La lunga storia dello sfratto del Caffè Greco di Roma
Dopo anni di battaglie legali i proprietari di uno dei più antichi e prestigiosi bar d'Italia sono riusciti a cacciare il gestore

Il Caffè Greco nel centro di Roma, uno dei più antichi bar d’Italia insieme al Florian di Venezia, ha chiuso ed è stato riconsegnato al proprietario, l’Ospedale Israelitico, un istituto legato alla comunità ebraica e convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale. Lo sfratto è avvenuto la mattina di mercoledì 8 ottobre, con l’intervento dei carabinieri per cambiare la serratura. Ed è arrivato dopo anni di contenziosi fra il gestore e la proprietà.
Il Caffè Greco venne aperto nel 1760 e si trova in via dei Condotti, la via romana della moda e dei negozi di lusso. Sul nome sono state fatte varie ipotesi: potrebbe derivare dal fatto che Nicola della Maddalena, il caffettiere che lo fondò, fosse greco o turco dell’Anatolia, oppure dal metodo di decantazione del caffè che in origine vi veniva servito.

Buffalo Bill, cacciatore di bisonti, esploratore, attore e impresario teatrale, Toro Seduto, capo tribù dei Sioux, Alce Nero, guaritore nativo americano Sioux, e il giornalista Diego Angeli al Caffè Greco nel febbraio del 1890 durante il tour italiano del Wild West Show, spettacolo circense composto principalmente di rappresentazioni western (Wikimedia Commons)
La caffetteria divenne, da subito, un ritrovo di artisti e intellettuali come Charles Baudelaire, James Joyce, Gioacchino Rossini ma anche Sophia Loren, Renato Guttuso e Federico Fellini. Nel corso degli anni l’hanno frequentato Massimo D’Azeglio, Ennio Flaiano, Aldo Palazzeschi, Richard Wagner, Orson Welles, Edvard Grieg, Johann Wolfgang von Goethe e molti altri ancora. In una delle sale del Caffè erano esposti i medaglioni, le placche in gesso e le miniature raffiguranti gli artisti, i poeti e i musicisti che frequentarono il locale, che per il suo valore storico e artistico è stato riconosciuto come un bene di particolare interesse e si trova sotto la tutela del ministero della Cultura.

L’interno dell’Antico Caffè Greco, Roma, 15 ottobre 2019 (Ansa)
Nel 2017, dopo la scadenza del contratto d’affitto con la società Antico Caffè Greco srl, l’Ospedale Israelitico aveva avanzato la richiesta di rientrare in possesso dei locali, richiesta che, aveva spiegato in un comunicato stampa, rispondeva «al dovere di ottimizzare le risorse ricercando un canone in linea con il valore di mercato, al fine di garantire il potenziamento dei servizi sanitari a beneficio dei cittadini tutti». Un nuovo accordo tra la proprietà e la società che gestiva il Caffè non era mai stato raggiunto. La proprietà chiedeva oltre 150mila euro al mese, ha scritto il Corriere della Sera, contro i precedenti 17mila.
Dopo vari ricorsi, sentenze e appelli la vicenda era arrivata in Cassazione che, a luglio, aveva confermato la disdetta del contratto. A quel punto lo sfratto aveva però subito diversi rinvii, a causa della presenza di beni vincolati all’interno del locale: dipinti, sculture del Settecento e preziosi oggetti di antiquariato che il titolare del Caffè Carlo Pellegrini aveva deciso nel frattempo di trasferire in un magazzino sostenendo di esserne il legittimo proprietario, azione per la quale risulta indagato. A fine settembre una giudice aveva disposto il sequestro di quei beni che dal magazzino del gestore erano stati spostati in depositi giudiziari. E aveva stabilito che la questione relativa ai beni dovesse restare separata rispetto al procedimento di sfratto, ordinando dunque all’ufficiale giudiziario di eseguirlo.

Giorgio de Chirico al Caffè Greco, Roma, 1972 (Ansa)
Non è chiaro che cosa succederà ora al Caffè. I giornali riportano diverse notizie, non confermate, che fanno ipotizzare un cambio di destinazione dei locali: «Qualcuno riferisce di proposte informali», scrive ad esempio il Corriere della Sera, venute da marchi di moda già presenti in via dei Condotti e intenzionati ad ampliare il proprio spazio. Nella sentenza della Cassazione in cui si riconosce la legittimità della finita locazione, si dice però che il Caffè Greco, «in quanto bene immobile carico di oltre due secoli di storia e di vita artistica e culturale della città di Roma […] non può che avere quella destinazione».

Evento contro lo sfratto del Caffè Greco, Roma, 21 ottobre 2019 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
La proprietà ha comunque manifestato l’intenzione di riaprire il Caffè Greco e ha fatto sapere che quanto prima inizieranno dei lavori di manutenzione straordinaria. Il gestore ha a sua volta dichiarato che la faccenda «non si chiude così», che «il locale appena sigillato è un bene pubblico vincolato», che «il ministero dei Beni culturali non ha ritenuto» di difendere questo spazio e che lui è pronto a rivalersi «in tutte le sedi».



