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  • Mercoledì 15 ottobre 2025

Cosa si sa dell’esplosione della casa vicino a Verona in cui sono morti tre carabinieri

La donna che l’ha innescata ci viveva insieme a due fratelli in condizioni di marginalità, e da tempo dovevano sgomberare

Il casolare in macerie a Castel d'Azzano, in provincia di Verona, 14 ottobre 2025 (Xinhua/ABACAPRESS.COM/ANSA)
Il casolare in macerie a Castel d'Azzano, in provincia di Verona, 14 ottobre 2025 (Xinhua/ABACAPRESS.COM/ANSA)
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La procura di Verona indaga per strage per l’esplosione che martedì notte ha fatto crollare un’abitazione di due piani a Castel d’Azzano, un piccolo comune in provincia di Verona, uccidendo tre carabinieri. Secondo quanto ricostruito finora, l’esplosione è stata innescata da Maria Luisa Ramponi, 60 anni, una dei tre fratelli che avevano riempito la casa di gas e bombe molotov per evitare lo sfratto. Altre 27 persone sono state ferite (compresi due dei fratelli).

L’operazione di carabinieri, polizia e vigili del fuoco nella casa dei fratelli Ramponi (gli altri due si chiamano Dino e Franco, di 63 e 65 anni) era stata organizzata proprio dopo che nelle scorse settimane i droni avevano avvistato delle bombe molotov sul tetto. Il procuratore di Verona Raffaele Tito ha detto che l’obiettivo della perquisizione era appunto trovare le bottiglie incendiarie e le bombole a gas, e nel caso sequestrarle.

I carabinieri e i vigili del fuoco sono entrati nell’abitazione dei fratelli Ramponi intorno alle 3:15 di mattina. Una volta entrati hanno sentito un forte odore di gas: il Corriere del Veneto scrive che i militari hanno rotto le finestre per farlo uscire ma Maria Luisa Ramponi ha innescato l’esplosione lanciando una molotov. L’esplosione ha fatto crollare il tetto e una parte dei muri della casa. Sono morti i carabinieri Marco Piffari, Davide Bernardello e Valerio Daprà. Tra le persone ferite c’è anche Maria Luisa Ramponi, che è stata portata in ospedale in stato di fermo con gravi ustioni. Anche il fratello Dino, che al momento dell’esplosione pare fosse in cortile, è stato portato in ospedale e arrestato, mentre Franco Ramponi è stato trovato e fermato più tardi in un campo, mentre stava provando a scappare. I vigili del fuoco feriti ora stanno bene.

Da tempo a Castel d’Azzano erano note le condizioni di marginalità sociale in cui vivevano i tre fratelli Ramponi. Nella casa non c’erano né acqua corrente né elettricità. I tre vivevano isolati dal resto della comunità, coltivavano i loro campi e avevano alcune mucche. Alcuni residenti hanno raccontato che era impossibile avvicinarli.

I giornali locali scrivono che i problemi erano cominciati nel 2012, quando uno dei fratelli aveva provocato un incidente in cui era morto un uomo di 37 anni: il 37enne si era scontrato a bordo della sua auto con il trattore dei Ramponi, che uno dei fratelli stava guidando con i fari spenti. Erano stati condannati a pagare un risarcimento di decine di migliaia di euro (non è chiaro a quanto ammontasse la somma). Avevano quindi venduto una parte dei campi e chiesto un prestito a una banca, che non avevano mai restituito.

A quel punto erano stati venduti altri campi e pignorate le aziende agricole che i fratelli avevano ereditato dal padre. Era stato anche nominato un custode giudiziario che aveva il compito di vendere la casa. Nel frattempo sia il comune che la prefettura si erano mobilitati per proporre ai fratelli Ramponi un’abitazione alternativa, che avevano rifiutato.

C’erano quindi stati tre episodi in cui si erano opposti allo sgombero: a settembre del 2021 uno dei fratelli era salito sul tetto del tribunale di Verona minacciando di uccidersi; a ottobre del 2024 erano saliti sul tetto della casa e un mese dopo avevano aperto le bombole di gas. Lo aveva raccontato la stessa Maria Luisa Ramponi in un video girato dal fotografo Angelo Sartori a novembre del 2024 e pubblicato martedì dal Corriere della Sera. Nel video Ramponi dice che da anni lottano «per avere giustizia» e accusa avvocati e giudici: «Ci hanno portato via tutta l’azienda agricola, i terreni, e adesso la casa (…) Non ci è rimasto più nulla, continuiamo a subire e a subire».

Lo sfratto era stato fissato di nuovo per l’11 ottobre 2025 e il prossimo 25 ottobre la casa, valutata circa 140mila euro, avrebbe dovuto essere messa all’asta. L’indagine della procura sarebbe stata aperta dopo che il curatore fallimentare aveva raccontato di essere stato minacciato dai fratelli Ramponi.

La vicenda ha suscitato molte reazioni politiche e istituzionali. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni hanno espresso il proprio cordoglio e quello di tutto il governo ai familiari delle persone morte. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha fatto visita ai carabinieri ricoverati e ha incontrato i familiari dei tre militari uccisi, e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di «grande tragedia».

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha proclamato tre giorni di lutto in tutta la regione; sarà una giornata di lutto regionale anche quella dei funerali dei tre carabinieri, e il comune di Castel d’Azzano ha proclamato cinque giorni di lutto cittadino. I funerali di Stato si terranno venerdì nella basilica di Santa Giustina a Padova.