Cinque cose scoperte da Jane Goodall
A partire dall'osservazione dei primati, e in particolare degli scimpanzé, rivoluzionarono lo studio del comportamento animale

In circa sessant’anni di ricerca, la scienziata inglese Jane Goodall morta ieri a 91 anni è stata autrice di scoperte fondamentali per l’etologia, la parte della scienza che si occupa dello studio degli animali e del loro comportamento. Attraverso l’osservazione dei primati non umani, e in particolare degli scimpanzé, Goodall identificò per la prima volta comportamenti simili a quelli umani, legati all’intelligenza, alle emozioni e alla capacità di costruire relazioni sociali.
È impossibile riassumere in poche righe le tante scoperte di Goodall, e le implicazioni che ebbero nell’intero campo dell’etologia, ma ripercorrere alcune delle sue intuizioni aiuta a comprendere la portata del suo lavoro. Mostrano come il confine tra umani e diversi altri animali sia molto più sottile di quanto si credesse. Ripercorrere queste scoperte aiuta anche a capire come Goodall abbia trasformato il nostro modo di guardare agli altri esseri viventi e al nostro stesso posto nella natura.
Emozioni e personalità
Fino dalle sue prime osservazioni all’inizio degli anni Sessanta in quello che sarebbe poi diventato il Parco nazionale del Gombe Stream in Tanzania, Goodall notò che gli scimpanzé non erano solamente mossi dall’istinto. Con il comportamento, ogni individuo mostrava di avere un proprio carattere e di avere sensibilità distinte. Li studiò per lungo tempo, imparando a distinguerli l’uno dall’altro, attribuendo loro nomi per ricordarseli meglio e ricostruire le loro interazioni sociali. In questo modo notò gesti simili a quelli tipici delle relazioni umane come carezze, abbracci, baci e interazioni giocose come il solletico e piccoli dispetti. Già all’epoca Goodall teorizzò che quei comportamenti fossero il segno della presenza di legami affettuosi, che possono durare per tutta la vita degli scimpanzé.
Fu un importante cambiamento di approccio nello studio del comportamento animale, che richiese diverso tempo per essere riconosciuto dalla comunità scientifica. All’epoca, si tendeva ancora a descrivere gli animali in termini meccanicistici, riducendo le loro azioni a semplici comportamenti istintivi e di riflesso. Con il suo lavoro, fatto soprattutto di lunghe e pazienti sessioni di osservazione, introdusse concetti come umore, motivazione, eccitazione, infanzia e adolescenza legandoli al comportamento degli scimpanzé. Il suo approccio cambiò profondamente lo studio dei primati non umani (primatologia) e più in generale lo studio del comportamento animale.

Jane Goodall durante il programma televisivo “Miss Goodall and the Wild Chimpanzees” nel 1965 ( CBS via Getty Images)
Utensili e strumenti
Un giorno Goodall stava osservando uno scimpanzé che si era appostato nelle vicinanze di un termitaio per mangiarsi alcune termiti, uno spuntino prelibato per questi animali. Non c’erano però molte termiti in circolazione e lo scimpanzé aveva quindi preso uno stelo d’erba per infilarlo nei buchi del termitaio, in modo da estrarre alcune termiti e potersele mangiare. Era la prima volta in cui veniva osservato l’uso di uno strumento, una sorta di utensile primordiale, da parte di uno scimpanzé. In seguito Goodall osservò altri scimpanzé che prendevano rametti dagli alberi, ne rimuovevano le foglie e li usavano poi per vari scopi, per esempio per recuperare cose in punti altrimenti irraggiungibili.
Quelle osservazioni si inserirono in un filone di studi che iniziavano a mostrare come la costruzione di utensili non fosse una prerogativa umana, ma un fenomeno diffuso tra gli animali. Goodall contribuì a cambiare prospettiva e oggi sappiamo che molte specie, dagli scimpanzé ai corvi, utilizzano rametti e altro come utensili per raggiungere determinati scopi.
Carnivori
Fino agli anni Sessanta si riteneva che gli scimpanzé fossero pacifici ed erbivori, sulla base delle poche osservazioni fatte fino ad allora. Il tempo trascorso in Tanzania consentì a Goodall di notare che invece diversi gruppi di scimpanzé praticano la caccia e si nutrono di carne. Scoprì che gli scimpanzé cacciavano primati più piccoli, come il colobo, dopo averne isolati alcuni individui sugli alberi impedendone la fuga. Dopo l’uccisione, la carne veniva distribuita tra i vari membri del gruppo, seguendo criteri che non potevano essere casuali o legati semplicemente all’istinto.
Negli anni, Goodall dimostrò che gli scimpanzé adottano comportamenti cooperativi per la caccia, nell’ambito di un’organizzazione sociale molto complessa. Il suo lavoro mise fine all’immagine un po’ stereotipata di primati non umani dediti alla raccolta di vegetali e al solo consumo di questi alimenti.

Jane Goodall con il marito Hugo van Lawick nel 1974 (AP Photo)
Guerre
Nella prima fase delle osservazioni, grossomodo tra il 1960 e il 1974, Goodall riteneva che gli scimpanzé andassero sì a caccia, ma che nel complesso fossero miti e pacifici. Le cose cambiarono negli anni seguenti quando fu testimone di un conflitto in cui un gruppo di scimpanzé maschi iniziò ad attaccare sistematicamente un altro gruppo, fino a distruggerlo. Quella serie di battaglie, che fu poi chiamata “La guerra tra scimpanzé del Gombe”, mostrò aspetti brutali e violenti paragonabili ai nostri.
In seguito Goodall scrisse che quella guerra, insieme ad altri episodi di violenza come femmine che uccidono i piccoli di altre femmine per mantenere il dominio, cambiò fortemente la sua percezione della natura degli scimpanzé. Si rese conto che la loro società complessa doveva avere elementi legati al conflitto e alla violenza e non poteva essere solo pacifica, come aveva immaginato all’inizio dei propri studi.

Il presidente Joe Biden consegna la Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile statunitense, a Jane Goodall, il 4 gennaio 2025 a Washington, DC, Stati Uniti (AP Photo/Manuel Balce Ceneta)
Legami
La presenza di comportamenti altruistici e violenti a seconda dei casi indusse Goodall ad approfondire la costruzione dei legami sociali e familiari tra gli scimpanzé. Scoprì che le madri allevano i propri figli con dedizione per lungo tempo, un po’ come avviene tra gli umani, e che questo genera il mantenimento di un rapporto stretto anche in età adulta, specialmente tra fratelli e sorelle cresciuti insieme. Alcuni individui col tempo diventano un punto di riferimento per l’intera comunità, senza particolari differenze di genere.
Goodall sviluppò nel tempo un legame forte con i gruppi di scimpanzé studiati in una vita di ricerca, e questo attirò soprattutto inizialmente forti critiche sul suo modo di lavorare con l’accusa di antropomorfizzare gli individui che osservava, cioè di attribuire caratteristiche e comportamenti tipicamente umani agli scimpanzé. La grande quantità di osservazioni e prove portate nei suoi studi smontò quelle accuse, rendendo Goodall non solo una delle più importanti primatologhe di tutto il Novecento, ma anche una protagonista centrale nel cambiamento di approccio nello studio degli animali.

Jane Goodall nel 1972 con uno scimpanzé nel Parco nazionale del Gombe Stream, nella Tanzania settentrionale



