Alle elezioni in Cechia ha vinto la destra populista
Ossia il partito dell'ex primo ministro Andrej Babiš, mentre è andata male la coalizione di governo di Petr Fiala

Venerdì e sabato ci sono state le elezioni parlamentari in Cechia. A scrutinio quasi completato ha vinto ANO, il partito dell’ex primo ministro Andrej Babiš, di destra e populista, che ha ottenuto il 34,7 per cento dei voti. È un risultato ottimo e notevolmente migliore rispetto a quello della coalizione del primo ministro uscente Petr Fiala, anche lui di destra e conservatore.
Le elezioni servono per rinnovare la Camera dei deputati, la più influente delle due camere del parlamento. ANO (il nome completo è Azione dei cittadini insoddisfatti) dovrebbe quindi provare a formare il prossimo governo, ma dato che non ha ottenuto la maggioranza – pur andandoci vicino – dovrà fare delle alleanze. È possibile che cerchi il sostegno di due partiti di estrema destra: Libertà e Democrazia Diretta (SPD), che ha preso quasi l’8 per cento; e gli Automobilisti per se stessi (un partito contrario alle politiche ambientali, tra le altre cose), con il 6,8 per cento.
L’alleanza elettorale Spolu (“Insieme”) di Fiala è da tempo impopolare e alle elezioni ha ottenuto il 23,3 per cento. L’insoddisfazione di un pezzo rilevante dell’elettorato è dovuta soprattutto alla situazione economica negativa e alle politiche di rigore fiscale di Fiala. Nel governo uscente Spolu è alleato con il Partito dei sindaci e degli indipendenti (STAN), che è arrivato terzo con l’11 per cento circa dei voti. Il Partito Pirata, progressista, è quarto con l’8,9 per cento dei voti: all’inizio della legislatura era nella coalizione di governo, ma l’aveva abbandonata lo scorso autunno. Il partito di estrema sinistra filorusso ed euroscettico Stačilo! (“Basta!”) non ha raggiunto la soglia di sbarramento del 5 per cento e quindi non avrà seggi in parlamento.
Babiš è stato primo ministro dal 2017 al 2021, al tempo in coalizione con il Partito Socialdemocratico. È un miliardario con uno stile populista, cosa che ha portato a paragonarlo a Donald Trump e Silvio Berlusconi. Negli anni è stato accusato e processato per varie vicende di conflitti di interesse: se come quasi certo risulterà eletto riacquisirà l’immunità parlamentare.
Da quando è all’opposizione, quindi dal 2022, ha spostato verso destra le sue posizioni. Per esempio ha intensificato le critiche contro l’Unione Europea, e in particolare contro il Green Deal, l’insieme di leggi europee per la tutela dell’ambiente. Ha però escluso di indire un referendum per uscire dall’Unione o dalla NATO, come richiesto da alcuni dei partiti più estremisti, con cui ora potrebbe trovarsi a governare. Ha inoltre criticato parecchio sostegno militare all’Ucraina e l’assistenza ai profughi ucraini, sostenendo che costi troppo: in Cechia ce ne sono 373mila, il numero più alto in rapporto alla popolazione (quasi 11 milioni) tra i paesi dell’Unione Europea.
– Leggi anche: Alle elezioni in Cechia Andrej Babiš ci riprova



