La destra ha vinto le elezioni regionali in Calabria
Roberto Occhiuto di Forza Italia è stato riconfermato presidente, battendo di parecchio Pasquale Tridico del centrosinistra

Roberto Occhiuto di Forza Italia è stato rieletto presidente della Calabria: ha vinto con un ampio distacco sul suo principale sfidante, Pasquale Tridico del centrosinistra. Occhiuto ha preso il 57,3 per cento, Tridico il 41,7. C’è anche un terzo candidato che ha preso l’1 per cento, Francesco Toscano, sostenuto dal piccolo partito di sinistra Democrazia Sovrana Popolare.
Per la coalizione di destra è la seconda vittoria in un’elezione regionale nel giro di pochi giorni, visto che la scorsa settimana aveva vinto anche nelle Marche. Come in quel caso, anche in Calabria la vittoria di Occhiuto era ampiamente attesa, ma il divario è stato superiore a quanto dicevano i sondaggi (i più recenti stimavano una distanza tra i 7 e i 10 punti).
Il fatto che venga riconfermata una coalizione uscente è invece una novità per la Calabria, dove negli ultimi 25 anni centrodestra e centrosinistra si sono sempre alternati, con una sola eccezione poco significativa da questo punto di vista: la vittoria dello stesso Occhiuto nel 2021, che avvenne in circostanze del tutto particolari, con le elezioni organizzate un solo anno dopo quelle precedenti a causa della morte della presidente Jole Santelli, anche lei di Forza Italia.
Anche il primo mandato di Occhiuto si è concluso prima della sua scadenza naturale, che sarebbe stata nell’autunno del 2026: Occhiuto si era dimesso lo scorso agosto dopo la notizia di un’indagine per corruzione nei suoi confronti, ma aveva subito detto di volersi ricandidare. Questa scelta è stata generalmente interpretata come un’abile mossa politica: le sue dimissioni improvvise hanno preso alla sprovvista sia i suoi alleati che il centrosinistra, che ha avuto poco tempo per scegliere un candidato e organizzare la campagna elettorale.
Lo ha detto esplicitamente anche lo stesso Tridico per giustificare la sconfitta elettorale nella conferenza stampa in cui ha riconosciuto la vittoria di Occhiuto: «È stata una battaglia intensa e breve, le dimissioni di Occhiuto ci hanno colto di sorpresa», ha detto Tridico. «È stata una campagna elettorale causata in modo opportunistico da Occhiuto nella speranza di trovarci impreparati».

Giuseppe Conte insieme a Tridico per la chiusura della campagna elettorale a Corigliano Calabro, il 3 ottobre 2025 (ANSA/FRANCESCO ARENA)
Occhiuto invece nel suo primo discorso dopo i risultati ha sottolineato che «è la prima volta che un presidente uscente viene riconfermato» e ha specificato di non essersi dimesso per l’indagine a suo carico: «In un paese civile nessuno si dimette per un avviso di garanzia». Già in campagna elettorale Occhiuto aveva sostanzialmente confermato l’impressione di molti, e cioè che si era dimesso più che altro per rinsaldare la propria posizione politica. A suo dire, temeva che il coinvolgimento nell’inchiesta avrebbe indotto alcuni funzionari pubblici ed esponenti politici locali e fargli ostruzionismo nelle decisioni.
Occhiuto ha 56 anni ed è uno degli esponenti più in vista di Forza Italia, forse il più importante del partito al Sud. È stato a lungo deputato e per un breve periodo capogruppo alla Camera di Forza Italia, di cui a febbraio del 2024 è diventato anche uno dei vicesegretari. È ritenuto uno dei più credibili contendenti alla leadership del segretario Antonio Tajani da qui ai prossimi anni.

Occhiuto durante un comizio a Lamezia Terme, il 30 settembre 2025 (ANSA/SALVATORE MONTEVERDE)
Tridico invece ha 50 anni, è un economista e la sua carriera politica è cosa recente: è stato eletto europarlamentare con il Movimento 5 Stelle nel 2024, ed è il suo primo incarico istituzionale. È comunque noto da tempo in politica proprio perché vicino al M5S e perché tra il 2019 e il 2023 fu il presidente dell’Inps (l’ente previdenziale nazionale) che gestì l’introduzione del reddito di cittadinanza, la misura di sostegno economico per le persone in difficoltà abolita dal governo di Giorgia Meloni nel 2024.
L’affluenza è stata bassa, intorno al 43 per cento, un dato simile a quello delle precedenti elezioni del 2021, quando fu al 44 per cento. Significa che meno della metà delle persone che avevano diritto di votare lo ha effettivamente fatto.



