Rifarsi il seno, più piccolo

Le donne che lo fanno sono in aumento: soprattutto per motivi di salute e scomodità, ma anche estetici

(Anastasia Dobrusina/Getty)
(Anastasia Dobrusina/Getty)
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Nei giorni scorsi sono state molto riprese le parole della modella e conduttrice televisiva Juliana Moreira, che in un’intervista in tv ha raccontato di aver fatto un intervento chirurgico per ridurre la dimensione del proprio seno. Ne ha parlato dicendo che era arrivata a percepirlo come un «un peso», sia letteralmente, nella vita di tutti i giorni e nello sport, che dal punto di vista della percezione di sé.

Vari dati mostrano che negli ultimi anni il ricorso a interventi di riduzione del seno è aumentato. Nel 2024 oltre 76mila donne statunitensi si sono sottoposte a questa operazione: secondo i dati della società americana dei chirurghi plastici, più del doppio rispetto al 2019.

È un aumento notevole che solo in parte si inserisce in un generale maggiore ricorso alla medicina estetica, e che con qualche cautela si può dire che è stato notato anche in Italia.

Gli unici dati disponibili in Italia sono forniti dall’Isaps, l’associazione internazionale dei chirurghi plastici, che registra quasi 10mila riduzioni per il 2023 e oltre 17mila nel 2024. Sono dati significativi anche se non sono completi né ufficiali perché le rilevazioni vengono effettuate solo tra i medici affiliati all’Isaps, a cui viene inviato un questionario online.

Un aumento di questi interventi è stato confermato al Post anche da alcuni chirurghi. Daniele Fasano, che lavora nella zona di Bologna, dice che secondo lui è dovuto al fatto che negli ultimi anni le tecniche chirurgiche sono migliorate molto: «Oggi il rimodellamento della ghiandola e del seno è più efficace e il risultato finale più armonioso. Anche complicazioni che un tempo erano più comuni, come la perdita di sensibilità dell’areola, sono diventate molto più rare». C’entra anche il fatto che questi interventi sono molto meno invasivi rispetto a un tempo. Nella maggior parte dei casi il ricovero dura una sola notte, e non è raro che l’operazione venga eseguita in day hospital, senza necessità di pernottamento.

«Sono anche cambiate le richieste e i desideri delle donne», dice Daniela Cutrignelli, chirurga plastica e dirigente medico dell’Istituto dei tumori di Bari. «Negli anni Duemila l’immaginario estetico era dominato da un ideale di corpo più prosperoso: la donna curvy, dalle forme accentuate, che l’estetica e i media presentavano come simbolo di femminilità. La donna contemporanea è più attiva, attenta al benessere e alla funzionalità del proprio corpo. È attratta da un aspetto più naturale, proporzionato, che rifletta uno stile di vita orientato al fitness e al benessere».

Secondo Cutrignelli, questa trasformazione è legata a fattori culturali e motivazionali, ma anche pratici: «Un seno molto voluminoso può creare disagi nella vita quotidiana, dal vestirsi al praticare attività fisica. Non parliamo solo di interventi riduttivi per motivi estetici, ma anche per migliorare la qualità della vita». Una cosa che le donne con un seno grande raccontano spesso è di percepire il proprio corpo come costantemente osservato e sessualizzato, e di vivere quotidianamente il disagio legato agli sguardi insistenti degli uomini per strada o nei luoghi pubblici.

A differenza di chi sceglie di aumentare il volume del seno, comunque, chi decide di ridurlo di solito lo fa per ragioni di salute più che estetiche. La mastoplastica riduttiva, come viene tecnicamente chiamato l’intervento, può servire ad alleviare dolori cronici a schiena, collo o spalle, problemi posturali, o dermatiti ricorrenti nella zona sotto le tette. In alcuni casi può essere coperta dal servizio sanitario nazionale, ma solo se viene dimostrato che si tratta di un intervento necessario dal punto di vista medico e i criteri sono piuttosto stringenti.

Poiché la sanità in Italia è organizzata a livello locale i criteri variano di regione in regione. In generale, un’operazione di riduzione del seno può essere inserita tra le prestazioni garantite dal servizio sanitario nazionale solo se si dimostra che esistono sintomi associati al peso eccessivo del seno: si parla di gigantomastia quando i seni sono molto grandi e cadenti, o di ipertrofie mammarie significative. L’intervento di mastoplastica riduttiva non è comunque considerato urgente e le liste d’attesa della chirurgia plastica sono spesso molto lunghe poiché le priorità vanno di norma alle ricostruzioni delle pazienti operate per tumore al seno.

Chi vuole ricorrere a questo intervento dunque si rivolge più spesso alle cliniche private, dove il costo di una mastoplastica riduttiva qui va circa dai 5.000 ai 10.000 euro.

Ci sono anche pazienti che lo fanno principalmente per ragioni estetiche. «In alcuni casi, le pazienti non cercano solo la riduzione, ma un miglioramento estetico generale, specialmente se il seno è sceso (ptosi) dopo una gravidanza o allattamento, richiedendo un miglioramento che non sia solo ridurre, ma soprattutto sollevare» dice Giorgio Berna, direttore dell’Unità operativa complessa di chirurgia plastica dell’ospedale di Treviso e consigliere della società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica (Sicpre).

A volte succede anche che una paziente arrivi in studio con una foto di un seno e chieda al chirurgo di riprodurre un risultato simile. Per Berna questi sono i casi più «pericolosi», perché le fotografie possono creare un’aspettativa che talvolta non è attuabile con la conformazione fisica della paziente. «Una paziente con un torace molto largo potrebbe mostrare la foto di una mammella molto ridotta con un torace piccolo, un risultato impossibile da replicare poiché il torace non può essere modificato» dice Berna.

Nonostante gli aumenti degli interventi che fanno riduzione del seno, la mastoplastica additiva (quindi l’aumento del seno) rimane la chirurgia più praticata. Negli ultimi anni però si è registrato anche in questo un cambiamento rispetto al passato: molte donne scelgono protesi di dimensioni più piccole, preferendo un aspetto più naturale rispetto alle forme accentuate che andavano di moda fino a qualche tempo fa.

Diverse celebrità negli Stati Uniti hanno raccontato di essersi fatte rimuovere le protesi, l’ultima a raccontarlo è stata l’attrice Alyssa Milano che ha condiviso la notizia su Instagram dicendo di aver «lasciato andare un corpo sessualizzato» che credeva fosse «necessario per essere amata, di successo e felice».