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  • Martedì 23 settembre 2025

Chi c’era alle manifestazioni per la Palestina

La partecipazione è stata parecchio trasversale, e oltre a collettivi e gruppi di lavoratori c'erano moltissime persone comuni

Una ragazza con un cartello che dice "vedo esseri umani ma nessuna umanità" alla manifestazione per la Palestina a Roma, 22 settembre 2025 (AP Photo/Alessandra Tarantino)
Una ragazza con un cartello che dice "vedo esseri umani ma nessuna umanità" alla manifestazione per la Palestina a Roma, 22 settembre 2025 (AP Photo/Alessandra Tarantino)
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Con lo slogan “blocchiamo tutto” migliaia di persone ieri hanno preso parte a cortei, presidi e azioni per manifestare solidarietà ai palestinesi e protestare contro i rapporti del governo italiano con Israele. C’erano studenti, insegnanti, lavoratori e lavoratrici, famiglie, membri di collettivi, associazioni e centri sociali. C’è chi ha sfilato pacificamente per le vie delle città e riempito le piazze sventolando bandiere palestinesi, chi invece ha bloccato porti, strade e stazioni ferroviarie, e chi infine ha interrotto i servizi pubblici in vari settori, a partire dai trasporti. In pochi casi, in particolare a Milano, ci sono stati scontri tra i manifestanti e la polizia.

Dall’Unione Sindacale di Base (USB), che ha organizzato lo sciopero generale, dicono che è difficile sapere con precisione quali categorie di lavoratori e lavoratrici hanno aderito di più: «Ci aspettavamo tante persone, ma così tanta gente ci ha stupito». Francesco Staccioli, che fa parte dell’esecutivo confederale nazionale dell’USB, dice che la partecipazione è stata «eccezionale» nella scuola, nel trasporto pubblico locale, nei porti, nelle industrie e nel pubblico impiego. Stima un’adesione allo sciopero dei ferrovieri del 50 per cento (numeri ufficiali per ora non ce ne sono).

«La cosa più sorprendente però è che siamo stati sommersi da persone che ci dicevano che era la prima volta in vita loro che scioperavano», dice Staccioli. «A Genova c’erano genitori con i passeggini, per dire. Vuol dire che il tema ha raggiunto persone molto oltre la fascia già militante». In tutte le città c’erano molti studenti.

Parlando della scuola anche Emanuela De Rocco, insegnante in una scuola primaria di Brescia che ieri è rimasta chiusa e tra le fondatrici del movimento “La scuola per la Palestina”, oggi diffuso in molte città italiane, ha detto all’emittente Radio Onda d’Urto che non ricorda in anni recenti una partecipazione di questo tipo in città. «Migliaia di persone in piazza, persone di tutti i tipi: famiglie, insegnanti, studenti, persone che magari non hanno mai fatto politica e non appartengono a nessuna sigla sindacale».

È un insieme di persone variegato e simile a quello visto in altre città, ed è successo anche senza l’adesione allo sciopero delle principali organizzazioni sindacali confederate italiane (CGIL, CISL e UIL). Le persone hanno insomma scelto di partecipare ai cortei anche indipendentemente dall’appartenenza ai sindacati.

La CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro) aveva peraltro organizzato uno sciopero autonomo a sostegno della Palestina, che si è tenuto venerdì 19 settembre, con diverse manifestazioni che erano state, tutto sommato, piuttosto contenute. Parlando delle motivazioni di chi aderiva allo sciopero Romeo Pellicciari, del Collettivo autonomo lavoratori portuali di Genova (i portuali sono stati un’altra categoria che ieri ha scioperato in modo massiccio anche a Livorno, Ancona, Trieste, Venezia e Ravenna), ha detto al Fatto Quotidiano che «la gente si è stufata di questa logica del governo di assecondare chi sta perpetrando il genocidio e i massacri» e che «la gente sta dicendo basta».

Alle manifestazioni hanno partecipato molti collettivi studenteschi e centri sociali, che in vari casi hanno guidato l’inizio dei cortei. Repubblica scrive che due delle cinque persone arrestate a Milano dopo gli scontri alla Stazione Centrale farebbero parte del centro sociale Lambretta, che già ieri sera chiedeva il rilascio delle persone fermate. Altri due sono minorenni e poi c’è un uomo incensurato di 37 anni: sono tutti accusati di danneggiamento e resistenza a un pubblico ufficiale. Non è invece ancora chiaro chi siano i manifestanti che a Bologna si sono scontrati con la polizia in via Stalingrado. Alcuni giornali hanno parlato di “antagonisti” e “maranza”, entrambe espressioni generiche e problematiche da vari punti di vista, e che comunque non identificano nessuno.

Attivisti di Ultima Generazione bloccano la strada a Torino, 22 settembre 2025 (ANSA/TINO ROMANO)

Ai cortei c’erano anche i vari gruppi locali dei Giovani Palestinesi d’Italia, un’organizzazione di cui fanno parte tra gli altri ragazzi e ragazze italiani di seconda o terza generazione, cioè figli di persone immigrate. A Torino Ultima Generazione, insieme ad alcuni attivisti di Palestine Action Italia, ha bloccato in modo pacifico corso Vittorio Emanuele II, una delle arterie principali della città. «Lo abbiamo fatto perché le immagini strazianti che arrivano da Gaza ci spingono ad agire. Siamo stanchi di vedere immagini di bambini ammazzati, persone che scavano a terra a mani nude nella speranza di trovare i propri cari, medici e giornalisti bersagli di cecchini spietati», hanno scritto.

Il fotografo Michele Lapini, che ieri ha documentato le manifestazioni a Venezia e a Bologna, conferma di aver visto in corteo persone molto diverse tra loro, dai membri di collettivi politici agli studenti di 14 e 15 anni che hanno raccontato di partecipare a una protesta pubblica per la prima volta, fino a genitori con figli molto piccoli. «L’obiettivo dichiarato dello sciopero era bloccare tutto, è normale che nei cortei ci fossero sia corpi più militanti che persone comuni», aggiunge. «Il fatto è che la gente manifesta da due anni, ma se ne parla poco. Ieri però sono finalmente scese in piazza tantissime persone».

– Leggi anche: Come sono andate le manifestazioni per la Palestina in Italia