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  • Lunedì 27 ottobre 2025

La sorprendente vittoria di Milei alle elezioni di metà mandato in Argentina

Gli garantirà più di un terzo dei deputati, rafforzando molto i suoi poteri, nonostante i recenti scandali e i problemi economici

(AP Photo/Rodrigo Abd)
(AP Photo/Rodrigo Abd)
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Il presidente argentino Javier Milei ha ottenuto una sorprendente vittoria alle elezioni legislative di metà mandato di ieri, domenica 26 ottobre. Si votava per rinnovare circa la metà dei seggi della Camera dei Deputati e un terzo di quelli del Senato: il partito di Milei, La Libertad Avanza (LLA), ha ottenuto quasi il 41 per cento dei voti in tutto il paese e vinto nelle sei più grandi province del paese, tra cui quella di Buenos Aires. La principale forza di opposizione, la coalizione peronista (di centrosinistra), si è fermata al 31 per cento.

La vittoria è sorprendente perché le elezioni si sono tenute in un brutto momento per Milei, in cui la sua popolarità è in calo. Alcuni scandali lo avevano coinvolto personalmente e la situazione economica era tornata preoccupante: negli ultimi sei mesi era sembrato che La Libertad Avanza dovesse ridimensionare i suoi obiettivi in queste elezioni, abbandonando le speranze di cambiare radicalmente la situazione in parlamento, che oggi è controllato dalle opposizioni.

Con questo risultato invece Milei resterà in minoranza, ma più forte e con più seggi: ne avrà a sufficienza per superare un terzo dei deputati e per recuperare quindi il diritto di veto sulle leggi promosse dalle opposizioni in parlamento. Finora queste potevano contare su una maggioranza di due terzi dei parlamentari e annullare il veto di Milei: era successo più volte.

Secondo proiezioni oramai piuttosto consolidate La Libertad Avanza passerà da 37 a 101 deputati alla Camera (che ha 257 seggi) e da 6 a 20 senatori al Senato (che ne ha 72). Potrà cercare fra i partiti di opposizione di centro più aperti al dialogo possibili alleati per promuovere anche le proprie leggi in parlamento: finora Milei ci era riuscito una sola volta, per le grandi riforme definite legge bases, ma poi aveva governato per lo più attraverso decreti di urgenza, con molti limiti.

La vittoria è stata celebrata sui social anche dal presidente statunitense Donald Trump, che considera Milei il principale alleato in Sudamerica ed era intervenuto direttamente nella campagna elettorale. Gli Stati Uniti hanno avviato un eccezionale piano di aiuti all’economia argentina e Trump aveva minacciato di interromperlo in caso di vittoria dei peronisti a queste elezioni.

La Libertad Avanza è stato il partito più votato anche nella provincia di Buenos Aires, dove vive il 40 per cento degli argentini e dove alle elezioni locali che si sono tenute lo scorso settembre Fuerza Patria aveva vinto con 14 punti di scarto sul partito di Milei. In tutto LLA ha vinto in 16 delle 23 province in cui è diviso il paese, comprese quelle di Córdoba, Santa Fe e Mendoza. 

Queste elezioni sono state soprattutto una sconfitta dell’opposizione peronista, che ha centrato la sua campagna sui limiti dell’azione di Milei ma non è sembrata proporre un modello alternativo. Con la leader Cristina Kirchner agli arresti domiciliari per una condanna per corruzione, la vittoria alle elezioni locali aveva promosso a guida del peronismo il governatore di Buenos Aires Axel Kicillof, considerato un potenziale candidato presidente per il 2027. Il radicale calo nei consensi in meno di 50 giorni indebolisce anche la sua posizione e conferma che la proposta peronista, in continuità con gli ultimi vent’anni di profonda crisi, non convince la maggior parte degli argentini, forse spaventati anche dalla possibilità di dover gestire l’ostilità dell’amministrazione statunitense di Trump.

Non ha avuto il risultato sperato nemmeno la coalizione di governatori centristi Provincias Unidas, che si proponeva come forza di centro in risposta a una crescente polarizzazione: ha eletto solo 8 deputati.

L’affluenza è stata del 67,85 per cento, un dato che conferma un calo della partecipazione degli elettori. Milei ha celebrato la vittoria dicendo che dal 10 dicembre (quando i nuovi parlamentari entreranno in carica) l’Argentina avrà il parlamento «più riformista della storia». Il suo primo compito sarà proseguire le riforme economiche e dare stabilità alla moneta, il peso, che nelle ultime settimane era stata in crisi. La vittoria elettorale dovrebbe però allontanare le paure degli investitori stranieri: nelle prime ore dopo i risultati le prime indicazioni dai mercati borsistici aperti sembrano confermarlo.