La flessibilità del polpo

Una nuova ricerca ha catalogato nel dettaglio i movimenti delle loro braccia, che ci appaiono più caotici di quanto lo siano in realtà

(Andrey Nekrasov/ZUMA Wire/ZUMAPRESS via ANSA)
(Andrey Nekrasov/ZUMA Wire/ZUMAPRESS via ANSA)
Caricamento player

Che siano osservati in un documentario o dal vivo durante un’immersione verso il fondale marino, i movimenti dei polpi appaiono eleganti e al tempo stesso caotici e difficili da descrivere. A questa sensazione di confusione contribuisce il fatto che le loro otto braccia (si chiamano così e non tentacoli, per via delle loro caratteristiche anatomiche) si muovono insieme, a volte per raggiungere lo stesso scopo, in altri casi per fare cose molto diverse. Un gruppo di ricerca ha provato a capirci qualcosa di più, osservando con pazienza e dedizione oltre due ore di video (ogni movimento dura pochi secondi) che mostrano questi animali in varie condizioni.

Lo studio è stato pubblicato di recente sulla rivista scientifica Scientific Reports ed è considerato uno dei cataloghi più dettagliati sui movimenti dei polpi finora realizzati. Il gruppo di ricerca della Florida Atlantic University e del Marine Biological Laboratory di Woods Hole (entrambi negli Stati Uniti) ha notato che in linea generale i polpi usano specifiche braccia per svolgere compiti altrettanto specifici. Hanno quindi una certa preferenza e per le attività più complesse impiegano con maggiore frequenza le quattro braccia frontali rispetto a quelle posteriori.

– Leggi anche: Il paradosso del polpo

Per capirlo, sono state analizzate riprese di polpi realizzate tra il 2007 e il 2015 nel Mare dei Caraibi e in alcune zone dell’oceano Atlantico, su fondali poco profondi intorno alla decina di metri. Il gruppo di ricerca ha identificato oltre 3.900 movimenti significativi e li ha poi analizzati in modo da trovare i più comuni, catalogandoli in diverse categorie. Sono stati distinte tre categorie principali legate al movimento: il comportamento dell’animale, l’azione svolta dalle braccia e la loro deformazione. In ciascuna di queste sono stati poi inseriti i movimenti osservati, arrivando a una tabella dettagliata, che può essere usata per mettere in relazione le tre categorie.

(Scientific Reports)

Dallo studio è emerso che i polpi utilizzano le quattro braccia anteriori più di frequente, per il 64 per cento delle loro azioni, contro il restante 36 per cento per le braccia posteriori. Quelle davanti sono usate per esplorare l’ambiente circostante, tastare la consistenza e imprigionare le prede, mentre quelle posteriori sono quasi sempre coinvolte nei movimenti per spostarsi, un po’ come facciamo noi con gli arti inferiori rispetto a quelli superiori. Lo studio non ha invece rilevato una specifica preferenza per le braccia a destra rispetto a quelle a sinistra, anche se in passato altri studi avevano suggerito che i polpi usassero con maggiore frequenza alcune braccia rispetto ad altre.

Non tutti sono convinti da alcune scelte nella catalogazione dei movimenti, visto che alcuni potrebbero essere accorpati tra loro, come l’azione di allungare o accorciare le braccia a seconda delle circostanze. I polpi sono studiati da tempo perché sono considerati tra gli animali marini più intelligenti e studi come questo possono aiutare a comprendere meglio il loro comportamento, mettendolo in relazione con le loro possibilità di movimento e con ciò che hanno intorno.