Una grande pittrice fiamminga ignorata per secoli
Le opere di Michaelina Wautier, tra le più notevoli del suo tempo, furono a lungo attribuite a uomini e le stiamo scoprendo ora

Il Trionfo di Bacco (o Baccanale) è un dipinto largo più di tre metri e mezzo e alto quasi tre, eppure per decenni è passato piuttosto inosservato nella collezione del Kunsthistorisches Museum, il museo d’arte di Vienna che lo ospita. Risale alla metà del Seicento e mostra il dio della mitologia classica attorniato da una serie di figure mezze nude, in un clima generale di festa e abbandono. È un’opera imponente e complessa, e nonostante al tempo fosse molto improbabile a dipingerla fu una donna.
Come accaduto a molte altre donne in altri ambiti della storia, la pittrice fiamminga Michaelina Wautier è stata a lungo ignorata e solo di recente è stata riconosciuta come autrice dell’opera e come una fra gli artisti più importanti del suo tempo, assieme a pittori del calibro di Peter Paul Rubens o Antoon van Dyck. Il Trionfo di Bacco è tra le opere esposte nella mostra più ampia e approfondita dedicata finora alla pittrice, che è stata inaugurata martedì proprio nel museo di Vienna.
La mostra raccoglie 30 delle 35 opere conosciute di Wautier tra ritratti, nature morte, scene di pittura storica e allegorie come I cinque sensi, una serie di cinque dipinti che rappresentano vista, udito, gusto, tatto e olfatto con una sensibilità moderna e un umorismo che ribalta un po’ le convenzioni del genere: l’olfatto per esempio è un ragazzino che si tappa il naso con le dita, anziché una donna che annusa un fiore. Raccoglie poi dipinti che sono stati accertati come suoi solo di recente: prima alcuni erano stati attribuiti erroneamente a van Dyck o al fratello maggiore di lei, Charles Wautier. Ed è suo anche l’autoritratto che fino al 2013 si credeva essere della pittrice del Seicento Artemisia Gentileschi, a sua volta rivalutata solo negli ultimi anni.

L’allegoria dell’Olfatto, 1650 circa, Collezione Rose-Marie ed Eijk van Otterloo (Wikimedia Commons)
La storica dell’arte belga Katlijne Van der Stighelen, esperta di pittura fiamminga, ha detto al Guardian che una produzione così estesa e con una tale varietà di soggetti è una cosa mai vista per le artiste di epoca barocca. Al tempo c’era un discreto numero di pittrici che ritraevano fiori, nature morte o scene di vita quotidiana, ma in generale i loro dipinti erano più piccoli e modesti rispetto a quelli degli uomini; le donne inoltre non potevano frequentare le accademie d’arte, né studiare modelli nudi dal vivo. Wautier però «è una totale eccezione alla regola». Sappiamo molto poco della sua vita, ma alcune cose su di lei le raccontano le sue opere.
Secondo le ricostruzioni più condivise Wautier nacque nel 1614 a Mons, nel sudovest dell’attuale Belgio, e crebbe in una famiglia della classe media. Per certi dettagli usava l’oltremare, un pigmento raro e costoso derivato dai lapislazzuli, e a differenza di molti suoi contemporanei preparava la tela con strati di pittura, per studiare come influenzavano le tonalità dei colori. Molti suoi dipinti facevano parte della collezione dell’arciduca d’Austria Leopoldo Guglielmo, allora governatore dei Paesi Bassi spagnoli, e questo indica un qualche tipo di legame con l’aristocrazia.
Gli storici dell’arte ritengono che avesse imparato a dipingere dal fratello Charles, un artista professionista, e che avesse anche accesso al suo studio, agli strumenti e ai modelli: secondo Van der Stighelen, a giudicare dall’accuratezza dei dettagli del Trionfo di Bacco, era impossibile che si fosse basata solo su copie o disegni. Wautier peraltro è la prima donna di cui si ha notizia ad aver dipinto dei corpi maschili nudi in dimensioni reali, e sempre in quel dipinto compare quello che secondo buona parte degli esperti è un autoritratto (sulla destra).
Per la ricercatrice dell’Università di Anversa Kirsten Derks, che studia Wautier dal 2019, dipingersi con una parte del petto scoperta è un gesto «davvero audace» per il tempo; per Jonathan Fine, direttore generale del museo di Vienna, «un segnale di autodeterminazione».

Il Trionfo di Bacco, del 1650 circa, con l’autoritratto di Wautier sulla destra, Kunsthistorisches Museum (Wikimedia Commons)
A parte alcuni atti di vendita di case e terreni, e le date e le firme su circa la metà delle sue opere, della vita di Wautier non si sa molto altro. Non si sa di preciso nemmeno quando morì, anche se si ipotizza a 75 anni. Rimase largamente sconosciuta fino agli anni Novanta, quando Van der Stighelen cominciò a occuparsene dopo aver notato la sua opera più nota al museo di Vienna, e più di recente hanno contribuito a farla conoscere una prima retrospettiva curata proprio da lei nel 2018 ad Anversa, e una mostra del 2022 con le allegorie dei cinque sensi a Boston.
La curatrice della mostra di Vienna, Gerlinde Gruber, ha detto al sito specializzato Il Giornale dell’Arte che «nel caso di Wautier siamo ancora di fronte a più domande aperte che a risposte», e che è senz’altro possibile che esistano altre sue opere ancora attribuite ad altri pittori. La mostra si potrà visitare fino al 22 febbraio del 2026, e poi aprirà in forma ridotta alla Royal Academy of Arts di Londra dal successivo 27 marzo al 21 giugno.
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