmi di Radio King Italia vengono montati in post-produzione e poi programmati per la settimana. C’è un notiziario affidato a una società esterna e varie rubriche curate da DJ locali e nazionali, con una cadenza fissa. Per esempio, tutte le domeniche alle 17 lo speaker calabrese Gianfranco Piria conduce una trasmissione dedicata al blues, mentre altri spazi settimanali sono riservati al rock anni Settanta, al country americano o alle colonne sonore dei film cult.
Negli ultimi anni molte di queste emittenti hanno iniziato a utilizzare il sistema DRM (Digital Radio Mondiale), una tecnologia che consente di trasmettere in formato digitale sulle stesse frequenze dell’AM. Il segnale viene convertito in digitale, diventando più stabile e meno soggetto a interferenze, con una qualità del suono simile a quella dell’FM ma con la stessa copertura a lunga distanza delle onde medie tradizionali.
Il DRM, inoltre, permette di trasmettere contemporaneamente in analogico e digitale (simulcast), così da raggiungere sia i vecchi ricevitori sia quelli di nuova generazione. «Per le radio che operano in onde medie, rappresenta un modo per modernizzare una tecnologia che i più considerano desueta, ma che in realtà ha ancora molte possibilità di applicazione», dice Scatarzi.
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