24 anni per diventare James Dean
Dopo appena tre film, morì precocemente il 30 settembre di settant'anni fa, e divenne un modello di riferimento per generazioni

Se per definire attori e attrici di fama mondiale a volte si dice ancora “divi del cinema” è perché nei primi decenni del Novecento a Hollywood alcuni e alcune di loro ottennero una popolarità tale da rendere le divinità un termine di paragone sensato. Ma fu un attore della generazione successiva, James Dean, ad aggiungere a quel divismo i tratti della gioventù, della ribellione e della “dannazione”. Per farlo gli bastarono tre film, gli unici in cui recitò da protagonista prima di morire a 24 anni in un incidente d’auto sulla Route 466 in California, il 30 settembre 1955, settant’anni fa.
Due di quei tre film non erano ancora nemmeno usciti. Uno era Il gigante, le cui riprese con Dean erano finite da pochi giorni, e l’altro era Gioventù bruciata, che sarebbe uscito meno di un mese dopo la sua morte. Diretto da Nicholas Ray, fu il più influente dei tre: quello che rese Dean un modello culturale ed estetico di riferimento, negli Stati Uniti ma non solo, per chiunque volesse raccontare con una sola immagine il disagio, la fragilità e il gusto per il pericolo della gioventù adolescente nel Secondo dopoguerra. Quell’immagine era Dean in jeans, t-shirt bianca e giacca rossa, come nella locandina del film.
A rendere eccezionale la sua storia fu la continuità tra cosa il film mostrava e una delle cose che lui amava fare quando non recitava: le corse in auto. Persino la morte violenta di uno dei personaggi in un incidente stradale diventò una tragica citazione involontaria. Ma c’era anche altro, nel film: il racconto di un gruppo di tardo adolescenti un po’ complici e un po’ in conflitto tra loro, accomunati da un tormentoso desiderio di approvazione sociale e da un’insofferenza per valori e regole della generazione che li aveva preceduti.

James Dean e Natalie Wood in una scena di Gioventù bruciata (Warner Bros./Courtesy of Getty Images)
Il titolo originale era Rebel without a cause (“ribelli senza una causa”); quello italiano, Gioventù bruciata, diventò un’espressione di uso comune, familiare anche a chi non aveva nemmeno avuto bisogno di vedere il film per comprenderla. Altri fatti collaterali, negli anni successivi, rafforzarono peraltro una certa fama negativa di quel film: il coprotagonista, Sal Mineo, morì assassinato a 37 anni nel 1976; la protagonista, Natalie Wood, morì annegata a 43 anni nel 1981.
Quando Dean morì era uno degli attori più promettenti di Hollywood. Per farsi questa reputazione gli era bastato l’unico dei tre film che era già uscito, a marzo del 1955: La valle dell’Eden, diretto da Elia Kazan e tratto da un romanzo di John Steinbeck. Prima di scegliere Dean, che era praticamente uno sconosciuto, Kazan aveva provato a coinvolgere Marlon Brando e Montgomery Clift, i più importanti attori statunitensi del dopoguerra. Lo sceneggiatore Paul Osborn gli aveva però consigliato di fare un provino a Dean, che alla fine era stato ritenuto più adatto al ruolo che doveva interpretare perché era di qualche anno più giovane di Brando e Clift.
Dean si era anche fatto una certa reputazione di attore non facilissimo da gestire sul set, per alcuni suoi comportamenti irruenti e atteggiamenti scontrosi. Era nato l’8 febbraio 1931 a Marion, in Indiana, ma era cresciuto a Santa Monica, in California. Quando Kazan lo aveva chiamato per il provino, viveva a New York da tre anni, dove si era trasferito per studiare recitazione all’Actors Studio (dove aveva studiato anche Brando, tra gli altri).
La morte di Dean influenzò profondamente il suo successo postumo e la percezione del suo talento come attore. Ma il suo stile era stato notato e apprezzato dalla critica già all’uscita del film di Kazan, per cui Dean ottenne nel 1956 una candidatura postuma all’Oscar come migliore attore. Fu la prima volta che succedeva, e a oggi Dean è l’unico ad averne ottenute due, postume: la seconda, nel 1957, per Il gigante, un western diretto da George Stevens e recitato con Rock Hudson ed Elizabeth Taylor.
Per girare quel film Dean aveva firmato con la Warner Bros. un contratto che, tra le altre cose, lo impegnava esplicitamente a non dedicarsi a uno dei suoi passatempi più conosciuti tra gli addetti: le gare con le auto sportive. Aveva cominciato ad appassionarsi una volta tornato in California e finito di girare La valle dell’Eden, e aveva comprato alcune macchine da corsa. A Palm Springs e a Bakersfield aveva anche ottenuto qualche vittoria in categorie dilettantistiche.

James Dean mentre sistema la sua Porsche 550 Spyder, nel 1955 (Sanford Roth/Photo Researchers History/Getty Images)
Finite le riprese per Il gigante, Dean aveva comprato una Porsche 550 Spyder, da lui soprannominata «la piccola bastarda», con l’idea di seguire la sua passione per le corse e partecipare a una gara in programma a Salinas, in California, il 1° ottobre 1955. Il giorno prima si incontrò con un suo amico stuntman, il fotografo Sanford Roth e un pilota e meccanico tedesco della fabbrica che gli aveva venduto la Porsche, Rolf Wütherich, che gli suggerì di rodare la macchina guidandola da Los Angeles a Salinas. Tutti e quattro, Dean e Wütherich sulla Porsche e gli altri due in un’altra macchina, si avviarono intorno alle 13.
Intorno alle 15:30 presero una multa per eccesso di velocità. Un paio d’ore dopo, lungo un tratto della Route 466 vicino alla cittadina di Cholame, uno studente di ventitré anni alla guida di una Ford Tudor – un’auto molto più pesante e massiccia della 550 Spyder – fece una svolta davanti all’auto guidata da Dean, che non riuscì a evitare l’impatto. Una successiva indagine attribuì a Dean la responsabilità dell’incidente. Nello scontro lo studente riportò ferite lievi; Wütherich fu subito sbalzato fuori dall’auto, mentre Dean rimase intrappolato tra le lamiere e subì gravissime ferite. Fu dichiarato morto poco dopo il trasporto in ambulanza all’ospedale di Paso Robles, alle 18:20.
All’epoca in cui morì Dean era «a malapena una celebrità», scrisse nel 1956 la rivista Time, ma un anno dopo la sua morte era diventato più popolare della maggior parte degli attori viventi. Il James Dean Memorial, un monumento fatto costruire nel 1977 da un imprenditore giapponese vicino al luogo dell’incidente, è una meta turistica ancora molto frequentata.

Il James Dean Memorial, a Cholame, in California (Denise Truscello/WireImage)



