Gli interventi estetici per allungare le gambe
Nonostante siano molto costosi e dolorosi, la richiesta di trattamenti per diventare più alti è in aumento, tra speranze e false promesse
Ogni anno decine di persone vanno in Turchia e dopo qualche tempo tornano a casa più alte di qualche centimetro. Sono i pazienti delle cliniche che offrono la possibilità di allungare le gambe a scopi estetici, una procedura dolorosa e non priva di rischi, dal costo molto alto, per quanto in Turchia abbia prezzi più vantaggiosi rispetto a quelli di Europa e Stati Uniti. Il ricorso a questo tipo di operazioni è in aumento ed è considerato una delle forme più estreme di chirurgia estetica, cui si sottopongono soprattutto uomini insoddisfatti della loro statura.
L’allungamento delle ossa (o distrazione osteogenetica) viene usato da tempo per correggere malformazioni a condizioni (come l’acondroplasia) che si hanno dalla nascita, dovute a un trauma. Una gamba più corta dell’altra di qualche centimetro, per esempio, può causare una camminata incerta che a sua volta influisce sulla postura comportando mal di schiena e dolori articolari. Vi si sottopongono però anche persone che non hanno nessuno di questi problemi.
Questi pazienti vengono trattati con tecniche che si rifanno al lavoro del medico sovietico Gavril Abramovich Ilizarov. A partire dai primi anni Cinquanta e fino ai primi anni Novanta del secolo scorso, Ilizarov mise a punto un apparato, una specie di piccola gabbia di metallo, da applicare all’esterno dell’arto che si vuole allungare. L’apparato viene fissato con un’operazione chirurgica nella quale si divide in due parti l’osso (in alcuni casi in più di due), praticando in entrambe dei fori nei quali vengono fatti passare dei tondini di metallo, che attraversano quindi interamente l’arto spuntando da entrambe le parti. I tondini vengono poi assicurati agli anelli dell’apparato che circondano l’arto.

Gavril Abramovich Ilizarov osserva la lastra di una paziente sottoposta ad allungamento del femore, nel 1991 in Russia (Wikimedia)
La distanza tra gli anelli può essere modificata tramite una vite, in modo da farli allontanare un po’ per volta, facendo in questo modo aumentare anche lo spazio tra le due estremità dell’osso sezionato. Di solito non si va oltre l’aggiunta di un millimetro al giorno, per dare tempo ai tessuti molli dell’arto (come muscoli, vasi sanguigni, nervi e tendini) di allungarsi, senza sottoporli a uno stress eccessivo. Col passare del tempo, l’osso inizia a crescere per rinsaldare la frattura, aggiungendo una nuova parte ossea che porta ad avere qualche centimetro in più nell’arto.
Il principio di base è sostanzialmente rimasto invariato dai tempi dei primi esperimenti di Ilizarov, ma negli ultimi decenni sono state messe a punto varie tecniche. In alcuni casi l’osso non viene completamente sezionato, intervenendo quindi solo sulla parte esterna e coriacea e non sul midollo, oppure creando più fratture soprattutto nel caso si intervenga su ossa lunghe come il femore. Anche l’apparato si è evoluto.
Oltre alla versione classica con gli anelli sviluppata da Ilizarov, oggi ci sono apparati esterni con una singola barra di espansione, meno invasivi e ingombranti. Sono stati anche sviluppati modelli simili a lunghe viti che rimangono all’interno dell’arto, senza parti che escono dall’arto con ferite aperte a maggior rischio di infettarsi. Le soluzioni più recenti prevedono inoltre l’utilizzo di un attuatore, in sostanza un piccolo motore applicato alla barra interna che può essere comandato dall’esterno per farla allungare giorno dopo giorno. In generale, più le soluzioni sono avanzate e tecnologiche rispetto all’apparato ideato da Ilizarov più il costo è alto.

Sistema di allungamento a barra interna, meno invasivo rispetto all’apparato esterno (Wikimedia)
Un intervento di allungamento delle gambe negli Stati Uniti costa tra i 150mila e i 200mila dollari e in Europa, Italia compresa, i prezzi sono simili per quanto riguarda gli interventi a scopi estetici. Il Servizio sanitario nazionale copre i costi solo quando l’intervento è riconosciuto come necessario per ripristinare la funzionalità dell’arto, o per trattare deformità invalidanti. Come per altri trattamenti, come quello per il trapianto di capelli, i prezzi alti hanno generato un turismo sanitario per l’allungamento degli arti verso paesi dove costa meno per via del cambio favorevole o del minore costo della vita.
In una clinica della Turchia, il costo base è intorno ai 22mila euro. Per gli apparati più avanzati e meno invasivi si arriva a circa 45mila euro, ma i prezzi variano molto a seconda del trattamento richiesto, degli arti interessati e dell’allungamento desiderato. Il minor costo ha reso la Turchia uno dei paesi più visitati da chi vuole guadagnare qualche centimetro, ma ci sono numerosi centri anche in India dove questo tipo di interventi è sempre più richiesto.
Il Guardian ha di recente raccontato la storia di Frank (il nome è di fantasia), un uomo di 38 anni alto 168 centimetri desideroso di crescere di circa 9 centimetri che si era rivolto a una clinica in Turchia. Aveva scelto l’opzione più economica e, dopo essere stato operato al femore per fratturarlo e applicare l’apparato, era rimasto per tre mesi in un hotel nella periferia di Istanbul trascorrendo buona parte del tempo a letto, aiutato dagli antidolorifici a sopportare il dolore costante.
Per le prime settimane non poteva praticamente muoversi, per non turbare la generazione del nuovo tessuto osseo, e aveva bisogno dell’aiuto della moglie per alzarsi dal letto e andare in bagno. Per tre mesi ogni giorno Frank girava una chiave nell’apparato per distanziare le due estremità del suo femore di qualche frazione di millimetro. I medici gli avevano consigliato di farlo quattro volte al giorno, così da raggiungere un millimetro circa, ma Frank aveva presto aggiunto un giro aggiuntivo per provare a massimizzare il risultato. Il dolore era spesso lancinante e richiedeva l’assunzione di dosi copiose di farmaci per tenerlo sotto controllo, ma anche per non rischiare di morire.
Non potendosi muovere per buona parte delle loro giornate, le persone che si sottopongono all’allungamento delle gambe devono quasi sempre assumere degli anticoagulanti per ridurre il rischio che si formino trombi, cioè piccoli coaguli di sangue che possono ostruire un vaso o raggiungere i polmoni causando embolie che possono essere letali. Il dosaggio viene deciso in base alle condizioni di ogni paziente, ma queste possono variare durante il trattamento e non è sempre semplice trovare il giusto equilibrio.

Una delle cliniche di Istanbul dove si effettuano le operazioni per l’allungamento degli arti (Google Street View)
Una notte, racconta sempre il Guardian, Frank si svegliò di colpo nella sua camera d’albergo provando «uno dei peggiori dolori mai provati prima». Non riusciva a respirare e gli facevano molto male le gambe, ma non capiva bene che cosa avesse comportato quell’improvviso aumento del dolore. Fu trasportato d’urgenza in ospedale e i medici scoprirono che aveva un’embolia polmonare, che non aveva causato troppi danni. La clinica che lo aveva in cura in seguito disse che Frank era stato l’unico dei suoi 700 pazienti ad avere avuto quel problema, insieme a un altro paziente che era morto proprio per una trombosi.
Il trattamento è doloroso non tanto per la frattura in sé dell’osso, ma per lo stress che subiscono i tessuti che ha intorno. Seppure di poco per volta, l’allungamento aumenta nel tempo e fa tendere i nervi, che si irritano e inviano costantemente segnali dolorosi al cervello. Muscoli e tendini vengono stirati, contribuendo al dolore che aumenta quando ci si muove modificando la loro posizione. Muoversi è però essenziale, proprio per favorire l’allungamento dei tessuti e fare in modo che si adattino alla nuova lunghezza dell’osso. Per questo i pazienti devono fare ogni giorno fisioterapia con vari esercizi di stretching, che possono essere molto dolorosi.
Nel caso dell’allungamento della tibia, possono esserci complicazioni con il tendine di Achille, uno dei più difficili da stirare e allungare già in condizioni normali. In alcuni casi la fisioterapia non è sufficiente e i pazienti rimangono con il piede costantemente inarcato, per via della tensione esercitata dal tendine. Spesso la soluzione è chirurgica, con un’operazione per rilassare parzialmente il tendine e renderlo più elastico. Il trattamento non dà sempre i risultati sperati proprio a causa di queste complicazioni.
A causa dell’embolia polmonare e di uno stiramento ormai molto marcato dei tendini e dei nervi, i medici decisero di rimuovere anzitempo l’apparato di Frank. In circa tre mesi la sua statura era aumentata di 7 centimetri, un paio sotto rispetto all’obiettivo che si era prefissato. La sua storia, emergenza medica a parte, è simile a quella di molte altre persone che hanno deciso di sottoporsi all’allungamento estetico delle gambe.
È difficile stimare quante persone ogni anno si sottopongano in tutto il mondo a questa procedura, ma negli ultimi tempi si è assistito a un marcato aumento della domanda in India e in alcuni paesi asiatici, dove l’altezza media è spesso inferiore rispetto a quella in Occidente. Alcune stime parlano di un mercato che potrebbe raggiungere gli 8 miliardi di euro circa entro il 2030, ma fare stime accurate in assenza di dati affidabili è difficile.
Le motivazioni per fare l’intervento sono quasi sempre legate all’idea che la bassa statura sia uno svantaggio, e che influenzi fortemente la vita e la percezione delle persone. L’obiettivo è di solito raggiungere un’altezza paragonabile a quella media, ma negli ultimi anni è diventato più frequente il ricorso all’intervento tra gli uomini per raggiungere o superare i 190 centimetri, una decina di centimetri in più rispetto alla media europea (regionalmente ci sono marcate differenze). La richiesta di intervento è molto meno frequente tra le donne.
Per quanto abbia numeri ancora contenuti rispetto ad altri interventi chirurgici estetici, l’aumento delle operazioni per aumentare la statura viene osservato con attenzione non solo dalla comunità scientifica, ma anche da chi si occupa delle politiche sanitarie. Come per altri interventi legati al turismo sanitario, sono in aumento i casi di persone che si sono sottoposte all’intervento e al rientro nel loro paese hanno qualche complicazione, che deve essere trattata dai sistemi sanitari locali. I costi per trattare infezioni alle ossa sono alti, specialmente per via dei molti giorni di ricovero, e possono incidere soprattutto sui servizi sanitari pubblici, spesso con poche risorse.




