A Marina di Ragusa sono sbarcati i maltesi
Un imprenditore di Malta sta cambiando radicalmente il porto turistico della piccola città siciliana: qualcuno ci vede grandi opportunità, altri sono più scettici
di Francesco Gaeta

A Marina di Ragusa, l’affaccio a mare della città di Ragusa, nella Sicilia del sud, la stagione turistica è quasi finita. Gli alberghi lavorano a ritmo più lento, e in spiaggia c’è pochissima gente. Eppure i 700 posti barca del porto sono tutti occupati: una novità, rispetto a qualche anno fa. Molte tra le imbarcazioni ormeggiate, inoltre, sventolano una bandiera maltese. Non è un caso.
Nel 2022 la gestione del porto è stata rilevata da un imprenditore maltese, Paul Gauci, che sull’isola possiede diversi centri commerciali e negozi di abbigliamento. Lo scalo di Marina di Ragusa è il più grande della Sicilia meridionale, ma all’epoca rischiava di insabbiarsi e chiudere perché i gestori precedenti non facevano la manutenzione dei fondali. Oggi per trovare posto bisogna iscriversi a una lista d’attesa, ed essere disposti a pagare da 2mila a 41mila euro all’anno per la propria barca, a seconda delle sue dimensioni.

Barche ormeggiate al porto di Marina di Ragusa (Francesco Gaeta/il Post)
Il porto turistico di Marina di Ragusa è stato costruito nel 2006 con un finanziamento europeo da circa 35 milioni di euro. L’altra metà dell’investimento venne affidata a privati tramite una gara europea vinta dalla catanese Tecnis. I lavori durarono poco più di tre anni, ma poco tempo dopo l’azienda entrò in crisi e lo scalo finì in amministrazione giudiziaria. Anni dopo le banche, che erano subentrate accollandosi i debiti di Tecnis, cedettero le loro quote a Gauci.
Da allora sono stati dragati i fondali, sono ripartiti i servizi e le banchine si sono riempite, non solo d’estate. Circa 400 posti sono stabilmente occupati da una comunità di “diportisti invernali”, cioè persone che vivono in barca tutto l’anno. Diversi provengono dal Nord Europa e hanno lavori da remoto. Molti sono pensionati. «Qui ora lavoriamo tutto l’anno», racconta il gestore del Mercato del Porto, uno dei ristoranti sulla banchina. «Con l’arrivo dei maltesi questo posto è rinato». Non tutti a Marina di Ragusa condividono il suo entusiasmo: ma almeno nel breve termine il legame con Malta continuerà a rafforzarsi.

(Francesco Gaeta/il Post)
Con la nuova gestione del porto di Marina di Ragusa la distanza tra Malta e questo pezzo di Sicilia si è molto ridotta: non solo quella fisica, che è di circa 90 chilometri.
Ai traghetti che collegano Malta e il vicino porto siciliano di Pozzallo si è aggiunto da qualche mese un grosso aliscafo catamarano, gestito da un’altra società controllata da Gauci, che quasi ogni giorno parte da Marina di Ragusa e arriva a Valletta, la capitale di Malta, in poco meno di due ore. Ha orari che consentono ai cittadini maltesi di arrivare qui alle 9 e rientrare alle 20. È l’ideale per trascorrere una giornata di mare – a Malta ci sono poche spiagge e di sabbia – o anche solo per fare acquisti nei negozi della zona: da alcuni anni a Malta il costo della vita è molto aumentato per via dell’enorme flusso di turisti, e questo spinge molti abitanti a venire a fare la spesa in Italia.
I maltesi comprano articoli per la casa e materiali di edilizia da Tecnomat, a Ragusa città. A volte si spingono più lontano: dei pulmini li prelevano al porto di Marina di Ragusa per portarli a comprare abbigliamento al Sicilia Outlet Village di Agira, a 130 chilometri da qui, oppure all’IKEA di Catania.
I pendolari dello shopping però non bastano a spiegare perché un imprenditore maltese abbia deciso di investire a Marina di Ragusa. Ci sono ragioni legate all’economia della città e alle previsioni di sviluppo turistico e immobiliare della zona.
Ragusa sarebbe in una posizione ideale per i turisti che intendono visitare le capitali del barocco siciliano: Noto, Modica, Ispica e Scicli. Al momento però arrivare a Ragusa e alla sua Marina (distano circa 20 chilometri) da fuori è tutt’altro che semplice. L’aeroporto più vicino è a Comiso, a mezz’ora di auto. Ma due anni fa Ryanair ha abbandonato lo scalo e il numero di voli a settimana si è drasticamente ridotto. Chi invece atterra a Catania deve fare i conti con un’autostrada in fase di ampliamento (4 lotti di lavori già appaltati) e viaggiare su un’unica corsia per circa 50 chilometri.
Malgrado queste difficoltà a Ragusa il turismo è in crescita. Nel 2025 i posti letto in città sono diventati più di 15mila (con un incremento del 6,7% rispetto al 2024), sebbene su questo aumento incida probabilmente l’emersione di molti B&B. Nei prossimi mesi poi riaprirà l’ex Club Med che è chiuso da tempo: è stato rilevato da un gruppo palermitano che insieme a un fondo di investimento americano lo trasformerà in un resort a cinque stelle da 600 camere.
C’è poi il nuovo piano regolatore del Comune, che a Marina di Ragusa prevede un ampliamento dell’edilizia turistica: si dovrebbe arrivare ad altri 3.000 posti letto. Secondo il sindaco Giuseppe Cassì, eletto per il secondo mandato con una lista civica e di recente passato a Forza Italia, a meno di sorprese dovrebbero arrivare «nuovi investimenti privati», che si aggiungeranno ai «circa 25 milioni di fondi pubblici che negli ultimi anni sono stati spesi da varie fonti nazionali: dal PNRR, dai bandi del ministero per le Infrastrutture, dal Credito sportivo. Con questi soldi abbiamo potuto ristrutturare il lungomare, realizzare impianti sportivi, scuole d’infanzia e piste ciclabili». Anche per via di questi lavori, dice Cassì, Marina di Ragusa «sta diventando appetibile pure per le giovani coppie e per chi preferisce vivere fuori dal centro».

Ragusa (Frank Heuer/laif/contrasto)
Operatori turistici e agenti immobiliari confermano che il baricentro dello sviluppo di Ragusa si sta spostando sempre di più su Marina di Ragusa. E un grande impulso a questa tendenza lo stanno dando proprio i maltesi.
Per capirlo bisogna considerare dove siamo. I due abitati – Ragusa città e Marina di Ragusa – distano circa mezz’ora di auto e sono separati da un altopiano digradante che si estende tra la città vecchia e il suo porto turistico. Siamo in un territorio fertile, terra di allevamenti (arriva da qui oltre la metà del latte prodotto in Sicilia) e agricoltura non intensiva. A differenza di altre zone dell’isola è una campagna molto abitata e ben curata. Attraversandola in auto si notano i caratteristici muri a secco che segnano i confini tra le proprietà, molte masserie attive e parecchi ruderi da ristrutturare.
Negli anni scorsi molti di questi terreni con gli annessi ruderi sono stati acquistati da cittadini maltesi. Cercano case con giardini e orti, che sulla loro isola ormai congestionata dai turisti – nel 2024 sono stati 3,5 milioni – non hanno prezzi accessibili. Negli ultimi anni anche alcune società immobiliari hanno mappato il territorio per comprare, ristrutturare e rivendere delle proprietà nelle zone più appetibili: non solo l’area più a ridosso del mare come Punta Braccetto, ma anche zone più interne come Gatto Corvino, San Giacomo, Chiaramonte Gulfi.
Questa fame di suolo, la disponibilità finanziaria e l’arrivo di nuovi acquirenti stanno alzando i prezzi del mercato immobiliare. Oggi a Marina di Ragusa e nella campagna circostante possono essere addirittura superiori a quelli della città. In centro la media dell’usato varia tra gli 800 e 1.300 euro a metro quadrato, a Marina si arriva anche a 2.500. In parallelo, gli immobili per uso commerciale nel centro di Ragusa hanno visto perdere il proprio valore di oltre la metà, negli ultimi anni.
Non è corretto attribuire questo sbilanciamento soltanto alla crescente presenza maltese, ma il loro arrivo è stato un fattore. Ormai da diversi anni alcuni politici ragusani sottolineano potenziali svantaggi e storture di un legame così stretto con i maltesi. Nel 2023 il consigliere di minoranza Gaetano Mauro parlava per esempio dei rischi di affidarsi a «imprenditori stranieri il cui core business è sconosciuto a molti». Era un’accusa nemmeno troppo velata al fatto che Malta è una specie di paradiso fiscale, un paese percepito dagli stessi maltesi come estremamente corrotto, in cui peraltro diversi imprenditori hanno legami con la criminalità organizzata.
«Saremo bravi a vigilare» rassicura il sindaco Cassì. «A volte le imprese maltesi che lavorano qui soffrono una burocrazia che a loro non è familiare, ma la burocrazia ha dei pregi: vuol dire regole, controlli e quindi garanzie per tutti».
Molto meno preoccupati sono gli albergatori di Marina di Ragusa, riuniti nell’Associazione Sicilia Costa Iblea. I maltesi, almeno quelli che una seconda casa a Ragusa non ce l’hanno, sono potenziali clienti. Bianca Panepinto, la presidente dell’associazione, vede con favore questo nuovo flusso a patto che si faccia di tutto «per evitare che il turismo che arriva da Malta sia mordi e fuggi». Panepinto per esempio chiede accordi fra alberghi, ristoranti e istituzioni pubbliche per fare rete, e una maggiore collaborazione con gli altri luoghi del barocco siciliano.
La questione del porto e della sua nuova gestione sembra comunque dividere gli abitanti, fra chi vede nell’arrivo dei maltesi una occasione e chi teme un rischio di “colonizzazione”: insomma, di assistere da fuori a fenomeni speculativi o con pochi benefici condivisi, senza poterci fare granché.
Nello Dipasquale, che era sindaco all’epoca in cui il porto fu progettato e avviato, sostiene che certe paure siano solo «chiacchiere da bar: d’altronde cosa avremmo dovuto fare se qui nessun imprenditore ha voluto impegnarsi sul porto, alzare i muri contro lo straniero?». Dipasquale, che oggi è consigliere regionale per il PD, nota che la cosa più rilevante è che la riqualificazione del porto di Marina di Ragusa non è costata nulla al Comune, e che al termine della concessione di 60 anni il porto tornerà nella sua disponibilità. Quanto al resto, «questa è una zona che sta crescendo economicamente. Cosa c’è di strano che qualcuno arrivi a cogliere e sviluppare questo potenziale?».



