La truffa per rubare il “bonus cultura” a centinaia di diciottenni

Secondo la procura di Torino sarebbe avvenuta tramite mail ingannevoli; una quindicina di persone è indagata

(ANSA)
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Una quindicina di persone in tutt’Italia è indagata per concorso in frode informatica e truffa aggravata per aver rubato i bonus cultura a centinaia di diciottenni. Dopo aver hackerato le credenziali dei ragazzi, queste persone creavano degli SPID paralleli per entrare sulla piattaforma 18app.italia.it, riscuotere i bonus, utilizzarli in esercizi commerciali gestiti da loro stessi e, tramite false fatture, ottenere i rimborsi dal ministero della Cultura. L’edizione torinese di Repubblica scrive che il danno subito è di circa mezzo milione di euro.

Il “bonus cultura” era un sussidio economico da 500 euro che lo Stato metteva a disposizione a ragazzi e ragazze che avevano compiuto 18 anni per acquistare prodotti e servizi culturali, come libri, corsi di formazione, biglietti per teatri, musei, concerti o abbonamenti ai quotidiani. Il buono poteva essere richiesto tramite la piattaforma online 18app da tutti e tutte senza limiti di reddito. Il sussidio è stato poi sostituito dal governo di Giorgia Meloni con la Carta della cultura giovani e la Carta del merito, che però possono essere richieste solo da alcuni diciottenni in base a limiti di reddito e per il massimo dei voti alla maturità.

Secondo quanto è stato ricostruito finora dalla procura di Torino, gli indagati avrebbero raccolto dati tramite phishing, cioè l’invio di email da un mittente apparentemente attendibile (un ente pubblico, il fornitore SPID, o un servizio bancario collegato) per ottenere le credenziali SPID degli utenti neomaggiorenni e avviare poi la procedura per ricevere e riscuotere il bonus.

Le indagini sui bonus rubati sono partite dalla procura nell’estate del 2023, quando decine di ragazzi e ragazze hanno segnalato di aver trovato il loro conto digitale azzerato da un giorno all’altro. Una volta chiuse le indagini la procura ha individuato tre indagati. Dei fascicoli analoghi a quelli della procura di Torino sono stati però aperti da altre procure in Italia fra cui quella di Firenze: in Toscana le indagini hanno consentito di rilevare oltre 2.500 SPID irregolari utilizzati per emettere circa 2mila voucher “bonus cultura” riscossi da 7 esercenti fittizi in diverse regioni italiane.