L’oro ha superato l’ennesimo record

Ora costa quasi tre volte in più del 2020 e il 53 per cento in più rispetto all’inizio dell’anno, e il dato dice qualcosa di come siamo messi

Due persone guardano la vetrina di una gioielleria a Istanbul, Turchia (AP Photo/Emrah Gurel)
Due persone guardano la vetrina di una gioielleria a Istanbul, Turchia (AP Photo/Emrah Gurel)
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Martedì il prezzo dell’oro è salito fino superare per la prima volta i 4mila dollari per oncia troy (l’unità di misura con cui si usa pesare l’oro, che equivale a 31,1 grammi), per poi chiudere la giornata a 4.016 dollari. Non è un aumento momentaneo: sono anni che l’oro supera un record dopo l’altro, e per capire quanto il suo prezzo vada veloce basta notare che mercoledì mattina il prezzo ha già superato i 4.030 dollari nelle prime ore di contrattazione. Il primo gennaio 2020 un’oncia troy d’oro costava 1.517 dollari.

Dalla pandemia in poi l’oro ha vissuto anni di rinnovato interesse, e questo perché è un investimento che si fa quando le condizioni generali dell’economia sono molto incerte: è quello che viene chiamato un “bene rifugio”, cioè un investimento tendenzialmente meno esposto ad ampie e improvvise perdite di valore. Si devono a questo i massicci acquisti da parte degli investitori, che con il caos degli ultimi anni cercavano un investimento sicuro per mettere a riparo i loro soldi da crisi ed eventi rischiosi per l’economia: come la pandemia, la guerra in Ucraina, l’inflazione, l’aumento dei tassi di interesse, e la guerra a Gaza.

Oltre che il contesto di generale incertezza e tensione internazionale, che ne hanno alimentato gli acquisti e quindi fatto aumentare il prezzo, ci sono anche elementi più specifici degli ultimi mesi e settimane a motivare i risultati straordinari dell’oro: soltanto da inizio 2025 il suo valore è aumentato del 53 per cento rispetto al dollaro.

Prezzo dell’oro in dollari all’oncia (fonte: Financial Times)

Il primo elemento è legato alle aspettative di una nuova riduzione dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, la banca centrale americana, che dopo mesi di attesa da parte degli investitori a settembre si è infine decisa a ridurli di 0,25 punti percentuali: si è conformata a quello che stanno facendo le altre grandi banche centrali (come quella europea), che hanno impostato un graduale percorso di calo dei tassi dopo che per anni erano stati aumentati per contrastare l’inflazione. L’oro beneficia molto di una riduzione dei tassi, e i recenti acquisti sono stati motivati proprio da questa prospettiva, che si può capire con qualche passaggio un po’ tecnico.

Mentre investire in titoli più tradizionali, come le obbligazioni, produce un rendimento dovuto a un tasso di interesse periodico, l’oro non ne prevede alcuno: possedere oro fa guadagnare solo se aumenta il valore dell’oro stesso. Ed è per questo che quando i tassi sono alti gli investitori preferiscono comprare titoli tradizionali, che possono dare rendimenti maggiori. Ma se i tassi di interesse scendono, com’è già successo in gran parte del mondo e come si prevede succederà ora anche negli Stati Uniti, detenere oro diventa più conveniente, perché le altre opportunità di investimento sono meno allettanti.

Il secondo elemento riguarda lo shutdown cominciato il primo ottobre negli Stati Uniti. A causa del mancato accordo sull’approvazione della legge di bilancio, il governo federale statunitense è stato obbligato a interrompere tutte le proprie attività tranne quelle considerate essenziali, tra cui per esempio l’esercito e il pagamento delle pensioni. Tra le attività interrotte c’è la pubblicazione di alcuni importanti indicatori economici degli Stati Uniti: la mancanza di questi dati ufficiali aggiunge un ulteriore elemento di incertezza sui mercati finanziari internazionali, poiché gli analisti e gli investitori sono costretti a basare le loro analisi su delle approssimazioni di questi dati. Da questo deriva un altro incentivo ad acquistare oro come bene rifugio.

Un ulteriore fattore recente è la riduzione del valore del dollaro, che ha condizionato molto le vendite. Il prezzo dell’oro è sempre espresso in dollari sui mercati internazionali, quindi quando il dollaro è meno costoso diventa più conveniente comprare oro per chi possiede un’altra valuta, come ad esempio l’euro o la sterlina: banalmente ci vogliono meno euro o sterline per comprare la stessa quantità di oro in dollari.

La crescita del prezzo dell’oro avvenuta negli ultimi mesi è anche legata ad altri fattori come l’introduzione dei dazi voluti dal presidente statunitense Donald Trump, forse il fatto economico che più ha contribuito ad aggiungere incertezza quest’anno. Nelle ultime settimane ha contribuito anche l’instabilità politica di paesi importanti quali la Francia e il Giappone.

Finora abbiamo parlato del prezzo dell’oro in borsa: investire in oro non significa necessariamente comprarlo in forma fisica, come i tipici lingotti che si immaginano nei forzieri delle grosse banche (che altrimenti avrebbero bisogno di magazzini enormi). Anzi sono più diffusi i titoli finanziari legati all’oro che ne replicano esattamente l’andamento, come i futures, ossia contratti con cui ci si impegna a comprare o vendere oro in futuro, e gli ETF, gli exchange-traded funds, ossia titoli emessi da fondi di investimento che possiedono fisicamente l’oro o contrattano a loro volta titoli legati all’oro.

Il prezzo di borsa però è per forza di cose anche il riferimento per il prezzo dell’oro fisico, cioè quello usato per esempio dai gioiellieri. Ed è quindi infine per le ragioni spiegate fin qui che i prezzi dei gioielli in oro sono aumentati.