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  • Domenica 19 ottobre 2025

Il varco di Rafah resta chiuso

Israele dice che prima di riaprire il collegamento tra la Striscia di Gaza e l'Egitto Hamas deve riconsegnare tutti i corpi degli ostaggi

Membri della Mezzaluna Rossa egiziana monitorano il passaggio di aiuti umanitari destinati a Gaza davanti al varco di Rafah, il 12 ottobre 2025 (AP/Mohamed Arafat)
Membri della Mezzaluna Rossa egiziana monitorano il passaggio di aiuti umanitari destinati a Gaza davanti al varco di Rafah, il 12 ottobre 2025 (AP/Mohamed Arafat)
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Sabato sera il governo israeliano ha detto che continuerà a tenere chiuso il varco di Rafah, cioè l’unico che potrebbe permettere il passaggio di persone e cose fuori e dentro la Striscia di Gaza, senza passare da Israele e collegandola con l’Egitto. Israele ha detto che la riapertura dipenderà dalla restituzione da parte di Hamas dei corpi delle persone prese in ostaggio dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023, e che sono morte durante la prigionia.

Fino alla primavera del 2024 il varco di Rafah era il solo a non essere controllato da Israele, che controlla tutti gli altri accessi a Gaza, sia via terra che via mare. Da maggio del 2024 però è chiuso, perché Israele, che ha invaso la Striscia di Gaza e ne occupa ancora una grande parte, controlla il lato palestinese, e permette di usarlo solo in rarissimi casi.

Inizialmente il governo israeliano aveva detto che avrebbe permesso la riapertura del varco sabato 18 ottobre. Ha però cambiato idea, dopo che Hamas non ha consegnato i corpi di tutti gli ostaggi. Non è comunque chiaro cosa Israele intenda esattamente per “riapertura” del varco, e a chi potrebbe permettere di utilizzarlo.

La consegna dei corpi è una delle condizioni previste dall’accordo di pace tra Israele e Hamas mediato dagli Stati Uniti, che è entrato in vigore la settimana scorsa. Hamas finora ha consegnato i corpi di 9 ostaggi su 28. Venerdì Hamas ha consegnato altri due corpi, che Israele sta identificando. Secondo Hamas trovarli tutti è difficile a causa delle enormi devastazioni causate dagli attacchi di Israele, e per la presenza di ordigni inesplosi.

Riaprire il varco sarebbe molto importante se non vitale per i palestinesi, perché permetterebbe un ingresso maggiore di cibo e altri beni di prima necessità nella Striscia, e anche perché permetterebbe a molti palestinesi di andare in Egitto, per esempio per ricevere cure mediche o rivedere i propri familiari, dai quali sono rimasti separati per mesi.

Anche prima che Israele ne prendesse il controllo, il varco di Rafah era comunque spesso soggetto a limitazioni e chiusure e attraversarlo era molto difficile. Di fatto, veniva impiegato soprattutto per il passaggio delle persone: la maggior parte degli aiuti umanitari, anche prima che Israele invadesse la Striscia, veniva fatta passare dal varco di Kerem Shalom, qualche chilometro più a sud di Rafah, controllato da Israele.

Durante l’invasione di Gaza, Israele ha impedito l’ingresso di cibo e altri beni di prima necessità, provocando una gravissima carestia. Da quando è stato raggiunto l’accordo tra Hamas e Israele le consegne di aiuti umanitari sono aumentate, ma restano largamente insufficienti. Nonostante il cessate il fuoco entrato in vigore tra Hamas e Israele dopo l’accordo, negli ultimi giorni ci sono state diverse violazioni: sabato l’esercito israeliano ha ucciso undici palestinesi, e domenica ci sono stati nuovi scontri tra Hamas e Israele proprio nella zona di Rafah.